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Carducci ha rappresentato l'utente ideale di una biblioteca ottocentesca,
l'intellettuale che, consapevole del valore di ciò che maneggia,
finisce col diventare un amico e un collaboratore dell'istituzione e dei
bibliotecari, pur rimanendo eticamente rispettoso delle regole e alieno
da trattamenti privilegiati che posizioni e cariche ufficiali potevano
assicurargli.
Bibliofilo nel senso etimologico del termine, era sensibile al libro nella
sua interezza, anche se il suo spirito di storico e filologo lo portava
anzitutto a privilegiare il 'testo', e i libri erano per lui "compagni
e aiutatori della faticosa vita
".
L'Archiginnasio trovò sempre nel poeta un interlocutore attento
e pronto alle sue esigenze, dal patrimonio librario alla sistemazione
dell'edificio.
Nel 1872, come segretario della Deputazione di Storia, sostenne il progetto
del direttore Luigi Frati di riunire nei contigui palazzi dell'Archiginnasio
e Galvani le diverse tipologie di memorie storiche costituite dalle collezioni
museali, librarie e archivistiche.
Dall'anno successivo entrò a far parte della Commissione direttiva
della Biblioteca, e, nel corso del tempo, propose numerosi acquisti mirati
all'arricchimento della qualità bibliografica, tra i quali, nel
1887, quello prezioso della libreria dantesca di Teodorico Landoni. Fu
inoltre sistematico donatore egli stesso, oltre che delle proprie opere,
di diverse centinaia di volumi ed opuscoli di letteratura: le più
cospicue donazioni si registrano nel 1876 (134 esemplari) e nel 1883 (430),
a testimonianza del suo impegno per l'arricchimento dell'Istituto nel
versante umanistico.
Sul finire della vita il Poeta fece in tempo a partecipare anche alla
commissione di concorso che nel 1904 nominò Albano Sorbelli (1875-1944)
nuovo direttore.
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