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Marcello Dudovich
   
Marcello Dudovich (Trieste, 21 marzo 1878 - Milano, 31 marzo 1962), pittore e cartellonista italiano, esponente di quel gotha artistico che diede vita e movimento alla pubblicità, la più grande forma di comunicazione di massa.
Trasferitosi dalla natia Trieste a Milano nel 1898, dopo aver frequentato l'istituto d'arte professionale ed essersi formato nel clima artistico triestino e mitteleuropeo, viene assunto come litografo alle Officine Ricordi. Qui viene notato dal cartellonista Leopoldo Metlicovitz e incaricato di realizzare bozzetti per la pubblicità. In seguito, a Bologna, crea cartelloni pubblicitari, copertine ed illustrazioni per varie riviste ("Italia Ride" nel 1900 e "Fantasio" nel 1902), mentre all'Esposizione Universale di Parigi del 1900 è premiato con la Medaglia d'Oro.
Negli anni successivi collabora alle illustrazioni degli albi strenna di "Novissima" (Milano e Roma, 1901-1913) e dal 1906 a "Il Giornalino della Domenica" di Firenze. Tra gli altri periodici che recano la sua firma si ricordano "Varietas", "Ars et Labor", "Secolo XX" (Milano, 1907-1933) e le copertine a colori per "La Lettura" e "Rapiditas".
A Milano, ritornato nel 1905 alle Officine Grafiche Ricordi, vi produce nuovi manifesti, tra i più famosi quelli per i magazzini Mele di Napoli e per Borsalino, premiato nel 1911. Nello stesso anno è chiamato a Monaco di Baviera, come disegnatore nella redazione di "Simplicissimus", dove pubblicherà per circa quattro anni tavole di soggetto mondano. Questa felice stagione si interrompe con lo scoppio della prima guerra mondiale; Dudovich collabora ai fascicoli antiaustriaci "Gli Unni... e gli altri!" (1915), di G. Antona Traversi, a "Pasquino", a "Satana Beffa" (1919) e quindi a "Illustrazione Italiana" (1922).
A Torino, tra il 1917 ed 1919, crea diversi cartelloni per la nuova industria del cinema e lavora per varie aziende (Carpano, Fiat, Pirelli, Alfa Romeo e le Assicurazioni Generali). Anche per La Rinascente di Milano realizza diversi manifesti tra il 1920 e il 1929. Nel 1930 disegna il celebre manifesto per i copertoni Pirelli.
Ma già dalla fine degli anni Venti lascia da parte l'attività pubblicitaria, dedicandosi soprattutto alla pittura e all'attività di illustratore. Muore il 31 marzo 1962 a Milano.
Con il suo apporto la pubblicità ha trasceso il fine commerciale per assumere una dignità autonoma di manifestazione artistica e di testimonianza dello spirito dei tempi. In quest'ottica esemplari sono, per esempio, i manifesti realizzati per le campagne di alcuni tipi di bevanda, a partire dal Bitter Campari, ove l'artista fa risaltare l'attesa di emancipazione sociale, oppure quelli per l'Alemagna con il gioco dell'incontro in volo tra le due colombe, quella vera e quella dolce, o ancora quelli per le mitiche automobili Bugatti.
Espressivo, conciso, elegante, mai volgare, il segno grafico narrativo e personalissimo dell'artista triestino è riconoscibile nelle figure femminili e maschili di un'eleganza raffinata, ma dove alla coppia è affidato il compito di interpretare scene di vita quotidiana in cui il consumatore può identificarsi, in un continuo rispecchiarsi tra l'essere e il voler essere.

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