(Bologna, 1553 o 1154-Reggio Calabria, 1633 o 1634)
Il percorso di vita di Giovanni Battista Cortesi, medico celebre in tutta Europa, è straordinario per i suoi tempi. Cittadino bolognese, ma di famiglia poverissima, egli iniziò infatti la sua 'carriera' come barbiere e stufaiolo, cioè addetto ai servizi di bagni caldi. La professione di barbiere gli diede la possibilità di lavorare nell'ospedale di S. Maria della Morte, dove la sua vivace intelligenza e la sua passione per lo studio furono notate da alcuni religiosi e da alcuni giovani praticanti di chirurgia, che gli impartirono lezioni di grammatica, filosofia e medicina, mettendolo in grado di vincere il concorso di assistente nell'ospedale. Nell'aprile 1583 coronò i suoi studi, portati avanti contemporaneamente al lavoro ospedaliero, con una laurea in medicina e filosofia. Uno dei suoi maestri era il famoso chirurgo Gaspare Tagliacozzi, con il quale continuò a collaborare anche dopo la laurea e dopo che, sempre nel 1583, gli fu conferita la lettura mattutina di chirurgia. Le sue lezioni vertevano sul trattamento chirurgico di tumori, ferite, piaghe, argomento anche del suo primo libro (Bologna, 1590). Il Tagliacozzi esercitò sicuramente una notevole influenza sulla sua scelta di occuparsi di chirurgia plastica e in particolare di rinoplastica. La sua preparazione teorica e pratica in questo campo nasceva dal continuo esercizio della dissezione anatomica (in cui aveva compagno l'amico Ulisse Aldrovandi) e dall'esperienza fatta nel 1591 al seguito delle truppe inviate in Romagna per combattere il brigantaggio. Un segno evidente della stima nutrita per Cortesi dalle autorità bolognesi fu il conferimento nel 1589 della cattedra di anatomia che era stata dell'Aranzio e la proroga per nove anni di questo incarico nel 1592. Oltre alle lezioni nello Studio pubblico, egli aprì una scuola privata che ebbe molto successo. Ma la sua fama si era estesa ben oltre Bologna, tanto che era frequentemente richiesto per consulti fuori dalla città e dallo stato. Nel 1593 gli giunse l'invito a trasferirsi nell'Università di Messina da poco fondata. Nonostante a Bologna percepisse uno stipendio molto alto (800 scudi nel 1592), egli fu probabilmente spinto ad accettare da ragioni economiche, dovute all'assillo per una famiglia assai numerosa. Dalla Sicilia non tornò più indietro, nonostante i tentativi del senato bolognese in questa direzione. A Messina fu ricoperto di onori (per esempio fu fatto conte palatino), ma in diverse occasioni, nei suoi scritti, emerge la sua insoddisfazione per dover insegnare, oltre che anatomia e medicina pratica, anche materie lontane dai suoi studi e per le difficili condizioni (per esempio la scarsità di cadaveri da sezionare) in cui si svolgeva la ricerca anatomica nella città siciliana. Morì nel 1634 o nel 1635, ad 80 anni, durante un viaggio in mare verso Reggio Calabria. Tutte le sue opere più importanti furono pubblicate a Messina: dalle Miscelleanorum medicinalium decades (1625), da ricordare soprattutto per la terza decade, dedicata alla chirurgia plastica labiale, nasale e dell'orecchio, al commento al Tractatus de vulneribus capitis di Ippocrate (1632), ispirato alle dottrine di Fabrizi d'Acquapendente, all'ampio trattato di chirurgia In universam chirurgiam absoluta institutio (1633), all'altrettanto voluminosa e didatticamente efficace Pratica medica (1635), giudicata però poco originale dagli storici. La mancanza di originalità è un appunto che alcuni rivolgono all'intera opera del Cortesi, che del resto anche ai suoi tempi fu famoso più per la sua abilità nel ricostruire nasi che come medico teorico.
G. FANTUZZI, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna,
1781-1794, 9 voll., III, p. 209-214, IX, p. 87-88.
Dizionario Biografico degli Italiani
, Roma, 1960…, XXIX (1983), p.763-765, voce a cura di A. DE FERRARI.