Alfredo Barbacci (1896-1989), soprintendente ai monumenti dell'Emilia
dal 1943 al 1952, artefice della protezione dei monumenti tra il 1943
e il 1945, e nel dopoguerra uno dei principali protagonisti della ricostruzione,
in un libro di ricordi pubblicato nel 1983 (Memorie. Una vita per l'arte,
Bologna, Nuova Abes) sostiene che il principale obiettivo dei bombardieri
erano le chiese di Bologna, e quindi il centro storico (p. 116), allo
scopo di demoralizzare la popolazione. Nello stesso libro, a p. 114, riporta
come esempio della volontà di distruggere i monumenti cittadini,
l'episodio della presunta gara tra aviatori inglesi per abbattere le Due
Torri, episodio poi riportato da altri in diverse pubblicazioni.
Alfredo Barbacci, che pure fu testimone oculare dei bombardamenti, non
considera il fatto che se gli Alleati avessero voluto distruggere Bologna
per fiaccarne la resistenza, l'avrebbero potuto fare in 24 ore, così
come era già stata rasa al suolo dai tedeschi nel novembre del
1940 la città inglese di Coventry, o come furono colpite dagli
inglesi, causando decine di migliaia di vittime prima Amburgo e poi Dresda,
o come gli americani fecero con Tokio nel marzo del 1945.
Ma non erano il centro storico o i quartieri residenziali l'obiettivo
dei bombardamenti, bensì in primo luogo la vasta area della Stazione
Centrale che purtroppo era a ridosso del centro, a poche centinaia di
metri dal cuore della città, così come il quartiere popolare
della Bolognina, che confinava con la vasta area ferroviaria.
Bologna subì in totale 94 incursioni aeree, di cui 32 effettuate
da formazioni di bombardieri medi e pesanti, mentre le altre incursioni
furono effettuate da cacciabombardieri e da caccia, che bombardavano e
mitragliavano in pieno giorno sia obiettivi militari (colonne di veicoli,
accampamenti, postazioni etc), ma anche veicoli e persone in movimento,
quindi spesso civili. Si trattava di incursioni che avevano lo scopo non
solo di tenere sotto pressione le truppe nemiche, che rischiavano di essere
attaccate in ogni momento e quindi erano costrette a spostarsi di notte,
ma di intimorire anche i civili, creando così un continuo stato
di tensione, allo scopo certamente di indebolire il "fronte interno"
e quindi di conseguenza la capacità di resistenza del fronte vero
e proprio, che arretrava sempre di più verso Bologna e che dall'autunno
del 1944 si fermò a pochi chilometri dalla città.
La maggior parte delle vittime civili e delle distruzioni di abitazioni
e monumenti furono però causate dalle 32 incursioni di formazioni
di bombardieri pesanti, tra cui i quadrimotori statunitensi B 17, le Fortezze
Volanti, che potevano trasportare quasi otto tonnellate di bombe.
Questi bombardamenti, effettuati spesso in più ondate da decine,
e a volte centinaia di aerei, scaricavano sugli obiettivi bombe per diverse tonnellate di esplosivo. Il 13 maggio, ad esempio, 127
aerei scaricarono sulle stazioni di San Ruffillo, San Donato, Bologna
e Castel Maggiore, 765 bombe, per un totale di 380 tonnellate di esplosivo.
Anche in questo caso molte bombe finirono su abitazioni civili, e vi furono
circa 100 persone uccise o ferite, e un centinaio di edifici distrutti
o lesionati.
|