(Bologna, 1601-1671)
Ovidio Montalbani è l'esponente più significativo della cultura scientifica barocca a Bologna. Nato nel 1601 in una famiglia cittadina, bruciò le tappe della sua carriera scolastica ed universitaria, conseguendo la laurea in filosofia e medicina nel 1622, ottenendo poco dopo l'ammissione a entrambi i collegi dell'università degli artisti, e nel 1625, quando non aveva ancora compiuto i 25 anni canonici, una pubblica lettura di logica. Dopo un triennio passò a medicina teorica e nel 1629 il senato, in seguito alla morte di Giovanni Capponi, gli conferì l'incarico di compilare annualmente il cosiddetto "taccuino astrologico", contenente tutti i dati astronomici (fasi della luna, congiunzioni di pianeti, comparsa di comete, ecc.) considerati utili ai medici per la diagnosi e la cura delle malattie. Nel 1633 Montalbani chiese e ottenne di essere assegnato a una lettura di matematica e astronomia, con lo scopo di insegnare agli studenti "le materie matematiche applicabili all'una e all'altra medicina", nella prospettiva della medicina astrologica molto diffusa a Bologna, dove in quegli anni nel soffitto ligneo del nuovo teatro anatomico venivano intagliati i simboli dello zodiaco. Anche se nel 1654 gli venne data la cattedra di filosofia morale, egli continuò a comporre il "taccuino" e a pubblicarlo accompagnato ogni volta da un discorso su un argomento diverso, frutto insieme dei suoi multiformi interessi, che spaziavano dalla medicina, alla botanica, all'antiquaria, alla morale, della sua fede negli influssi astrali e del suo gusto barocco, come si può constatare già dai titoli elencati da Fantuzzi. L'eterogenea cultura del Montalbani si fonda anche su letture di autori moderni, dei quali egli mutua qualche concetto o qualche scoperta, che non sempre riesce a riassorbire nel suo quadro di riferimento aristotelico-ermetico-astrologico. Per esempio nella Cometoscopia ovvero Specolationi intorno alle comete, con Discorso astrologico delle commotioni e varietà de tempi dell'anno 1646 aggiuntovi un indice cotidiano d'alcune Politiche, Economiche e medicinali operationi in riguardo del Cielo (Bologna, 1646), egli accetta l'idea della collocazione celeste e non sublunare delle comete, rinunciando quindi al dogma aristotelico dell'inalterabilità dei cieli, ma rimane convinto della loro capacità di influenzare gli eventi terrestri. In effetti, a parte qualche parziale concessione, Montalbani fu per decenni alla testa degli avversari bolognesi della filosofia e della scienza moderne, si trattasse di impedire che a un innovatore come Tommaso Cornelio, ammiratore di Galileo, di Cartesio e di Harvey fosse conferita la cattedra di matematica e astronomia vacante per la morte di Bonaventura Cavalieri, oppure di ostacolare in tutti i modi la carriera di Marcello Malpighi, o ancora di rendere la vita difficile a un altro galileiano, Geminiano Montanari, colpevole di mettere in discussione e spesso in ridicolo nell'insegnamento universitario di astronomia e nell'accademia della Traccia da lui fondata non solo la fisica aristotelica, ma anche la teoria e la pratica dell'astrologia. La sua forma mentis barocca influenzò anche il modo in cui assolse l'incarico conferitogli nel 1657 di custode del Museo Aldrovandi in Palazzo pubblico: non solo nel periodo della sua direzione, che durò fino al 1671, anno della sua morte, il museo andò attenuando il suo carattere di laboratorio didattico per accentuare quello di "camera delle meraviglie" barocca, ma anche l'opera di Aldrovandi da lui curata ( Dendrologiae naturalis sive arborum historiae libri duo), di cui riuscì a pubblicare solo il primo volume nel 1668, risulta snaturata dalle molte integrazioni e digressioni fantasiose da lui aggiunte. Anche in questo in perfetta sintonia con il costume del secolo, Montalbani fu un appassionato frequentatore di accademie erudite e letterarie (da quella dei Gelati a quella della Notte, a quella degli Apatisti di Firenze, a molte altre ancora) e fu anche fondatore dell'accademia dei Vespertini, che aveva sede nella sua casa e si occupava di matematica e di astronomia nella prospettiva ermetico-astrologica a lui congeniale. Nel 1665, allo scadere dei 40 anni d'insegnamento, chiese ed ottenne la giubilazione, ma anche negli anni seguenti il suo stipendio e il suo potere accademico continuarono a crescere finché non sopraggiunse nel 1671 la morte.
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