
 Casarini Camillo | 
          Sindaci (1859 - 1926) | ||
 
  | 
        |||
|  Figlio di Giuseppe Casarini e Rosa Sarti Pistocchi. 
            Partecipò alla difesa di Bologna nel 1849 e successivamente si distinse 
            per la sua miltianza contro il potere pontificio, rimanendo però sostanzialmente 
            estraneo al movimento mazziniano e militando in un gruppo liberale 
            che lo avvicinò a Cavour col quale collaborò direttamente fra il 1859 
            e il 1860. Laureato in giurisprudenza, scrisse poesie anticlericali 
            che gli valsero l'allontanamento temporaneo dall'Università e articoli 
            sul giornale letterario "L'Incoraggiamento". Ebbe un ruolo di primo 
            piano, insieme a Luigi Tanari e Pietro Inviti, nella costituzione 
            del Comitato segreto di Bologna della Società nazionale italiana che 
            guidò fino al 1859 dando un notevole contributo alla realizzazione 
            del disegno cavouriano. Come ministro della guerra partecipò alla 
            Giunta provvisoria di governo che si formò il 12 giugno, dopo che 
            gli Austriaci e il cardinal Milesi abbandonarono Bologna, e che offrì 
            la dittatura a Vittorio Emanuele II. Dopo il periodo del commissariato 
            regio di D'Azeglio col quale Casarini ebbe difficili rapporti, Leonetto 
            Cipriani assunse la carica di governatore e convocò l'Assemblea delle 
            Romagne, alla quale Casarini fu eletto, che votò la fine del governo 
            pontificio e l'annessione al Regno di Sardegna. Nel 1860 partecipò 
            all'assalto della guarnigione pontificia di Urbino, da quella data 
            inoltre si dedicò alla politica cittadina divenendo assessore nel 
            1861, impegno che mantenne fino al 1865 quando venne eletto al Parlamento 
            nazionale. In quel periodo maturò un progressivo allontananmento dalla 
            Destra e aderì alla nascente Sinistra costituzionale auspicando la 
            nascita di un grande partito nazionale progressista. Nel 1868, in 
            occasione delle rivolte contro la tassa sul macinato, che Casarini 
            attribuiva al malcontento sociale, capeggiò un comitato che prendeva 
            il nome dal Liceo Galvani per richiedere profonde riforme sociali. 
            Nel luglio del 1869 vinse le elezioni amministrative a Bologna e diventò 
            sindaco a capo di una coalizione di forze che prese il nome di Partito 
            degli azzurri. Nella sua politica amministrativa difese nettamente 
            la laicità delle istituzioni statali, si occupò della riforma delle 
            scuole, delle biblioteche (a lui si deve la riapertura della Biblioteca 
            comunale), dei musei, dei progetti urbanistici, degli aiuti alle Società 
            operaie. Lasciò la carica nel 1872 in seguito allo scandalo Guadagnini, 
            nel quale fu coinvolto ma dal quale uscì senza addebiti.  Fonti bio-bibliografiche:  | 
        |||
| Catalogo Frati - Sorbelli dell'Archiginnasio | 
          Catalogo del Polo bolognese SBN | 
        ||
|   Iconografia Fonti archivistiche  | 
        |||