Le memorie

Matteo GRIFFONI

(Bologna,1614-1677)

Matteo Grifoni, rampollo primogenito di una delle più antiche casate bolognesi, nacque nel 1614 e, grazie a studi condotti sotto la guida di professori legati per parentela e amicizia alla famiglia, poté conseguire la laurea in diritto civile e canonico nel 1634, quando non aveva ancora vent'anni, dopo aver ottenuto la dispensa dall'età. Sempre in deroga all'età canonica, fu cooptato nei due collegi dei dottori giuristi e in quello dei giudici e avvocati. In età matura si laureerà anche in teologia e in filosofia (1663) e sarà cooptato nel Collegio filosofico. Nel settembre 1635 chiese che il senato, nonostante il difetto dell'età, gli assegnasse una cattedra di istituzioni legali, che tenne fino al 1638-39. Poi si trasferì a Roma, dove entrò della cerchia del cardinale Francesco Barberini. Nel 1643 ottenne la 'riserva' della lettura, cioè il diritto a conservarla fino al rientro a Bologna, che avvenne nel 1647. Malgrado i periodi di assenza, chiese ed ottenne diversi successivi aumenti. Rimase titolare della lettura fino al 1675, quando fu chiamato alla cattedra eminente di diritto dell'Università di Torino. Anche in questo caso gli fu riservata la cattedra bolognese. A Torino restò non più di un anno e poco dopo il ritorno a Bologna, nel maggio 1677, morì. Nonostante la considerazione da cui fu circondato, come giurista Griffoni non fu certo un innovatore, anzi dai programmi delle sue lezioni conservati nell'Archivio di Stato di Bologna, appare ancora fedele alla glossa ed estraneo ai moderni indirizzi di interpretazione del diritto. Oltre a quella universitaria, Matteo Grifoni, che era sacerdote, percorse una brillante carriera ecclesiastica, ricoprendo numerose cariche, anche prestigiose, dettagliatamente ricordate nelle due iscrizioni a lui dedicate nell'Archiginnasio. Un'altra fonte coeva di notizie sulla sua vita sono le Memorie dell'Accademia dei Gelati (Bologna, 1671), di cui fu membro. Purtroppo, a parte una Orazione in lode del S. Precursore di Cristo (Bologna, 1633), dalla quale apprendiamo che egli era membro della Scuola dei confortatori della Confraternita di S. Maria della Morte, che aveva il compito di assistere i condannati a morte, tutti gli altri suoi scritti, giuridici o letterari, ricordati nelle suddette memorie, erano già considerati dispersi nel Settecento.

G. FANTUZZI, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna, 1781-1794, 9 voll., IV, p. 301-304.
S. MAZZETTI, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto delle scienze di Bologna, Bologna, 1848, p.165.
G. VERNAZZA, La crisi barocca nei programmi didattici dello Studio bolognese, p. 95-177.