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Carducci e la Casa Editrice Zanichelli.
Fondata nel 1859 dal libraio e tipografo modenese, nonché patriota
Nicola Zanichelli, che nel 1866 si era trasferito a Bologna rilevando
l'antica libreria Rocchi e Marsigli sotto il portico dell'Archiginnasio,
la sua Casa Editrice diede alle stampe gran parte della produzione culturale
bolognese a cavallo dei due secoli, facendo fin dall'inizio di Carducci
l'autore-principe del proprio catalogo.
I rapporti fra il poeta e la famiglia Zanichelli furono improntati ad
amicizia e comunanza di ideali, più che a una pura relazione d'affari:
Carducci era intransigente e accurato fino all'esasperazione nel controllo
editoriale delle sue opere, meno sugli aspetti commerciali e finanziari
che lo riguardassero.
Dai torchi zanichelliani uscirono a partire dal 1875 tutte le principali
pubblicazioni di componimenti e testi letterari del poeta: la prima raccolta
poetica è rappresentata dalla seconda edizione, con emendazioni
ed aggiunte, delle Nuove poesie di Enotrio Romano, mentre Delle
poesie latine edite e inedite di Ludovico Ariosto costituì
la prima edizione di un suo studio umanistico.
Conclusero il lungo sodalizio di vita e di lavoro due sillogi, dedicate
rispettivamente alle Poesie. MDCCCL-MCM, nel 1901 (con integrazioni
e cambiamenti nel 1902), e alle Prose. MDCCCLIX-MCMIII. Edizione definitiva,
nel 1905, con una premessa firmata dal Carducci stesso in data 25 ottobre
1904. Ma, soprattutto, è da ricordare che fra il 1889 - ancora
vivente il poeta - e il 1909 - poco dopo la sua morte - fu compiuto dagli
Zanichelli il primo, monumentale sforzo di dare un assetto definitivo
a tutte le Opere carducciane, in venti volumi (tre di poesie e
diciassette di prose, postumi il XIV e dal XVII al XX), cui si aggiunsero
due volumi di lettere scelte (Lettere MDCCCLIII-MCMVI, nel 1911,
e Lettere alla famiglia e a Severino Ferrari, nel 1913). All'edizione
maggiore fu affiancata un'edizione popolare, uscita in dispense fra il
1909 e il 1913, e annotata a cura di Adolfo Albertazzi, con la collaborazione
di Augusto Casari, Emilio Lovarini, Mario Pelaez, Achille Saletti e Renato
Serra.
Carducci e la Libreria Zanichelli sotto il portico dell'Archiginnasio
"La libreria Zanichelli era in Bologna il ritrovo di tutti gli
studiosi. Naturalmente il Carducci, non per trovarvi gente (di che non
aveva gran voglia, come sappiamo), ma per avervi notizia delle novità
librarie e comprar libri, vi capitava spesso; e la schietta cortesia del
signor Nicola e dei figli fu cagione che ben presto entrò con essi
in grande intimità. E come il vecchio Zanichelli faceva anche l'editore
e aveva voglia di allargare in questa parte la sua industria, non tardò
a nascergli il desiderio di pubblicare qualche libro del suo nuovo avventore".
(Giuseppe Chiarini, Memorie della vita di Giosue Carducci (1835-1907)
raccolte da un amico, 2a ed. corretta e accresciuta, Firenze, G. Barbèra
Editore, 1907, p. 188-189).
Nel retrobottega della libreria ben presto attorno a Carducci, malgrado
la sua scontrosità, si formò un vero e proprio "cenacolo":
"Giosue Carducci, Olindo Guerrini, Enrico Panzacchi, e imitatori
e ammiratori, e amici e nemici vicini e lontani convergettero; e l'ultima
raccolta fu quella che intorno al Carducci riunì i migliori e più
giovani discepoli suoi, Guido Mazzoni, Severino Ferrari, Giovanni Pascoli,
Giovanni Marradi, Corrado Ricci e qualche altro. Il Carducci o per via
o in campagna o in casa d'amici o dallo Zanichelli o al caffè ammaestrava,
leggeva, criticava, addestrava tutti quelli ottimi con amore di padre
e di maestro" (Ugo Ojetti, Alla scoperta dei letterati, Milano,
Fratelli Bocca editori, 1892, p. 3-16).
Sempre ad Ojetti dobbiamo una fotografia della vita quotidiana e metodica
del Carducci, di cui le visite alla libreria costituivano un appuntamento
cadenzato e rituale: "La sua vita quotidiana è assai metodica.
Non si alza prestissimo, come rincasa tardi la notte; lavora tutta la
mattina, alle 12 beve tre uova; puntualmente (sommo ed unico esempio in
Italia) va il lunedì, il mercoledì e il venerdì alla
sua lezione dalle due alle quattro pomeridiane; esce e passa dagli Zanichelli
dove prende il Corriere della Sera; va a pranzo alle sei e mangia
con appetito d'uomo valido e sano; poi esce per andare verso le nove dagli
Zanichelli ancóra, o a chiacchierare, o a fare una partita al briscolon,
o a leggere (tre o quattro volte ogni inverno) del Dante o dell'Orazio:
e la sua lettura allora è così viva e limpida che vale commento".
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