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Giosue Carducci sedette ripetutamente sui banchi del Consiglio comunale
di Bologna. Ricoprì inoltre vari incarichi per conto delle amministrazioni
comunali che si alternarono alla guida della città nella seconda
metà dell'Ottocento.
Eletto una prima volta nel 1869, prese parte alla non lunga esperienza
dell'Amministrazione guidata da Camillo Casarini (1830-1874). Presenziò
a numerose sedute e diede il proprio contributo alla discussione del progetto
di riforma dell'istruzione elementare, elaborato dall'Assessore all'Istruzione
Enrico Panzacchi (1840-1904), adoperandosi in favore della completa gratuità
del corso. In più occasioni intervenne per lodare l'ordinamento
della Biblioteca dell'Archiginnasio e il suo artefice, il bibliotecario
Luigi Frati (1815-1902), difendendolo anche dalle censure che ripetutamente
subiva, più spesso dettate da motivi ideologici che da effettive
inadempienze. A tale scopo, chiese all'amico Chiarini di ripubblicare
sulla "Rivista italiana" l'articolo di elogio al Frati, composto
da Emilio Teza per il "Corriere dell'Emilia" del 15 novembre
1865.
Testimone della grave crisi che investì l'ente nel 1872 in seguito
alla scoperta delle malversazioni dell'Assessore Guadagnini, rassegnò
le dimissioni insieme all'intero Consiglio. Dopo una lunga assenza, nel
1886 ottenne nuovamente un seggio, ma disertò sistematicamente
le sedute, in seguito ad una polemica di natura squisitamente politica,
che lo aveva visto contrapposto al Sindaco.
Alle elezioni generali del 1889 ottenne quel risultato straordinario,
che costituisce forse l'episodio più noto nella storia dei suoi
legami con l'Amministrazione: riportando 7965 preferenze, risultò
il candidato più votato. Ne derivarono l'onore e l'onere di presiedere
all'apertura dei lavori del nuovo Consiglio. Carducci corrispose a tale
incombenza, elaborando un denso discorso inaugurale, incentrato sull'esortazione
alla concordia delle opposte fazioni in vista del raggiungimento del bene
comune. Tale discorso ebbe vasta risonanza e fu pubblicato in numerosi
quotidiani dell'epoca. La singolare circostanza di un poeta incaricato
- sia pure per un solo giorno - di reggere le redini dell'Amministrazione
cittadina, fornì lo spunto per qualche bozzetto satirico agli arguti
vignettisti bolognesi.
Candidato per l'ultima volta nel 1902, non fu rieletto: ebbe così
termine l'esperienza di Carducci nell'organismo deliberante del Comune.
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