(Bologna, ? - 1660) (Bologna, ? - 1623)
La lapide in onore di Francesco e Domenico Odofredi, zio e nipote, eretta nel 1628, venne a sostituire quella dedicata nel 1592 al solo Francesco, il testo della quale peraltro è stato tramandato. L'iscrizione ricorda la discendenza dei due lettori dal grande Odofredo Denari, che nel Duecento fu, in concorrenza con Accursio, commentatore famoso del diritto romano. Incorre tuttavia in un errore comune fino a metà Settecento, quello cioè di dare credito all'esistenza di un nipote omonimo, mentre l'unico continuatore della scuola di diritto di Odofredo fu il figlio Alberto. E' comunque rispettosa dei fatti, quando sottolinea le somiglianze tra le carriere di Francesco e Domenico Odofredi, entrambi uomini di chiesa e titolari di importanti cariche ecclesiastiche, teologi oltre che giuristi esperti soprattutto di diritto canonico. Francesco conseguì la laurea in entrambi i diritti nel 1569 e poco dopo ottenne una lettura di istituzioni civili, che tenne fino al 1572, dopo di che il suo nome scompare dai rotuli per ricomparire nel 1586, associato a una cattedra di diritto canonico, restandovi fino al 1622. Era ascritto ai Collegi civile, canonico e teologico. Parallelamente percorse una carriera ecclesiastica che da parroco di S. Giorgio lo portò nel 1584 alla dignità prima di canonico poi di prevosto della Metropolitana, dopo aver conseguito, nello stesso anno la laurea in teologia. Nel 1603 rinunciò a questa carica, in favore del nipote Domenico. Morì nel 1623, lasciando, a quanto testimoniano biografi contemporanei, una raccolta di scritti giuridici (pareri, sentenze), manoscritti e a stampa, raccolti in 24 volumi e comprendenti anche testi del nipote Domenico, figlio del fratello Alberto, nobile bolognese. Anche quest'ultimo portò avanti i suoi studi di diritto contemporaneamente alla carriera ecclesiastica, con la differenza che conseguì la sua laurea in utroque all'Università della Sapienza di Roma (1602). Quando nel 1603 lo zio rinunziò al canonicato della cattedrale, tornò a Bologna e per potergli subentrare si laureò in teologia (1604). Nel 1610 ottenne una lettura onoraria di diritto nello Studio, che nel 1615 fu trasformata dal senato in cattedra pagata (con uno stipendio di 400 lire), dopo che egli ebbe ricevuto una nuova laurea bolognese e fu aggregato ai due collegi giuridici. I programmi dei suoi corsi sono conservati presso l'Archivio di stato di Bologna. La sua carriera ecclesiastica (collaboratore di diversi arcivescovi di Bologna e consultore del S. Offizio) e quella civile (avvocato di Camera del senato) fu ancora più brillante di quella dello zio. Nel 1655 ottenne la giubilazione e nel 1660 morì. I testi giuridici da lui prodotti furono, come si è detto, raccolti insieme con quelli dello zio.
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9 voll., VI, p. 103-178.
G. VERNAZZA, La crisi barocca nei programmi didattici dello Studio
bolognese, "Studi e memorie per la storia dell'Università
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S. MAZZETTI, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni
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