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Documenti dalle raccolte della biblioteca
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Album fotografici |
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Tram |
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Allarmi e
bombardamenti. |
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Ali per la difesa
di Bologna |
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Risorgere
dalle macerie |
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Bologna
Sperrzone |
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Apri l'occhio |
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I "liberatori" su Bologna |
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Mussolini dice no |
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Documenti |
Proteziona antiaerea |
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Album fotografici (204
foto)
Sfogliando gli album conservati in Archiginnasio, che
raccolgono le immagini della città distrutta dai bombardamenti,
ci si può rendere conto dell'entità dei danni subiti da
Bologna e di quanti edifici monumentali furono perduti per sempre nonostante
il prezioso e durissimo lavoro eseguito dalla Soprintendenza ai Monumenti
dell'Emilia, guidata da Alfredo Barbacci, che negli anni del dopoguerra
guidò la ricostruzione di ciò che si poteva ancora recuperare
dalle macerie.
Si tratta di due album che raffigurano Bologna bombardata: 204 fotografie
(in formato cm. 17,5 X 23,5) frutto di una vasta opera di fotoriproduzione
della città, per documentare i danni subiti a seguito delle distruzioni
intercorse tra il '43 e il '45, limitata per lo più all'aspetto
monumentale (quello che all'epoca si riteneva il solo meritevole di essere
salvaguardato), con notevoli eccezioni, però, riguardanti la prima
periferia.
CONTINUA
Le fotografie sono spesso contrassegnate col timbro «A. Villani»,
mentre talvolta non compare alcuna firma, sebbene si possa presumere che
siano state realizzate quasi tutte dalla stessa ditta con la quale la
Soprintendenza ai monumenti aveva un rapporto di committenza.
(cfr. Cristina Bersani, Delenda
Bononia: la documentazione iconografica sul periodo bellico (1943-1945)
nelle collezioni pubbliche e private a Bologna, in Delenda
Bononia: immagini dei bombardamenti 1943-1945, p. 145-170)
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Tram
(32 foto)
Coll. BCABo, GdS, Fotografie Bologna, nn. 1454-1485
32 fotografie di tram danneggiati dai bombardamenti, incollate a coppie
su 16 cartoncini, acquistate nel 2011.
"A Bologna la fine della guerra giunse il 21 aprile1945, e vide
un'azienda tramviaria realmente prostrata dalle distruzioni subite: la
rete era utilizzabile per soli 32 chilometri, molti chilometri di binari
erano devastati e divelti, le officine della Zucca bombardate, la maggior
parte degli impianti fissi distrutti, ben 51 vetture apparivano distrutte
o danneggiate più o meno gravemente. Trentaquattro tramvieri erano
caduti in guerra, oppure deportati, o vittime delle incursioni aeree e
della guerra partigiana. I danni vennero valutati in 147 milioni dell'epoca;
era fra l'altro stato vanificato qualsiasi programma di ammodernamento
del parco del materiale rotabile."
(Fabio Formentin, Paolo Rossi, Storia dei trasporti
urbani a Bologna, 2 ed., Cortona, Calosci, 1998, p. 201)
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Allarmi e bombardamenti subiti dalla
città di Bologna nel periodo di tempo dal 24 giugno 1943 del primo
allarme al...
Coll. BCABo, Miscellanea Provvisoria, n. 983
Il manoscritto, acquistato dall'Archiginnasio nel 2007, presenta una tabella
in cui si descrivono con precisione gli allarmi per attacchi aerei sulla
città dal 24 giugno 1943 al 21 maggio 1944. Probabilmente l'autore
si allontanò da Bologna dopo il 21 maggio 1944, e l'elenco si interruppe.
Esistono vari elenchi delle incursioni aeree nel Comune di Bologna, ad
esempio quello pubblicato in Delenda Bononia da Franco Manaresi,
alle p. 53-54, ma il manoscritto Allarmi e bombardamenti riveste
un particolare interesse perché vi sono descritti tutti gli allarmi
che furono lanciati, anche nel caso di avvicinamento o sorvolo di bombardieri
che non colpirono Bologna, avendo altri obiettivi.
CONTINUA
Fino al 21 maggio 1944, sulla base dell'elenco di Manaresi, la città
venne bombardata 14 volte (nell'elenco manoscritto queste date sono contrassegnate
da una croce, rossa o blu) ma l'allarme suonò, secondo il nostro
manoscritto, 194 volte, e calcolando l'inizio e la cessazione di ogni
allarme, i bolognesi in un solo anno furono costretti a ripararsi nei
rifugi per più di 200 ore, e in alcuni giorni per 3 o 4 volte a
distanza di poche ore tra un allarme e quello successivo.
Queste cifre testimoniano, al di là degli effetti devastanti sulle
persone e sulle cose dei bombardamenti, di uno stato di continua apprensione,
paura e precarietà che accompagnò i bolognesi per lunghissimi,
terribili mesi.
Oltre ai dati sugli allarmi, l'autore dedicò una colonne a delle
Note, brevi commenti sulle modalità ed effetti delle incursioni.
Il 13 marzo commenta: Da via Paglietta su S. Michele in Bosco col babbo,
mentre il 22 marzo del 1944 scrive: Da scuola in collina. Bombardato
e coperto di terriccio. Spazzotti contuso, e il 17 maggio: Mitragliamento
in due volte. Nel porcile dell'Antemisca.
Sul retro dell'ultima carta si riporta una frase di Montaigne:
Si on lit Montaigne Essais livre III, chap. XIII
Les difficultés et l'obscurité ne s'aperçoivent en
chacune science que par ceux qui y ont entrée; car encore faut-il
quelque degré d'intelligence à pouvoir remarquer qu'on ignore
; et faut pousser à une porte pour savoir qu'elle nous est close
,
(Difficoltà e momenti bui non vengono percepiti se non da coloro
che vi sono addentro (che li vivono). Poiché occorre un certo livello
di intelligenza per riconoscere che si ignora e solo bussando ad una porta,
si può sapere se verrà aperta.)
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Ali per la difesa di Bologna
Coll. BCABo, 17 Sez. Scientifica-Letteraria, Archiginnasio,
Cart. F 4, n. 76
Sul retro del manifesto vi è una nota manoscritta datata 21 aprile
1944 dell'allora Direttore dell'Archiginnasio, Lodovico Barbieri, che
morì nel bombardamento della colonia di Casaglia dell'11 ottobre
1944:
Manifesto di propaganda per la ricostituzione dell'aeronautica italiana
(uomini e mezzi) pubblicato alla fine di febbraio 1944 in Bologna, in
cui è rappresentata la scena dello scempio dell'Archiginnasio in
seguito all'incursione anglo-americana del 29 gennaio 1944.
Il manifesto fu realizzato per sostenere la raccolta di fondi da utilizzare
per costituire una nuova squadriglia di aerei da caccia per la difesa
di Bologna.
Sul manifesto sono raffigurate le rovine dell'Archiginnasio
dopo il bombardamento del 29 gennaio: Le nostri ali ci difenderanno,
era scritto, ma ben presto ci si rese conto che nessuno sarebbe stato
in grado di impedire o anche solo limitare, i bombardamenti aerei.
Il 17 febbraio 1944, pochi giorni dopo il bombardamento del 29 gennaio,
dalla pagine de «Il Resto del Carlino» fu lanciata una sottoscrizione
popolare per dotare Bologna di una squadriglia aerea di caccia che potesse
contrastare il dominio del cielo degli Alleati.
Promotore dell'iniziativa fu Dino Fantozzi, squadrista e fascista toscano
della prima ora, nominato capo della Provincia di Bologna, ovvero Prefetto,
il 25 gennaio 1944, carica che manterrà fino alla Liberazione...
CONTINUA
Fu creato un Comitato e quasi ogni giorno, per diversi mesi, su «Il
Resto del Carlino» furono pubblicati gli elenchi dei sottoscrittori,
tra cui i dipendenti
della Biblioteca dell'Archiginnasio che raccolsero la somma di £.
335.
La sottoscrizione Ali per la difesa di Bologna terminò il
31 agosto del 1944, dopo che erano stati raccolti poco più di 2.200.000
lire, una cifra enormemente al di sotto della somma necessaria per creare
una squadriglia di caccia: si decise quindi di utilizzare la somma per
sostenere le famiglie dei piloti caduti in combattimento.
L'iniziativa di Dino Fantozzi fu una beffa per i bolognesi, che oltre
alle privazioni causate dalla guerra e alle continue minacce dei bombardamenti,
vennero invitati a partecipare ad una grottesca raccolta di fondi che
non avrebbe mai potuto raggiungere l'obiettivo propagandato.
La squadriglia avrebbe dovuto essere intitolata al pilota Loris Bulgarelli,
nato a Cento (Ferrara) e caduto in combattimento nel 1940. In effetti
il 1 marzo 1944 si era costituita la squadriglia Graffer-Bulgarelli (Giorgio
Graffer era un altro pilota caduto nel 1940), facente parte del 2°
Gruppo caccia terrestre, che operò fino alla fine della guerra
in Nord Italia. La squadriglia Graffer-Bulgarelli, creata nell'ambito
della riorganizzazione della ANR (Areonautica Nazionale Repubblicana),
non si formò dunque grazie al contributo della sottoscrizione Ali
per la difesa di Bologna, ma prima del termine della sottoscrizione,
il cui esito fu comunque ininfluente per la formazione e l'attività
della squadriglia.
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Album
Risorgere dalle macerie (114 immagini)
Risorgere dalle macerie, Bologna, Tipografia Luigi
Parma, 1945. Coll. 17*. AA. 122
Indice: Incursioni, Rifugi e lavori di protezione antiaerea dal 1°
ottobre 1943, Alloggi provvisori per sinistrati, Mense collettive, Liberazione
gratuita dei pegni (inverno 1944), Distribuzione legna da ardere, Organizzazione
ospitaliera di guerra per la Città di Bologna, Previdenze per il
servizio idrico della Città di Bologna, Somme spese dall'ECA (Ente
Comunale Assistenza) e dal Comune di Bologna, Alloggi collettivi profughi,
Assistenza sanitaria ai Centri profughi ECA, Azienda popolare ECA, Costruzione
di un modesto macello comunale, Piccole nuove industrie nell'interno della
Città, Non più rastrellamenti, Sperrzone, Archiginnasio,
Nuovo piano regolatore generale, Una giornata a palazzo d'Accursio.
Il volume Risorgere dalle macerie fu realizzato per volontà
di Mario
Agnoli, ultimo podestà di Bologna, per mostrare ai bolognesi,
ma naturalmente anche agli Alleati e alle forze antifasciste che stavano
per liberare la città, il lavoro svolto per la salvaguardia di
Bologna dal settembre 1943 alla primavera del 1945.
CONTINUA
In effetti il CLN (Comitato
di liberazione nazionale) ritenne che non fosse necessario prendere provvedimento
restrittivi nei confronti dell'ultimo podestà fascista di Bologna,
che aveva comunque evitato gli atteggiamenti violenti e fanatici di altri
esponenti della Repubblica Sociale Italiana, che furono arrestati o giustiziati
dopo il 21 aprile o fuggirono da Bologna.
Risorgere dalle macerie, di grande interesse specialmente per le
numerose, rare fotografie, fu realizzato nel marzo del 1945 in 6 esemplari,
di cui uno inviato allo stesso Benito Mussolini. Fu poi stampato il 6
aprile 1945 in 1.000 copie e sarebbe dovuto uscire nelle librerie proprio
il 21 aprile, giorno della liberazione di Bologna, ma la diffusione fu
annullata, e attualmente solo sei copie sono disponibili presso le biblioteche
bolognesi.
Cfr. Mario Agnoli, Album con fotografie delle opere realizzate a Bologna,
in Bologna "città aperta" (settembre 1943-Aprile 1945),
Bologna, Tamari, 1975, p. 201-206.
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Bologna
Sperrzone
«Bologna Sperrzone», numero unico di Capodanno, 1 gennaio 1945.
Bologna, Poligrafici Il Resto del Carlino. Coll. 32 E 402
Il 1 gennaio 1945 fu pubblicato un foglio umoristico di poche pagine,
nel quale si trovano vignette e scritti perlopiù legati alle drammatiche
condizioni di vita di quel terribile inverno. Si ironizza sui divieti
di parcheggio imposti per motivi di sicurezza dai tedeschi e sulle requisizioni
operate dagli occupanti (con un fotomontaggio una gru si porta via anche
la torre degli Asinelli). Un altro tema più volte trattato è
quello dell'affollamento del centro storico, dove migliaia di sfollati
si sono rifugiati dopo che gli Alleati hanno fermato la loro avanzata
a pochi chilometri dalla città. Ogni angolo è occupato da
famiglie intere giunte dalle campagne con i loro animali e anche l'Archiginnasio,
dopo il 29 gennaio 1944, per alcuni mesi ospitò una stalla; in
una vignetta di «Bologna Sperrzone», che illustra l'articolo
Arca di Noè petroniana, sotto il Pavaglione passeggiano
anche alcune mucche. In un Avviso quasi economico, un giovane si offre
di sposare una donna di qualsiasi aspetto e età, purché
abitante in centro, a piano terra e vicino ad un rifugio sicuro.
Bibliografia:
Nazario Sauro Onofri, I giornali badogliani della RSI a Bologna (1943-1945),
Modena, Mucchi, 1988, p. 128-130
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Apri
l'occhio
«Apri
l'occhio», numero unico, 8 febbraio 1945. Bologna, Poligrafici Il
Resto del Carlino. Coll. 32 E 403
Anche in questo foglio, simile a «Bologna Sperrzone», i temi
dei racconti e delle vignette sono spesso legati alla realtà e
in particolare alle difficoltà di procurarsi il cibo e la legna
per il riscaldamento. In una vignetta alcuni bolognesi si aggirano per
le vie del centro storico con seghe e asce per procurarsi legna da ardere,
tra camini che spuntano da ogni dove, dato che gli sfollati hanno occupato
tutti gli spazi abitabili della città, cantine comprese.
Bibliografia:
Nazario Sauro Onofri, I giornali badogliani della RSI a Bologna (1943-1945),
Modena, Mucchi, 1988, p. 128-130
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I "liberatori"
su Bologna, un opuscolo del Nucleo di Propaganda
I "liberatori" su Bologna, collana "Le
pietre parleranno", 3.
Venezia-Milano, Edizioni erre, 1944 (finito di stampare nel gennaio 1945-XXIII,
dalla Tip. Autofoto, Milano, via Comelico 18).
28 p., [10 c. ], ill.
Coll. 32 F. 706
Le pietre parleranno è il titolo di una collana realizzata
dal Nucleo di Propaganda del Ministero della Cultura popolare tra il 1944
e il 1945, che comprende sei titoli dedicati agli effetti dei bombardamenti
degli Alleati (definiti con sarcasmo i "liberatori") sui centri
storici di alcune città del Nord Italia: Padova, Treviso, Vicenza,
Parma, Milano e Bologna. Gli opuscoli furono editi dalle Edizioni erre,
che aveva sede a Venezia, poi trasferita a Milano.
CONTINUA
Con la proclamazione
della Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.) la sede del Ministero della
Cultura popolare, guidato da Ferdinando Mezzasoma, era stata trasferita
a Salò, ma alcune sezioni del ministero, tra cui quelle del cinema
e del teatro, furono insediate a Venezia, dove nel novembre del 1943 venne
costituito anche il Nucleo di Propaganda, appositamente creato per dirigere
le attività di propaganda della R.S.I., alle dirette dipendenze
del Capo di Gabinetto del ministero, carica ricoperta dal maggio del 1944
da Giorgio Almirante, che nel dopoguerra fu tra i fondatori e a lungo
segretario politico del Movimento Sociale Italiano.
Il raro opuscolo qui riprodotto, dedicato agli effetti dei bombardamenti
su Bologna e in particolare alla distruzione di monumenti storici, fu
edito nel 1944 ma stampato nel gennaio del 1945 (accanto alla data, nel
colophon, compare la sigla N.P. (Nucleo di Propaganda). Era il
terzo titolo, dopo quelli dedicati a Padova e Treviso, che furono stampati
in 2000 copie, e quindi probabilmente anche quello dedicato a Bologna
ebbe la stessa tiratura.
L'opuscolo, il cui anonimo autore mostra una buona conoscenza dei monumenti
di Bologna, è composto da 28 pagine intervallate da fotografie
e da 10 carte interamente dedicate alle immagini delle distruzioni a seguito
dei bombardamenti alleati, sia nel centro storico che in periferia.
Dopo una breve introduzione storica, vengono descritte Le opere monumentali
distrutte dalla barbarie anglo-americana, con la prima parte dedicata
all'Archiginnasio (p. 7-12).
Gli Alleati vengono definiti in genere vandali o barbari
e i bombardamenti non sono una delle terribile conseguenze di una guerra
mondiale in cui l'Italia è stata condotta da Mussolini, convinto
di ottenere in pochi mesi una facile vittoria, ma sono dovuti a una incomprensibile
e spietata malvagità, il segno nefando della barbarie anglosassone
contro la civiltà latina. Uno scontro di civiltà dunque,
in cui gli italiani sono vittime inermi e pacifiche che possono solo sperare
che Dio illumini le menti ottenebrate dei barbari iconoclasti e faccia
cessare gli orrori di questa guerra spietata.
Una guerra non voluta e subita, dunque, parole che non possono non riportare
alla mente per contrasto la dichiarazione di guerra di Mussolini dal balcone
di Palazzo Venezia, il 10 giugno del 1940, davanti ad una folla osannante.
Bibliografia:
Luigi Ambrosoli, Gli opuscoli di propaganda fascista nel periodo della
Repubblica Sociale Italiana, "Belfagor", a. VI, 1, 31 gennaio
1951, p. 587-589.
Philip V. Cannistraro, La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media,
Roma-Bari, Laterza, 1975, spec. alle p. 323-413.
Il fondo Repubblica Sociale Italiana. Fondazione Luigi Micheletti,
catalogo a cura di Daniele Mor e Aldo Sorlini, Brescia, Fondazione Luigi
Micheletti, 1985.
Ugoberto Alfassio Grimaldi, La stampa di Salò, Milano, Bompiani,
1979
Adolfo Mignemi, L'attività del Nucleo Propaganda del Ministero
della Cultura Popolare, in Tra fascismo e democrazia. Propaganda
politica e mezzi di comunicazione di massa, a cura di Adolfo Mignemi,
Torino, edizioni Gruppo Abele, 1995, p. 133-149.
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Ricostruire l'Archiginnasio?
Mussolini dice no
Il 29 gennaio del 1945, ad un anno esatto dal bombardamento
che aveva colpito il palazzo dell'Archiginnasio, il ministro dell'Interno
Guido Buffarini Guidi (1895-1945) comunica al Capo della Provincia di
Bologna, ovvero al Prefetto Dino Fantozzi (1899-1967), il parere negativo
all'avvio dei lavori di ricostruzione e restauro delle parti distrutte
dell'edificio. Scrive Buffarini Guidi:
[...] per ovvie ragioni, non si ritiene opportuno per il momento addivenire
alla riparazione o ricostruzione dell'edificio in oggetto.
Il NO apposto dal Duce, sottolineato, è ben visibile sulla lettere
che Fantozzi aveva inviato al Ministero dell'Educazione nazionale, e per
conoscenza, tra gli altri, anche al Gabinetto del Ministero dell'Interno,
il 5 gennaio del 1945, che ha per oggetto: Ricostruzione dell'Archiginnasio.
CONTINUA
A sostegno della propria
richiesta, Fantozzi sottolinea la notevole importanza storica e artistica
dell'Archiginnasio, rimarcando anche il grande valore morale che avrebbe
rivestito l'iniziativa proprio nel momento in cui Bologna si trovava nelle
immediate retrovie del fronte, in attesa dell'imminente offensiva finale
degli Alleati. La difficile situazione che stava vivendo la città
avrebbe dovuto essere, per Fantozzi, non un impedimento, ma uno stimolo
alla posa della prima pietra dei restauri.
Consapevole che ormai la fine del fascismo era vicina, Fantozzi scriveva:
Se anche per deprecata ipotesi la città dovesse cadere in mano
al nemico, resterebbe pur sempre all'Italia Fascista il merito e il vanto
dell'iniziativa.
La risposta di Mussolini, alle prese con ben altre emergenze, non poteva
non essere negativa, per ovvie ragioni: le risorse della Repubblica Sociale
Italiana erano ormai scarsissime e non potevano essere utilizzate per
la ricostruzione dei monumenti colpiti dai bombardamenti. Eppure, nonostante
il mancato sostegno all'iniziativa da parte di Mussolini, il 9 marzo del
1945 viene posata la prima pietra della ricostruzione del palazzo, alla
presenza di Fantozzi, Capo della Provincia, del Podestà Mario Agnoli,
del Soprintendente ai monumenti dell'Emilia, Alfredo Barbacci e di vari
tecnici comunali e del Genio Civile. La cerimonia è officiata da
monsignor Filippo De Maria. La posa della prima pietra è ricordata
nelle proprie memorie sia da Agnoli che da Barbacci, ma entrambi indicarono
una data sbagliata, rispettivamente il 7 gennaio e il 3 marzo. Barbacci
riuscì ad ottenere dal Ministero dell'Educazione nazionale la disponibilità
di 600.000 lire, che furono utilizzate per i primi lavori di carattere
strutturale e si esaurirono rapidamente, causando la sospensione dei lavori
che ripresero solo nel 1946, con fondi del Ministero dei Lavori pubblici.
La posa della prima pietra era stata preceduta da una riunione convocata
dal Podestà per il giorno 8 febbraio, a cui avevano partecipato
Barbacci, il direttore reggente dell'Archiginnasio, Alberto Serra-Zanetti
e rappresentanti dell'Università, del Genio Civile e dei servizi
tecnici del Comune. Era presente anche il tenente Haftmann, che si occupava
della salvaguardia dei monumenti per conto del Comando tedesco di Bologna,
che offrì la disponibilità di mezzi per il trasporto di
mattoni, calce e cemento. Il parere negativo del ministro Buffarini Guidi
alla richiesta del Capo della Provincia di ricostruire l'Archiginnasio
era stato spedito il 2 febbraio 1945, e dunque con ogni probabilità
la riunione convocata dal Podestà per l'8 febbraio fu decisa immediatamente
dopo aver ricevuto la risposta, di cui però è singolare
che non si faccia cenno nel verbale della riunione. Come mai tanta fretta,
e perché ignorare il parere contrario all'iniziativa comunicata
da Buffarini Guidi per conto dello stesso Mussolini?
Vi erano certamente le motivazioni addotte da Barbacci, che riteneva urgentissimi
alcuni lavori di consolidamento e la costruzioni di tettoie provvisorie
per evitare ulteriori danni alle decorazioni dell'Archiginnasio, ancora
esposte alle intemperie. Ma Barbacci in qualità di Sovrintendente
agiva come tecnico e esperto di monumenti, mentre per Fantozzi e Agnoli
vi erano con ogni probabilità anche forti motivazioni di tipo politico,
che consigliavano non solo di procedere con gli urgenti lavori di consolidamento
e protezione, ma anche e specialmente di passare alla storia come i protagonisti
della posa della prima pietra della ricostruzione dell'Archiginnasio.
Come aveva espressamente scritto Fantozzi nella sua richiesta del 5 gennaio
1945, il merito dell'iniziativa per la ricostruzione dell'Archiginnasio
doveva essere dell'Italia Fascista, o meglio dei suoi rappresentanti a
Bologna, quindi dello stesso Fantozzi e del Podestà Agnoli. Non
c'era tempo da perdere, la città sarebbe presto caduta in mano
agli Alleati e il merito di aver avviato la ricostruzione del monumento
simbolo della città e quindi di aver contribuito al futuro postbellico
di Bologna avrebbe potuto avere un certo peso nel momento della resa dei
conti, quando sia Fantozzi che Agnoli sarebbero stati chiamati a rispondere
delle loro azioni in qualità di principali rappresentati della
R.S.I. in città. Da un documento recentemente ritrovato nell'Archivio
riservato dell'Archiginnasio emergono ulteriori interessanti dettagli
sulla vicenda: il 13 febbraio 1945 Fantozzi scrive ad Agnoli, per comunicargli
che il Ministero dell'Educazione nazionale si è offerto di contribuire
alla ricostruzione dell'Archiginnasio. Scrive Fantozzi:
Sono lieto che l'iniziativa, da me presa fin dal 3/1 u.s. e tanto gradita
alla popolazione, abbia avuto così rapida sanzione dalla Superiore
autorità.
In calce alla lettera di Fantozzi, scrive il Podestà Agnoli in
data 15 febbraio:
Io sono lieto che alla mia proposta fatta al Capo della Provincia il
1° Gennaio telefonandogli da casa mia (nel fargli gli auguri di Capo
d'Anno) egli abbia dato subito la propria adesione - ma la proposta è
partita da me - . Per amore di quell'armonia attualmente in atto non rivendico
l'iniziativa e si passi agli atti.
Il 17 febbraio Albero Serra Zanetti prende atto della piccata considerazione
del Podestà e archivia il documento nell'Archivio riservato della
Biblioteca, il più lontano possibile da occhi indiscreti.
La lettera di Fantozzi e la risposta di Buffarini Guidi sono conservate
presso l'archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Gabinetto
R.S.I (1943-45), busta 52, fascicolo 1376, Bologna. Ricostruzione dell'Archiginnasio.
La riproduzione dei documenti è stata gentilmente concessa dall'Archivio
Centrale dello Stato in data 14 gennaio 2019, n. di Prot. 132/43.11.00.
Gli altri documenti citati e qui riprodotti, provengono dall'Archivio
della Biblioteca dell'Archiginnasio.
Bibliografia:
http://badigit.comune.bologna.it/sindaci/podesta_crono.htm
Mario Agnoli, Bologna "città aperta" (settembre 1943-aprile
1945), Bologna, Tamari, 1975, p. 94-95.
Luca Baldissara, Il governo della città. La ridefinizione del
ruolo del comune nell'emergenza bellica, in Bologna in guerra 1940-1945,
a cura di Brunella Dalla Casa e Alberto Preti, Milano, F. Angeli, 1995,
p. 103-131, ma spec. alle p. 115-131 per l'attività podestarile
di Agnoli.
Alfredo Barbacci, Monumenti di Bologna. Distruzioni e restauri,
Bologna, Cappelli, 1977, p. 50-53.
Franco Bergonzoni, Distruzioni belliche e restauri, in L'Archiginnasio.
Il Palazzo, l'Università, la Biblioteca, v. 2. La Biblioteca comunale
e gli istituti culturali insediati nel Palazzo, a cura di Giancarlo
Roversi, testi di Franco Bergonzoni et al., Bologna, Credito romagnolo,
1987, p. 584-588.
Alberto Mandreoli, Il fascismo della Repubblica Sociale a processo.
Sentenze e amnistia (Bologna 1945-1950), spec. su Dino Fantozzi, p.
137-158.
Risorgere dalle macerie, Bologna, Tipografia Luigi Parma, 1945. Riprodotto integralmente in questo sito nella sezione Documenti dalle
raccolte della Biblioteca.
Renato Sasdelli, Fascismo e tortura a Bologna. La violenza fascista
durante il regime e la RSI, Bologna, Pendragon, 2017, spec. alle p.
221-222 dedicate a Dino Fantozzi.
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Documenti dall'Archivio della
Biblioteca (9 documenti)
L'archivio della Biblioteca dell'Archiginnasio conserva
importanti documenti sui drammatici eventi di quei mesi: la distruzione
del Palazzo, l'allestimento di sedi provvisorie per ospitare i libri e
i servizi di lettura, le disposizioni per il riutilizzo delle macerie,
il bombardamento della colonia estiva di Casaglia che costò la
vita al direttore Lodovico Barbieri e i primi interventi per la ricostruzione.
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Istruzione
sulla protezione antiaerea
Solo a partire dal 1927 lo Stato Maggiore dell'esercito italiano iniziò ad occuparsi della difesa aerea sul territorio nazionale.
Da quel momento iniziarono ad essere redatti regolamenti e manuali e iniziarono ad essere approvati vari provvedimenti legislativi per adeguare il paese ai rischi della guerra aerea. Nel 1934 nacque l'UNPA (Unione nazionale per la protezione antiaerea).
La Biblioteca dell'Archiginnasio ha riprodotto uno dei più ampi testi relativi alla protezione antiaerea, pubblicato a cura del Ministero della Guerra e del Comitato centrale interministeriale protezione antiaerea nel 1938.
In undici fascicoli vengono dettagliatamente raccolte le principali informazioni sull'organizzazione della protezione antiaerea, dall'oscuramento allo sfollamento, dalla protezione antincendi alla difesa del patrimonio artistico e culturale.
Organizzazione
della P.A.A.
Mezzi
di offesa e loro effetti
La
segnalazione dell'allarme
L'oscuramento
delle luci
Urbanistica
edilizia antiaerea e ricoveri
Dissimulazione
degli obbiettivi
Lo
sfollamento della popolazione
Protezione
sanitaria antiaerea
Protezione
antincendi
Protezione
del patrimonio artistico e culturale
Provvedimenti
complementari della protezione antiaerea
Indice
generale
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