I. LA BIBLIOTECA COMUNALE VERSO L'ARCHIGINNASIO:
LE VICENDE FINO ALL'APERTURA
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Istituita il 30 aprile 1801 con deliberazione del Dipartimento
del Reno, la Biblioteca civica avrebbe dovuto affiancare la Biblioteca
nazionale dell'Istituto delle Scienze, per offrire un più completo
e articolato servizio pubblico agli studiosi e ai letterati, come viene
esplicitamente motivato nel documento istitutivo:
"Considerando, che la sola Biblioteca dell'Istituto Nazionale non
può essere sufficiente a rendere soddisfatto il ceto de' letterati,
perché non aperta né tutti i giorni, né ad ogni ora,
e situata fuori del centro della Comune, e quindi assai scomoda per una
ragguardevole parte de' cittadini - è attivata nel già convento
di S. Domenico una Biblioteca a comodo speciale del Dipartimento".
La nuova Biblioteca dipartimentale rimase per 36 anni nei locali del convento
di San Domenico dove furono concentrati tutti i libri appartenenti alle
congregazioni religiose soppresse nel triennio giacobino (18 giugno 1796
- 30 giugno 1799).
Nel 1837, in epoca di ripristinato governo pontificio, la Biblioteca abbandonò
la coabitazione coi padri Domenicani, rientrati del loro convento, per
trasferirsi all'Archiginnasio, cinquecentesca sede dell'Università
a sua volta trasferita dal 1803 in palazzo Poggi. L'antico palazzo dello
Studio era certamente molto prestigioso, ma necessitava di grandi interventi
di restauro e adattamento.
La Biblioteca, quindi, continuò a rimanere chiusa al pubblico per
altri otto anni (dal gennaio 1838 al febbraio 1846) per consentire un
restauro totale.
NELLA VOCE DI UN CITTADINO BOLOGNESE, Francesco Majani, che scrisse
delle Cose accadute nel tempo di mia vita fra il 1857 e il 1863, si coglie
la viva testimonianza dei ripensamenti e delle diverse fasi che caratterizzarono
il passaggio della Biblioteca Civica dai locali del Convento di San Domenico
all'Archiginnasio:
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la qual strada dopo fatto il suddetto
Piazzale [quello antistante San Domenico] venne tutta allargata perché
il Governo comprò quelle case e fece fare quel vasto fabbricato
per lo scopo di farci la Biblioteca Pubblica, che furono atterrati
due archi del portico di San Domenico per fare il detto allargamento.
Ma siccome le Scuole Pie da Sant'Andrea erano state traslocate sotto
il portico del Pavaglione che vi stettero molti anni, il Governo si
cambiò di pensiere che pensarono di mettere le Scuole Pie in
quel fabbricato che avevano fatto fare per la Biblioteca e questa
trasportarla sotto il Portico del Pavaglione
.
Chi fosse a vedere le spese fatte dal Governo per ridurre quest'altro
locale non più con il nome di Biblioteca , ma bensì
di Archiginnasio che con l'andata delli anni è divenuto una
Meraviglia d'Italia, per la sua bellezza, vastità, copiosità
di volumi, simmetria e polizia, che tutti quanti li forestieri rimangono
stupefatti e maravigliati, e la nostra Città di Bologna può
vantarsi di possedere un bel tesoro.
Ho veduto li muratori sopra li tetti di questo vasto fabbricato, che
vi stettero molti mesi per accomodare stabilmente quel coperto, le
dozze e corniciotto, acciò che le acque piovali non rechino
danno a quel bello edifizio. Come pure ho veduto riattare tutti gli
ornati di macigno a tutte le finestre lungo tutta la facciata, dandogli
la vernice a olio in generale come ora si vede.
Ma dove mettiamo l'uniformità delle serraglie alla milanese
fatte a tutti li negozi che sono sotto il lungo porticato di questo
edifizio, colla simmetria di quelle finestre sopra ad ogni negozio,
con quel bello battuto. Tutte cose che con mio sommo piacere ho veduto
fare, che non vi è paragone dal portico del Pavaglione d'una
volta a quello presente". |
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(FRANCESCO MAJANI, Cose accadute nel tempo di mia vita, a
cura di Angelo Varni, Venezia, Marsilio, 2003, Appendice II, p. 372). |