Le memorie

Claudio ACHILLINI

(Bologna, 1574-1640)

Nato a Bologna il 18 settembre 1574, Claudio Achillini conseguì la laurea in giurisprudenza nell'università cittadina nel 1594. Ma i suoi interessi non erano limitati al diritto e negli anni successivi si trasferì a Padova per studiare filosofia con Cesare Cremonini, che lo incoraggiò anche a dedicarsi alla poesia. In effetti nel suo secolo e anche in seguito Achillini fu famoso soprattutto come poeta, esponente di primo piano del concettismo barocco, autore di raccolte poetiche e di opere teatrali. Pochi e non pubblicati sono invece i suoi scritti giuridici. Eppure egli insegnò diritto per tutta la vita non solo nello Studio bolognese, ma anche a Ferrara e a Parma, interrompendo tale attività solo per svolgere prestigiosi incarichi diplomatici per conto della curia romana o del duca di Parma. A Bologna insegnò istituzioni di diritto civile dal 1598 al 1602 e dal 1606 al 1609 ricoprì la cattedra di pandette, istituita nel 1588, ricevendo uno stipendio di ben 300 scudi. In questo stesso anno si trasferì a Ferrara come lettore primario di diritto civile. Quando, nel 1621, il suo protettore, il cardinale Ludovisi, divenne papa col nome di Gregorio XV, lo seguì a Roma, dove non ottenne gli sperati vantaggi di carriera, ma ebbe l'onore di essere ammesso all'Accademia dei Lincei. Alla morte del papa, Achillini ritornò a Bologna e poco dopo fu chiamato a Parma dal duca Odoardo Farnese, per svolgervi il ruolo di consigliere di stato e letterato ufficiale di corte, oltre che di docente di diritto civile nello Studio della città. Gli anni del soggiorno parmense (1626-1636) furono i più felici anche per la sua creatività poetica. Nel 1628 furono rappresentati con grande successo due lavori teatrali, Teti e Flora e Mercurio e Marte (quest'ultimo musicato da Claudio Monteverdi), e nel 1632 uscì a Bologna la sua prima raccolta poetica. Le otto successive edizioni della raccolta uscirono invece a Venezia nel 1633, 1650, 1651, 1656, 1662, 1673, 1677 e 1680.
Nel 1636, in seguito alla chiusura per ragioni belliche dello studio parmense, Achillini, ormai famosissimo, tornò a Bologna e riprese l'insegnamento dalla cattedra di cui negli anni precedenti aveva conservato la titolarità e parte del ricco stipendio. Da alcune orazioni inaugurali dei suoi corsi si può capire che egli fu l'unico tra i detentori di questa lettura a intenderne correttamente la funzione, cioè il ritorno all'interpretazione diretta dei testi. Forse anche per questo l'Achillini conquistò l'ammirazione degli studenti, che nel 1638 gli dedicarono una lapide che elogia oltre che la sua dottrina giuridica, la sua straordinaria eloquenza. Morì nel 1640 nella sua villa al Sasso e venne sepolto a Bologna nella chiesa di S. Martino maggiore.

G. FANTUZZI, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna, 1781-1794, 9 voll., I, p. 55-62.
E. COSTA, La cattedra di pandette nello Studio di Bologna nei secoli XVII e XVIII , "Studi e memorie per la storia dell'Università di Bologna", 1 (1909), p. 1-15.
L. PESCETTI, Claudio Achillini, in Atti della Società Colombaria fiorentina, 1936, p. 145-173..
Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, 1960 …, I (1960), p. 145-148 (voce a cura di A. ASOR ROSA).
A. COLOMBO, Tra Incogniti e Lincei: per la biografia di Claudio Achillini, "Studi secenteschi", 1985, p. 141-176.
ID., I riposi di Pindo. Studi su Claudio Achillini, Firenze, 1988.