(Bologna,1642-1693)
Nato nel 1642 in una famiglia del contado bolognese, Paolo Mini non godeva dei privilegi dei dottori di origine cittadina, e, per ottenere una lettura dopo il conseguimento della laurea in medicina e filosofia (13 giugno 1663), dovette chiedere un'autorizzazione particolare al senato. Nel 1666 gli fu concessa una cattedra di logica, poi, dopo un triennio, una di medicina teorica, che tenne fino alla morte (1693). Inoltre fu uno dei lettori addetti all'anatomia. Tuttavia, a causa della sua nascita non bolognese, non fu mai ammesso né al Collegio dei dottori di medicina né a quello dei filosofi. Un destino in parte simile a quello di Marcello Malpighi, che fu accolto nel Collegio medico solo dopo essere stato nominato al prestigiosissimo incarico di archiatra pontificio. Mini era stato allievo del grande anatomico, ma negli anni successivi alla laurea lo ripudiò clamorosamente, associandosi al nutrito gruppo dei suoi avversari, che comprendeva numerosi lettori e lo stesso cancelliere dello Studio, l'arcidiacono Anton Felice Marsili, anch'egli un tempo seguace di Malpighi. L'opposizione alle idee malpighiane sulla struttura meccanica degli esseri viventi, ai suoi metodi di ricerca incentrati sull'uso del microscopio (anatomia sottile) e sulla vivisezione di animali (anatomia comparata), nonché alle sue scoperte si manifestava in diverse occasioni della vita accademica e soprattutto nelle discussioni pubbliche di tesi e nelle dispute che accompagnavano l'annuale anatomia pubblica, che si teneva per carnevale. Mini si distinse in molte di queste occasioni, in particolare nella pubblica anatomia del 1674, da lui stesso condotta, per l'estremismo delle sue posizioni. Egli rifiutava infatti totalmente le scoperte degli anatomici moderni, in particolare di Malpighi, sostenendo che esse erano inutili per la medicina. Non c'è infatti, a suo dire, un rapporto necessario tra struttura degli organi e funzioni vitali. Queste ultime sono comprensibili solo come effetto di facoltà e spiriti prodotti dall'anima. Egli propugnava quindi un deciso ritorno ai principi della medicina galenica, integrati con i principi e i metodi della medicina chimica di tradizione paracelsiana. Il suo rifiuto delle dottrine anatomiche e mediche moderne venne reso pubblico anche attraverso un libro pubblicato da un suo allievo, A. V. Maiolo ( Galenistarum hypothesis adversus Recentiorum placita confirmatio, Bologna, 1674), e soprattutto attraverso la sua opera Medicus igne non cultro necessario Anatomicus (Venezia, 1678), in cui ribadiva che per comprendere il funzionamento dei corpi viventi, non era utile il coltello anatomico, ma l'analisi chimica, cioè la risoluzione dei corpi nelle loro particelle costituenti attraverso il fuoco. Il sincretismo di Mini, frutto di una personale rielaborazione dei sistemi medici tradizionali viene ricordato anche nella verbosa iscrizione eretta nel 1682, per celebrare il suo successo nella conduzione dall'anatomia pubblica di quello stesso anno e dedicata anche al legato cardinale Gastaldi, che con il suo intervento l'aveva resa possibile.
G. FANTUZZI, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna, 1781-1794,
9 voll., VI, 27-30.
H. B. ADELMANN, Marcello Malpighi and the Evolution of Embriology,
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