La rivista «Il Setaccio», pubblicata a Bologna tra il novembre 1942 e il maggio 1943, fino a pochi anni fa non compariva nei principali cataloghi del
Servizio Bibliotecario Nazionale, risultando in possesso solo di alcuni archivi pubblici e privati.
Pur essendo una rivista molto rara, era comunque ben nota agli studiosi,
dato che Pier Paolo Pasolini, appena ventenne, ne era stato uno dei fondatori
e tra i principali redattori.
La Biblioteca dell'Archiginnasio nel 2011 ha acquistato sul mercato antiquario due numeri della rivista: 1 e 5. Una copia del n. 4 è pervenuta in Biblioteca tramite il Fondo Luciano Anceschi, mentre tramite il fondo Arcangeli sono giunti i n. 1, 3 e 6/7 (due copie). La riproduzione del n. 2, unico mancante nella raccolta dell'Archiginnasio, è stata possibile grazie alla gentile concessione del Centro studi-archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna, e solo nel 2022 tramite la donazione di Giulio Forconi, il n. 2 è entrato in possesso della Biblioteca, insieme ad altre copie dei n. 1 e 3.
In realtà, controllando i Registri di ingresso della Biblioteca
è stato possibile verificare che tutti i numeri de «Il Setaccio»
furono donati dalla redazione della rivista all'Archiginnasio, tra il
dicembre del 1942 e il giugno del 1943 e regolarmente ingressati.
BCABo, Archivio, Registro dei doni dal 1935 al 1948, doni del
31 dicembre 1942.
La scheda del catalogo Frati-Sorbelli della Biblioteca dell'Archiginnasio
intestata alla rivista «Il Setaccio». La Biblioteca possedeva tutta la
raccolta dei sei numeri pubblicati, poi perduti. La scritta a matita che
si legge in rosso sulla scheda, smarrita, risale al 1947. La scomparsa dei fascicoli
potrebbe far supporre che
si sia voluto eliminare una pubblicazione contenente articoli di adesione
al Fascismo che potevano creare imbarazzo nel dopoguerra. Ma si tratta
solo di una ipotesi.
Nel 40° anniversario della morte di Pasolini, la Biblioteca dell’Archiginnasio
mette finalmente a disposizione dei propri lettori la raccolta completa
de «Il Setaccio», sino ad ora accessibile solo a pochi specialisti.
Le copertine de «Il Setaccio» e di «Primato»
(la rivista fondata e diretta da Giuseppe Bottai e Giorgio Vecchietti),
a confronto.
I fondatori de «Il Setaccio» presero certamente
spunto e ispirazione dalla prestigiosa rivista di Bottai: sono molto
simili il formato (leggermente più ridotto quello de «Il Setaccio»),
i colori e l'impostazione grafica, con il grande titolo in alto e nella
parte inferiore la riproduzione di un'opera d'arte, con il nome dell'autore
in corsivo.
BCABo, collocazioni: 16 b II 65 («Il Setaccio»,
a. III, n. 1); 19/271 («Primato», a. IV, n. 13).
Il primo numero, con un disegno di Pasolini sulla copertina, esce nel
novembre del 1942 con il sottotitolo Ordine del giorno del Comando
federale GIL di Bologna. Politica-letteratura-arte-cinematografo-teatro-musica-radio-sport-notiziario.
Dal secondo numero in poi il sottotitolo cambierà in Rivista mensile
della GIL bolognese. Politica-letteratura-arte-notiziario. «Il
Setaccio» è la rivista ufficiale del Comando federale di Bologna
della Gioventù Italiana del Littorio (GIL), l’istituzione creata nel 1937
assorbendo l’Opera Nazionale Balilla (ONB), con il compito di formare
e organizzare la gioventù italiana sotto il diretto controllo del Partito
Nazionale Fascista (PNF).
A Bologna la GIL disponeva di una sede prestigiosa, appositamente progettata
da Luciano Petrucci e inaugurata nel 1939 in piazza XX Settembre, a pochi
passi dalla Montagnola. Nel dopoguerra la sede della GIL, in parte danneggiata
dai bombardamenti, venne completamente abbattuta.
La sede della Gioventù Italiana del Littorio, in piazza XX Settembre, a Bologna.
Progettata da Luciano Petrucci e inaugurata nel 1939, fu abbattuta nel dopoguerra.
All'interno si trovavano dal 1941 la Biblioteca Popolare e la Biblioteca della Casa del Fascio, dirette entrambe da Giovanni Falzone.
Comando federale della G.I.L. Bologna, Passeremo!, Bologna, Coop. tip. Azzoguidi, 1939, p. 17.
BCABo, collocazione17* AA 3508
Direttore della rivista è Giovanni Falzone, consulente Italo Cinti,
vice consulente Pier Paolo Pasolini. I redattori sono Fabio Mauri, Mario
Ricci e Luigi Vecchi. Dal n. 5 in poi Cinti è indicato come vice direttore,
e Pasolini è tra i redattori, insieme a Ricci e a Vecchi. Il simbolo della
rivista è il setaccio, "cioè il vaglio, attraverso una fittissima
rete, delle intelligenze giovanili", come scrive Falzone nel primo numero.
Giovanni Falzone (1906-1972), direttore della rivista, si iscrive giovanissimo
al PNF prima della marcia su Roma. Nel 1932 viene assunto dal Comune di
Bologna con la qualifica di distributore, iniziando a lavorare all’Archiginnasio.
L’anno dopo viene assegnato alla Biblioteca Popolare, che nel 1928 era
stata aggregata alla Biblioteca della Casa del Fascio, presso la Casa
del Fascio di via Manzoni n. 4. Nel giugno del 1940 Falzone si laurea
in giurisprudenza.
Nel 1941 le due biblioteche, entrambe sotto la responsabilità di Falzone,
vengono trasferite presso la sede della GIL, in piazza XX Settembre.
Nella nuova sede Falzone aumenta progressivamente il proprio ruolo politico
e culturale all’interno della GIL, divenendo nell'agosto del 1941 responsabile
dell’Ufficio 4P (Preparazione Politica Professionale Propaganda). Gli
articoli di apertura della rivista firmati da Falzone sono quelli che
ci si aspetta da un funzionario fascista responsabile di una rivista della
GIL in tempo di guerra, come ad esempio I morti ci comandano
(n. 2), impressionante sfoggio di retorica propagandistica, sino a
L’eterno nemico (n. 4), un articolo ferocemente antisemita.
Gli articoli di Falzone avevano però anche l’effetto di garantire la linea
politica della rivista, che in realtà affrontava quasi esclusivamente
argomenti artistici e letterari, con la pubblicazione di disegni, poesie,
traduzioni di testi letterari, recensioni librarie, teatrali e cinematografiche.
Nelle pagine finali di ogni numero, dopo l’Albo della gloria
che ricordava i caduti della GIL sui vari fronti di guerra, venivano fornite
notizie relative all’attività della GIL in Vita dei comandi e
Notiziario degli uffici federali.
Italo Cinti, consulente della rivista, nato nel 1898, pittore, scrittore
e critico d’arte, oltre a notevoli capacità artistiche e letterarie, aveva
specifiche competenze in ambito grafico e di impaginazione, come ricorda
Mario Ricci, che ne apprezza anche il ruolo di mediatore dei contrasti
che nascevano all’interno della redazione, in particolare tra il direttore
Falzone da una parte e Pasolini e i redattori dall'altra.
Italo Cinti aveva già collaborato, insieme a Falzone, a «Giovinezza fascista»,
una rivista uscita a Bologna tra il 1923 e il 1928, e alla sua continuazione, «L'Italia giovane»,
pubblicata fino al 1935.
I tre redattori erano giovanissimi: Ricci e Vecchi erano nati nel 1924,
Mauri nel 1926. Tra i collaboratori fissi o saltuari vi erano, tra gli altri,
Sergio Telmon, Achille Ardigò, Fabio Luca Cavazza, Michelangelo Masciotta
e Luciano Serra. Ampio spazio era riservato alle illustrazioni, che riproducevano
disegni, oli e acquarelli di Pasolini, Mauri, Cinti, Giovanni Ciangottini,
Filippo De Pisis, Pompilio Mandelli e di altri artisti. Tra i collaboratori
più giovani spiccava Giovanna Bemporad, che aveva solo 19 anni, ma era
già apprezzata per le straordinarie doti di traduttrice.
Pasolini, indicato come vice consulente per i primi quattro numeri de
«Il Setaccio», ha un ruolo di primo piano nella redazione,
come è testimoniato sia dai ricordi degli altri redattori, in primis
Mario Ricci, sia dalle lettere che lo stesso Pasolini invia da Casarsa,
in particolare a Fabio Mauri e a Fabio Luca Cavazza, incitandoli a proseguire
il lavoro per la preparazione dei numeri della rivista.
Oltre a dodici disegni, di cui alcuni pubblicati sulle copertine (cfr.
i n. 1 e 5), Pasolini pubblica su «Il Setaccio» 17 contributi
tra riflessioni morali, saggi letterari, di critica d’arte, poesie in
italiano e in friuliano:
n. 1, novembre 1942 I giovani, l’attesa Per una morale pura in Ungaretti Fantasie di mia madre [poesia]
n. 2, dicembre 1942 Ragionamento sul dolore civile Fuoco lento. Collezioni letterarie Dialoghi e figure [tre poesie: Fanciullo e paese; Contrasto
della donna e del soldato; Consolazione]
n. 3, gennaio 1943 Cultura italiana e cultura europea a Weimar Lontano dal paese [poesia] Personalità di Gentilini
n. 4, febbraio 1943 "Dino" e "Biografia a Ebe" Le piaghe illuminate
n. 5, marzo 1943 Ultimo discorso sugli intellettuali Commento a un’antologia di "Lirici nuovi" Giustificazione per De Angelis
n. 6/7, aprile-maggio 1943 Commento allo scritto del Bresson Febbraio [poesia] Una mostra a Udine
Con il n. 6/7 di aprile-maggio 1943, «Il Setaccio» cessa le
pubblicazioni.
Sull'ultima copertina compare un ritratto di Mussolini con sullo sfondo
un paesaggio africano e la scritta Ritorneremo, con riferimento
alla definitiva sconfitta delle forze dell'Asse in Africa del maggio 1943.
Si tratta dell'unica copertina propagandistica della rivista, a cui si può
contrapporre la copertina del n. 3, con il dipinto Pere diritte e pere
rovesce di Giovanni Ciangottini, che fu oggetto di diverse polemiche,
come ricorda Ricci: le due copertine in qualche modo simboleggiano due differenti
concezioni della rivista, tra loro non concilianti, che furono all'origine
di continui dissidi all'interno della redazione.
Oltre che per i problemi legati alla sempre maggiore difficoltà di reperire
la carta per la stampa, una merce rara in tempo di guerra, sempre dalle
lettere di Pasolini agli amici e ai collaboratori si intuisce che una
delle cause principali della fine della rivista fu infatti il dissidio
permanente tra il direttore, Giovanni Falzone, e il resto della redazione.
Pasolini lo definisce in alcune lettere un "attaccaticcio somaro" e un
"capriccioso e prepotente", mentre Mario Ricci, scrivendo di Falzone molti
anni dopo la chiusura della rivista, lo descrive come un "onesto funzionario
e un onesto fascista".
Sia Falzone che Pasolini e i suoi amici avevano voluto fortemente la nascita
de «Il Setaccio», ma con obiettivi diversi, tra loro non conciliabili.
Pasolini, Ricci, Vecchi e Mauri erano esclusivamente interessati a una
rivista artistico-letteraria, mentre Falzone non poteva accettare che
la rivista della GIL non svolgesse attivamente un ruolo politico e di
propaganda a sostegno del Fascismo, in un periodo cruciale, anche dal
punto di vista militare, per le sorti del Regime.
Del resto Falzone nel primo numero de «Il Setaccio», nell'articolo
introduttivo Il setaccio politico. Rassegna di giovinezza, dove
ricostruisce le varie fasi che portarono alla nascita della rivista, scrive
minaccioso: "La nostra fede e il nostro intuito ci dicono che l'esperimento
val la pena di essere tentato; anche perché noi stessi- Consulente in testa
[ItaloCinti]- possiamo essere i Minosse inesorabili, i «correttori»
di ogni esuberanza malsana e di ogni espressione non ortodossa."
La redazione fu costretta a continui compromessi, come ben evidenziato
dalla lunga lettera che Pasolini invia a Fabio Luca Cavazza nel febbraio
del 1943:
"Ho pensato a lungo sul da farsi; e mi son convinto di questo, che non
dobbiamo cedere. […] Ci resta ancora un tentativo da fare, e cioè di scendere
al compromesso con nobiltà."
In questa lettera, in cui risalta il ruolo di Pasolini come leader della
redazione, si possono cogliere tutti i limiti del progetto de «Il
Setaccio» e intuire la complessità dei problemi che comportava l’uscita
di ogni nuovo numero della rivista. Ancora nell’agosto del 1943, quando
ormai «Il Setaccio» ha cessato le pubblicazioni, Pasolini
scrive all’amico Cavazza:
"Per il Setaccio. Ho sentito che in seguito a non so che specie di domanda
i giornali del Guf e della Gil, possono continuare. Informati bene, ti
prego Luca, perché ho intenzione di fare del Setaccio una cosa meravigliosa,
e, finalmente nostra."
Riecheggia in queste parole il progetto sognato nel giugno del 1941 da
Pasolini, Serra, Leonetti e Roversi di una rivista dal titolo «Eredi»,
che non vide mai la luce.
Ma l’8 settembre e l’occupazione tedesca dell’Italia sono alle porte,
e anche il gruppo de «Il Setaccio» verrà disperso dalle vicende
della guerra.
Bibliografia
Per una ricostruzione delle fondazione de «Il Setaccio», si veda in particolare:
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