Arpinati fu una delle figure di maggior spicco del
fascismo bolognese e per molti versi la sua vicenda umana e politica
è emblematica di molte fasi cruciali del ventennio fascista.
Iniziò la militanza politica tra i socialisti, quindi tra
gli anarchici interventisti. Allo scoppio della guerra fu militarizzato
come ferroviere elettricista e le sue posizioni interventiste lo
avvicinarono a Mussolini.
Fu tra i fondatori del secondo Fascio di combattimento di Bologna
nel 1920, ed in breve divenne uno dei principali organizzatori delle
feroci spedizioni punitive fasciste contro il movimento operaio
e socialista non solo in Emilia, ma anche in città di altre
regioni, da Ancona a Milano. Dopo la vittoria del fascismo divenne
uno degli esponenti di spicco del Pnf a livello nazionale, ricoprendo
numerose cariche, da segretario federale di Bologna a vice segretario
generale del Pnf, oltre ad essere eletto deputato dal 1921 al 1934.
Ricoprì anche molti incarichi in ambito sportivo: Arpinati
fu presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio dal 1926
al 1932, della Federazione Italiana di Atletica Leggera dal 1927
al 1929, del Comitato Olimpico Nazionale Italiano dal 1931 al 1933.
A Bologna fu l'artefice della costruzione del complesso polisportivo
del Littoriale, lo stadio cittadino, inaugurato nel 1926.
Dal 1929 fino al 4 maggio 1933 fu sottosegretario di Stato agli
Interni, ma fu costretto a dimettersi per profondi dissidi con Mussolini
e per la forte avversione di Achille Starace, segretario del Pnf.
Già nel 1926 Arpinati era stato accusato di aver partecipato
all'organizzazione dell'attentato al duce avvenuto a Bologna.
Nella notte tra il 26 e il 27 luglio 1934 fu arrestato con l'accusa
di avere tramato contro il regime e condannato a 5 anni di confino
a Lipari. Dopo 2 anni fu autorizzato a ritirarsi nella sua tenuta
di Malacappa, nei pressi di Bologna, sotto controllo della polizia.
Rifiutò di aderire alla Repubblica sociale italiana, benchè
richiestogli dallo stesso Mussolini, ed anzi prese contatti con
gli ambienti della Resistenza e dell'antifascismo, ma fu ucciso
da un gruppo di partigiani il 22 aprile 1945, il giorno dopo la
liberazione di Bologna.
Fonti bio - bibliografiche:
Edoardo Savino, La nazione operante. Profili e figure, Milano,
Esercizio Stampa Periodica, 1928 (biografia del periodo in cui era
in auge)
Edoardo Savino, La nazione operante. Profili e figure, Milano,
Vicolo Pattari, 5, 1934, p. 377 (biografia del periodo in cui era
caduto in disgrazia).
Arpinati Leandro, in Dizionario biografico degli italiani,
Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, v. 4, 1962, pp. 297-299.
Agostino Iraci, Arpinati, l'oppositore di Mussolini, Roma,
Bulzoni, 1970.
Marco Missori, Gerarchie e statuti del Pnf Gran consiglio, Direttorio
nazionale, Federazioni provinciali: quadri e biografie, Roma,
Bonacci, 1986, p. 162.
Pier Paolo D'Attore, Il fascismo di Arpinati e Grandi, in
Storia illustrata di Bologna, a cura di Walter Tega, Milano,
Nuova editoriale, 1990, v. IV, pp. 181-200,
Pier Paolo D'Attore, Bologna "imperiale", in Storia
illustrata di Bologna, a cura di Walter Tega, Milano, Nuova
editoriale, 1990, v. IV, pp. 201-220.
Mauro Grimaldi, Leandro Arpinati : un anarchico alla corte di
Mussolini, Roma : Società Stampa Sportiva, [1999]
Brunella Dalla Casa, Attentato al duce : le molte storie del
caso Zamboni, Bologna, Il mulino, 2000.
Stefano Pivato, Arpinati Leandro, in Dizionario del fascismo,
a cura di Victoria de Grazia e Sergio Luzzatto, Torino, Giulio Einaudi,
2002, v. 1, pp. 103-104.
Nazario Sauro Onofri, Il triangolo rosso. La guerra di liberazione
e la sconfitta del fascismo 1943-1947, Roma, Sapere 2000, 2007.
Brunella Dalla Casa , Squadrista, podesta, sottosegretario agli
interni: la carriera esemplare di Leandro Arpinati tra intransigenza
e normalizzazione. In Fascismo e antifascismo nella valle
padana, a cura dell'Istituto mantovano di storia contemporanea,
Bologna, CLUEB, 2007, p. 401-426.
Per ricostruire le complesse vicende della vita di Arpinati, si
veda in particolare Brunella dalla Casa, Leandro Arpinati. Un
fascista anomalo, Bologna. Il Mulino, 2013 |