Le memorie

Flaminio PAPAZZONI

(Bologna, 1650? - 1614)

Flaminio Papazzoni nacque a Bologna intorno al 1550. Il padre si chiamava Volpi o Dalla Volpe, ma egli assunse il nome di famiglia della madre, probabilmente perché più illustre. Si laureò in medicina il 16 dicembre 1572 e in diritto il 16 aprile 1573. Nel novembre 1576 fu aggregato a entrambi i collegi degli artisti. Lesse logica dal 1574 al 1576-77, quindi diritto fino alla fine del 1579. Lo ritroviamo nei rotuli dal 1588 al 1610, come titolare di una cattedra di diritto ordinaria. Il decennio di assenza dello Studio bolognese è segnato dall'incontro con il quattordicenne Federigo Borromeo, inviato a studiare a Bologna dal cugino, il cardinale Carlo Borromeo. A partire dal 1579 Papazzoni divenne il suo insegnate privato di logica e filosofia, prima a Bologna, poi, dalla fine del 1580, a Pavia, presso il Collegio Borromeo, fondato dallo zio cardinale. Accogliendo le raccomandazioni del giovane cugino, quest'ultimo fece assegnare al Papazzoni una cattedra di diritto nello Studio pavese. Durante il soggiorno a Pavia, il filosofo bolognese dovette dividersi tra gli obblighi di insegnante pubblico e quelli di precettore privato del futuro cardinale Federigo, che gli dimostrò sempre grande stima e affetto e rimase in rapporti epistolari con lui per tutta la vita. Grazie ai testi manoscritti delle lezioni di logica e di filosofia impartite al suo allievo (conservati alla Biblioteca Ambrosiana di Milano) e attraverso quelli dei corsi destinati agli studenti bolognesi (conservati presso la Biblioteca Universitaria di Bologna), possiamo renderci conto non solo dei suoi orientamenti filosofici di stretta osservanza aristotelica, ma anche della sua capacità di sintetizzare e semplificare a fini didattici i concetti più astratti e complessi. Pur essendo un convinto peripatetico, Papazzoni era in rapporti cordiali con Galileo Galilei, che incontrò per la prima volta nel 1610 a Bologna, dove probabilmente fu tra i venti dottori che assistettero, senza farsi convincere, alle dimostrazioni della potenza del cannocchiale, puntato verso i satelliti di Giove. L'anno successivo, malgrado le divergenze filosofiche, Galileo espresse un parere positivo sulla chiamata del bolognese alla cattedra di diritto dell'Università di Pisa. Nel periodo trascorso in questa città, Papazzoni partecipò alla disputa su questioni idrostatiche che oppose Galileo a un gruppo di filosofi aristotelici, difendendo le tesi peripatetiche sul ruolo della figura nel galleggiamento dei corpi. Non è però provato che, come sostiene un noto studioso di Galileo, fosse proprio Papazzoni l'"accademico incognito" autore della prima risposta di parte aristotelica (Pisa, 1612) al Discorso intorno alle cose che stanno in su l'acqua del pisano. E' comunque sicuro che questo tipico esponente dell'aristotelismo accademico, nonostante l'instabilità e l'asprezza del carattere, godeva di grande stima presso i contemporanei, forse soprattutto per le sue doti didattiche. In effetti, a parte la corrispondenza, le opere manoscritte rimaste sono tutte finalizzate all'insegnamento della logica o della filosofia. Appartengono invece al genere oratorio scritti a stampa come laOratio in Doctoratu Caesaris Pendasii (Bologna, 1601) e la Oratio in Funere excellentissimi Philosophi Caesaris Fantutii (Bologna, 1606), in cui celebrava il caso straordinario di Cesare Fantuzzi, un cieco nato che aveva conseguito nel 1567 la laurea in medicina e filosofia e aveva tenuto una lettura di filosofia dal 1568 al 1585.

G. FANTUZZI, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna, 1781-1794, 9 voll., VI, p. 278-280.
S. MAZZETTI, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto delle scienze di Bologna, Bologna, 1848, p. 108, alla voce "Dalla Volpe alias Papazzoni Flaminio".
G. BAFFETTI, Università e scienza galileiana. Tra Bologna e Roma, "Schede umanistiche", 1991, 2, pp. 127-158.
M. CAMEROTA, Flaminio Papazzoni: un aristotelico bolognese maestro di Federico Borromeo e corrispondente di Galileo , in Method and Order in Renaissance Philosophy of Nature. The Aristotle Commentary Tradition, Aldershot, 1997, p. 271-300.