Le memorie

Fabrizio BARTOLETTI

(Bologna, 1587-Lendinara, 1630)

Nato a Bologna nel 1587, studiò prima lettere umane, poi filosofia e infine, sotto la guida di Giulio Cesare Claudini, medicina. Nel 1613 conseguì la laurea in filosofia e medicina e ottenne una lettura di logica. Nel 1616 gli fu assegnata la lettura di chirurgia e anatomia. Nel 1620 passò a leggere medicina pratica, mantenendo anche l'obbligo delle lezioni anatomiche. Nel 1625 il senato gli concesse di recarsi a Mantova, accettando l'invito di Ferdinando Gonzaga che intendeva fondare una nuova università nella città ducale. Vi restò per quattro anni e istituì una scuola anatomica che ebbe molto successo, tanto che numerosi studenti, soprattutto di area tedesca, lasciarono l'Università di Padova per accorrere ad ascoltarlo. Nel 1630, per scampare alla peste e all'assedio dell'esercito imperiale, decise di lasciare la città, ma sulla via del ritorno in patria, a Lendinara, si ammalò e morì. Il Bartoletti fu giustamente famoso per le sue capacità didattiche e per le sue doti di trattatista. Le sue lezioni e le sue opere rivelano la sua adesione alle concezioni galeniche, ma testimoniano anche un atteggiamento aperto verso le nuove idee filosofiche e mediche, nonché un acuto spirito di osservazione e un profondo intuito clinico, che gli permisero di descrivere con esattezza patologie e sindromi che pure non potevano trovare una spiegazione soddisfacente nel quadro teorico da lui adottato. Di molte sue opere abbiamo solo i titoli. Di quelle ancora reperibili le più importanti sono l'Encyclopedia Hermetico-dogmatica (Bologna, 1615, 1619, 1621) e la Methodus in dyspneam seu de respirationibus libri IV, (Bologna, 1630, 1632, 1633). La prima è un tentativo di conciliare le nuove dottrine chimiche con la tradizione galenica. Le funzioni del corpo umano e i suoi stati patologici sono inseriti in un quadro interpretativo di dichiarata matrice ermetica, fondato sulle relazioni tra macro e microcosmo. L'opera rivela una conoscenza puntuale delle opere paracelsiane, che fa pensare a una forte simpatia del Bartoletti per i principi e i metodi della medicina spagirica, anche quando dichiara di volerli confutare. I lettori moderni sono colpiti dalla descrizione, nel capitolo De partibus lactis, di una sostanza da lui definita manna o siero del latte, chiaramente identificabile con il galattosio, di cui è quindi considerato lo scopritore. La seconda opera classifica e analizza gli stati patologici della respirazione e contiene i referti di numerose anatomie eseguite con tanta precisione da meritare gli elogi di Haller, il grande fisiologo svizzero del Settecento. Vi si trova tra l'altro la descrizione accuratissima di una sindrome oggi identificabile con l'angina pectoris, da lui interpretata come alterazione del respiro e non, come farà correttamente nel 1768 W. Heberden, come malattia del cuore. Bartoletti fu anche un apprezzato autore di versi alla maniera del Marino, di cui era grande ammiratore, e gli scolari artisti che nel 1624, prima della sua partenza per Mantova, gli dedicarono una memoria, oltre che come logico, filosofo, chirurgo, anatomico e medico teorico e pratico, non dimenticarono di lodarlo come allievo delle Muse.

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