Sala Rusconi, Biblioteca dell'Archiginnasio
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Due preziose opere di grafica dal fondo Rusconi Verzaglia |
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Il patrimonio dell'Archiginnasio si è formato nel corso
dei due secoli di vita anche grazie alla stratificazione di librerie
private giunte attraverso i lasciti e le donazioni.
Se la biblioteca civica delle origini aveva l'esigenza infatti di
accogliere le richieste che venivano dal mondo degli studi e, pertanto,
si sforzava di dotarsi di un patrimonio esteso alle diverse branche
del sapere, nel Novecento matura la scelta di puntare sull'accrescimento
nei campi letterario, storico, filologico, filosofico, politico,
artistico e bibliografico, in una parola 'umanistico'.
Le più importanti librerie private acquisite in questo periodo
sono l'esatto specchio di queste tendenze e programmi: esemplare
una raccolta quale la Rusconi Verzaglia, ricca di testi letterari,
artistici e religiosi, e, in più, di una pregevole collezione
di incisioni antiche.
Il conte Pietro Giacomo Rusconi (Bologna, 1865? - 6 novembre
1916), dottore in legge, amministratore del Monte di Pietà,
figlio ed erede universale del conte Carlo Giacomo che era stato
consigliere e vice direttore della Cassa di Risparmio in Bologna
fino alla morte nel 1894, essendo privo di eredi diretti, aveva
stabilito che le sue intere sostanze, amministrate da un'apposita
Fondazione perpetua (tuttora operante nella sua casa di via Petroni
9), fossero destinate con le loro rendite a finanziare "manifestazioni
d'arte e di cultura in decoro della tradizione bolognese".
Ma, oltre a case, fondi e crediti, il Rusconi possedeva anche cospicue
raccolte di oggetti d'arte e di libri, che a sua volta la vedova,
contessa Luisa Verzaglia, morendo nel novembre del 1919,
lasciò per testamento al Comune di Bologna.
Di conseguenza nel 1920, la parte più propriamente oggettistica
fu consegnata al Museo Civico e al Museo Artistico Industriale,
quella bibliografica fu destinata all'Archiginnasio.
La libreria, che comprende quasi 4.000 opere e nella quale sono
intrecciati i caratteri e le scelte di entrambi i coniugi, rappresenta
la tipica raccolta di una famiglia aristocratica fra i due secoli,
con tracce di collezionismo, ma soprattutto di evidente amore per
il 'bel' libro. L'allora direttore dell'Archiginnasio, Albano Sorbelli,
così appunto la descrive: "Vi si contengono non meno
di cento incunaboli, e tra di essi alcuni rarissimi, molti riguardanti
la letteratura italiana; ci sono parecchie centinaia di edizioni
della prima metà del secolo XVI, talune con graziose xilografie
ed incisioni, e non mancano edizioni della seconda metà di
quel secolo e di secoli seguenti, degne di particolarissimo riguardo.
V'è poi una splendida raccolta di libri d'arte e sull'arte,
una collezione dantesca sceltissima, con parecchi incunaboli della
Commedia, molti volumi di Aldo e del Bodoni e poi volumi di curiosità
e di scienze occulte
" (Sorbelli, Relazione [sull'anno
1922], "L'Archiginnasio", XIX, 1923, p. 15).
Nel 1922 il materiale a stampa "più pregevole o per
l'antichità delle edizioni, o per il loro valore o per le
particolarità dei vari volumi" fu raccolto in appositi
scaffali nella sala X della Biblioteca, intitolata al nome del donatore
che vi compare con il suo ritratto su una delle porte di accesso.
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