(Crevalcore, 1628- Roma, 1694)
Marcello Malpighi nacque a Crevalcore, a trenta chilometri da Bologna, il 2 marzo 1628. Nel 1653 conseguì la laurea in filosofia e medicina presso lo Studio pubblico di Bologna, dove negli anni precedenti aveva seguito le lezioni di Bartolomeo Massari e Andrea Mariani. Fu anche membro del Coro anatomico organizzato dal primo e questa esperienza fu fondamentale per la sua formazione. Nel 1655 ottenne una lettura di logica, ma l'anno seguente si trasferì a Pisa, dove gli era stato offerto un contratto triennale per la cattedra di medicina teorica. Qui avvenne l'incontro con il galileiano Giovanni Alfonso Borelli, che proprio nel 1656 aveva cominciato a insegnare matematica nello Studio pisano. Malpighi aderì con entusiasmo al programma filosofico di Borelli, che intendeva applicare anche agli organismi le leggi della meccanica galileiana e il modello atomistico. Egli riuscì a scoprire molte delle strutture nascoste che rendono possibili le funzioni vitali, grazie alle sue straordinarie doti di manualità anatomica e grazie alla sua abilità nell'uso di uno strumento ancora rudimentale e poco diffuso, il microscopio. Dall'esperienza pisana nacque il De pulmonibus (Bologna, 1661), un piccolo trattato costituito da due lettere indirizzate appunto a Borelli, in cui Malpighi mostrava la struttura alveolare dei polmoni e la rete di vasi sanguigni capillari da cui sono avvolti e dove avviene il passaggio dal sangue venoso al sangue arterioso, prova definitiva della teoria della circolazione del sangue enunciata da Harvey nel 1628. Malgrado la scarsa potenza del suo microscopio, egli aveva potuto vedere queste strutture nel polmone di rana: l'estensione dello stesso meccanismo agli organi degli animali superiori era da lui legittimata con l'assunto dell'unità e della semplicità della natura, che nei diversi esseri viventi, animali e piante, usa le stesse strutture per funzioni analoghe. E' il principio del "microscopio della natura", che è alla base del grande sviluppo impresso da Malpighi all'anatomia comparata. Nel 1659 era tornato a Bologna, dove gli era stata assegnata una cattedra straordinaria di medicina teorica, ma la sua adesione al programma iatromeccanico borelliano gli scatenò contro la reazione furente dei galenisti bolognesi, guidati da Ovidio Montalbani, Agostino Cucchi e Tommaso Sbaraglia. L'uccisione di quest'ultimo, per ragioni familiari, da parte di un fratello di Malpighi, rese ancora più irrimediabile la frattura, specie dopo che la guida dei tradizionalisti fu assunta da Giovanni Girolamo Sbaraglia, fratello minore di Tommaso. Anche per allontanarsi da una situazione così conflittuale, Malpighi decise di trasferirsi a Messina, accettando la cattedra primaria di medicina offertagli da quell'università. Rimase in Sicilia quattro anni, scontrandosi duramente con i galenisti locali, ma anche continuando con successo le sue ricerche sulle nascoste strutture della macchina corporea, e precisamente sul sistema nervoso e sugli organi sensoriali (Epistolae anatomicae duae de cerebro ac lingua, Bologna, 1665; De externo tactus organo, Napoli, 1665); sulla corteccia cerebrale, il fegato, i reni e la milza, tutti organi da lui considerati ghiandole funzionanti come una macchina semplice, il crivello, capace di separare le diverse sostanze presenti nel sangue ( De viscerum structura, Bologna, 1666); sul sistema cardiovascolare (De polypo cordis, pubblicato in appendice al De viscerum structura). Negli anni messinesi Malpighi approfondì anche le sue ricerche comparatistiche estendendole agli insetti e alle piante. Lo scritto con cui spiegò come si costruisce, attraverso gli stadi di larva, crisalide e farfalla, la meravigliosa "macchina" del baco da seta gli guadagnò la stima della Royal Society di Londra, che pubblicò a sue spese non solo il De Bombyce (Londra, 1669), e altre opere singole come ilDe formatione pulli in ovo (Londra 1673), il De ovo incubato (1675), l'Anatome plantarum (Londra, 1675-1679, due voll.), ma anche una raccolta delle stesse ( Opera omnia, Londra, 1687). Il contributo più importante offerto da Malpighi con questi scritti, tutti altamente originali, è senz'altro quello che egli diede ai successivi sviluppi dell'embriologia con le sue indagini microscopiche sull'evoluzione dell'embrione di pollo nell'uovo fecondato, in cui portava argomenti ed esperienze all'ipotesi preformista e all'affermazione dell'ovismo contro la tradizionale soluzione galenica della doppia semenza. La risonanza internazionale delle sue ricerche e il concreto appoggio della prestigiosa accademia londinese permisero a Malpighi di affrontare da una posizione di forza l'opposizione dei suoi avversari bolognesi che, dal suo ritorno a Bologna da Messina, era diventata ancora più aspra e aveva coinvolto anche due suoi ex-allievi, Paolo Mini e l'arcidiacono Anton Felice Marsili., cancelliere dello Studio. Nel 1687 gli attacchi contro di lui culminarono nella lettera di Sbaraglia De recentiorum medicorum studio, che sosteneva che gli studi di anatomia microscopica e comparata, che costituivano la base sperimentale della medicina 'razionale' di Malpighi erano di pertinenza della storia naturale e non della medicina. Essi infatti non avevano nessuna utilità per la terapeutica, che, secondo Sbaraglia, che si ergeva a difensore della medicina 'empirica', doveva fondarsi essenzialmente sull'esperienza clinica. Se i nemici di Malpighi erano numerosi, altrettanto numerosi e spesso potenti erano i suoi allievi e ammiratori, come dimostra anche la memoria dipinta nel loggiato superiore dell'Archiginnasio da Marcantonio Franceschini e a lui dedicata nel 1683. Anche come medico pratico egli ebbe grande successo, tanto da accumulare un'ingente fortuna. Nel 1692 un'ulteriore prova del suo prestigio fu la nomina ad archiatra pontificio, un onore che finalmente convinse il Collegio dei dottori di medicina a cooptarlo, passando sopra alla sua nascita non bolognese, che fino a quel momento era stata l'alibi invocato per escluderlo. Malpighi giunse a Roma prostrato dalle coliche di reni e dalla morte della moglie e, dopo poco più di due anni, il 30 novembre 1694, morì per un colpo apoplettico. Aveva fatto in tempo ad affidare all'amico Silvestro Bonfiglioli una serie di scritti da inviare alla Royal Society perché li pubblicasse dopo la sua morte. Il volume di Opera postuma uscirà a Londra nel 1697 e conterrà, assieme a un'autobiografia latina, anche la sua Risposta alla lettera di Sbaraglia, in cui appassionatamente difende la sua epistemologia meccanicista, fondamento della sua concezione razionale della medicina, l'utilità dell'anatomia sottile e di quella comparata, nonché la prospettiva di un rinnovamento della terapeutica dovuto all'approfondimento delle conoscenze anatomiche e fisiologiche.
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