Cincinnato Baruzzi


Karl Briullov, Ritratto di Cincinnato Baruzzi (Bologna, Collezioni comunali d'arte)

Tipologia del soggetto produttore: Persona

Forma/e autorizzata del nome: Baruzzi, Cincinnato, 1796-1878

Forme parallele del nome: Baruzzi, Cincinnato (RICA = Regole Italiane di Catalogazione per Autore)

Date di esistenza: Imola, 16 marzo 1796 - Bologna, 28 gennaio 1878
1796/03/16-1878/01/28

Biografia: Cincinnato Baruzzi nacque a Imola il 16 marzo 1796 da Vincenzo Luigi e Maria Tadolini, figlia dell'architetto Francesco. Era l'ultimo di quattro figli, ma prima dei fratelli ottenne l'emancipazione dalla patria potestas nel 1829. Crebbe in una famiglia agiata che possedeva nell'Imolese, oltre alla casa paterna, anche due poderi, Montrone e San Luigi. Compiuti i primi studi a Imola, nel 1814 entrò alla Scuola di Ornato, di Anatomia e di Elementi di Figura dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, retta allora da Giacomo De Maria. Nel 1819 vinse il premio dell'alunnato, istituito nel 1804 per offrire ai migliori allievi dell'Accademia l'opportunità di frequentare un corso di perfezionamento quadriennale a Roma, con l'obbligo di inviare alla fine di ogni anno un saggio del proprio lavoro. Baruzzi, che già dal 1816, dietro raccomandazione di De Maria, aveva cominciato a frequentare a Roma lo studio di Antonio Canova, riprese a lavorare per il maestro di Possagno, per il quale eseguì con successo diversi modelli di opere classiche in creta e poi in marmo. Impegnato com'era a soddisfare le numerose commissioni affidategli, entrò in contrasto con l'Accademia di Bologna per il ritardo con cui inviava le sue opere di fine alunnato, che lasciava a lungo in esposizione nello studio canoviano frequentato da illustri visitatori. Il 13 ottobre 1822 moriva a Venezia Antonio Canova: Baruzzi, in accordo con l'unico erede, monsignor Gian Battista Sartori, e con il sovrintendente dello studio canoviano, il cavalier Antonio d'Este, ottenne la direzione dello studio di via delle Colonnette, per poi diventarne, dopo pochi anni, l'unico e legittimo proprietario. Nel frattempo a Bologna il professor De Maria, costretto per motivi di salute a rinunciare all'insegnamento, lasciò la cattedra di scultura dell'Accademia ad Adamo Tadolini, nominato suo successore il 23 marzo 1830. Dopo molti indugi, Tadolini preferì rinunciare all'incarico e nel settembre 1831 Baruzzi fu chiamato a sostituirlo. Prima di lasciare Roma egli affidò la gestione dello studio all'amico Giacinto Cerchiari, che vi si dedicò fino al 1834, anno in cui l'attività fu ceduta a Pietro Melloni. A Bologna Baruzzi stabilì la sua dimora in una villa posta sulla collina di San Mamolo, l'Eliso o Villa Baruzziana, alla cui ristrutturazione dedicò tutta la vita: era suo intento realizzare una sorta di casa-museo, ove dare degna dimora alle opere eseguite e raccolte nel corso degli anni. L'inaugurazione della villa avvenne nel 1836, in occasione del matrimonio celebrato con la pittrice Carolina Primodì, figlia di Francesco Primodì. In lei Baruzzi trovò un valido aiuto nella gestione dei propri affari, tanto da affidargliene la cura nei frequenti periodi in cui era costretto ad assentarsi da Bologna per motivi di lavoro. Spesso però preferiva che lei lo seguisse, come avvenne nella primavera del 1839, quando dovette recarsi a Roma, o fra la fine del 1849 e l'inizio del 1850 in occasione di un lungo e travagliato viaggio della speranza. Era accaduto che durante l'attacco delle truppe austriache a Bologna nel 1849, l'Eliso fosse stato trasformato in fortilizio, poiché, per la sua favorevole posizione, consentiva di controllare la città sottostante. In soli dodici giorni di occupazione la casa fu saccheggiata e devastata e molte opere andarono danneggiate o perdute. Poiché non arrivarono gli aiuti economici promessi dal Governo, Baruzzi si recò personalmente a Roma e a Napoli per cercare risarcimento almeno parziale per i danni subiti, ma non ottenne alcun aiuto. Nel 1853 decise allora di raggiungere Parigi insieme con la moglie Carolina per piazzare alcune sue opere, ma il presidente dell'Accademia Carlo Bevilacqua non glielo consentì. Baruzzi partì comunque con il permesso del prolegato monsignor Grassellini, ma i guadagni ricevuti non bastarono a coprire la somma necessaria per ripristinare la Baruzziana. Fra il 1857 e il 1859 lo scultore si recò nuovamente a Roma in compagnia della moglie per presentare un progetto per il completamento della facciata di San Petronio di Bologna insieme con l'amico Pelagio Palagi. Carlo Bevilacqua ancora una volta lo ostacolò e a causa della sua assenza dalla cattedra gli sospese lo stipendio. Le delusioni più grandi dovevano però ancora arrivare: nel 1859 fu vittima dell'epurazione avviata da Luigi Carlo Farini ai danni degli individui giudicati simpatizzanti del vecchio regime. Forse per i suoi contatti con la nobiltà e le corti europee, o forse per il suo stile ancorato all'antico gusto neoclassico e incapace di proporre temi nuovi, fu costretto al pensionamento. Un anno dopo la moglie Carolina morì senza avergli dato eredi, colpita da una peritonite fulminante mentre si trovava in Toscana, ove già nel 1850 aveva trascorso una lunga vacanza. Baruzzi passò così il resto della sua vita solo ed amareggiato, chiuso nell'amata dimora, ove morì il 28 gennaio 1878. Con testamento olografo del 5 aprile 1873 nominò suo erede universale il Municipio di Bologna, col vincolo di investimento del patrimonio ereditato per l'istituzione, entro un quinquennio dalla sua morte, di un premio per giovani artisti. La villa fu venduta al conte Enrico Casalini nel 1882, ma la politica adottata nell'amministrazione dei proventi e nella gestione dei beni ereditati non riuscì ad evitare la dispersione e, in alcuni casi, la perdita dell'immenso patrimonio artistico raccolto e prodotto dallo scultore imolese.

Luoghi: Vedi Biografia

Funzioni, occupazioni ed attivitą: Scultore e professore di Scultura all'Accademia di Belle Arti di Bologna dal 1831 al 1859. La carriera di Baruzzi cominciò molto presto, quando, ancora studente del secondo anno della Scuola di Ornato dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, si mise in luce ottenendo un premio accademico con due lavori in terracotta plasmata: una Porzione di cassa sepolcrale ed il Gruppo di Laocoonte. Nel 1819 con Ulisse nella prova dell'arco vinse il premio dell'alunnato, per il quale realizzò come saggi del primo e del secondo anno le copie in gesso del Fauno del Vaticano e del Torso del fiume Ilisso di Fidia e un calco in creta della Ninfa Salmace (1822). Due copie della Ninfa furono acquistate da lord Hineer e da lord Kinard. Della stessa opera furono vendute altre copie negli anni successivi: al conte Herberstein di Gratz, a George Cavendish, a sir Townley Parker ed una, presentata anche all'Esposizione di Milano del 1837, al conte Ambrogio Ubaldo. Nel 1822 il pittore Felice Giani commissionò a Baruzzi l'esecuzione del proprio ritratto in bassorilievo. Dall'anno successivo, appena dopo la morte di Canova, Baruzzi si dedicò al compimento delle opere iniziate dal maestro, mostrando di aver pienamente aderito al gusto neoclassico canoviano. Completò la Dirce richiesta da re Giorgio IV d'Inghilterra, Paride per lord Lansdowne, Ettore ed Aiace per il barone Treves, il monumento funerario di Francesco Berio e il gruppo della Pietà, avviato nel 1825 in società con Tranquillino Zeppi e Francesco Maroncelli. Canova ne aveva realizzato un modello in gesso e Sartori ne affidò a Baruzzi la trasposizione in marmo, ma dopo appena un anno ritirò la commissione. Il completamento dell'opera restò a carico di Baruzzi, che riuscì solo nel 1832 a venderla a papa Gregorio XVI. Le opere interamente pensate e realizzate da Baruzzi all'epoca della direzione dello studio canoviano sono la Venere Callipigia, la Venere dei Medici, l'Apollino dei Medici, la Venere accovacciata e la Toletta di Venere. Nonostante i gravosi impegni derivanti dall'aver assunto la gestione dello studio romano, Baruzzi continuò a mantenere fede ai propri doveri nei confronti dell'Accademia di Bologna ed alla fine del terzo anno di alunnato (1823) vi spedì un busto di Annibale Carracci. Come saggio del quarto anno (1824) scelse invece di rappresentare Psiche che considera l'anima, opera tenuta anche in mostra nello studio romano e oggetto di numerose richieste: una copia fu acquistata dall'imperatore di Russia Nicola I, che in quell'occasione affidò allo scultore imolese anche la realizzazione di una statua di Venere dormiente; altri due marmi gli furono commissionati dal conte Herberstein e da Ambrogio Ubaldo. Nel 1825, su richiesta di lord William Russel, scolpì la Silvia, di chiara ispirazione canoviana, riprodotta per il signor Pecoul di Parigi nel 1829, per la principessa Fersen De Salticoff di Pietroburgo nel 1831 e, nel 1837, per il collezionista bresciano Paolo Tosi. Baruzzi, stabilitosi a Bologna nel 1831 dopo aver ottenuto la cattedra di scultura dell'Accademia, oltre a dedicarsi all'insegnamento e all'edificazione della sua dimora, aprì uno studio posto prima in via Sant'Ignazio, poi nei pressi di Strada Maggiore. La produzione artistica di questo periodo ripropone fedelmente i canoni neoclassici di scuola canoviana, particolarmente evidenti nei monumenti funerari, ma introduce anche elementi naturalistici sensuali e leziosi, come nelle opere di soggetto mitologico, profano o religioso. Fra esse la Leda, acquistata dal marchese Filippo Ala Ponzoni di Milano, i busti di papa Gregorio XVI, di Federico ed Elisa Napoléone Baciocchi, della Vergine, tratto dal gruppo della Pietà, e la Pace domestica, busto che ripropone la testa di Giunone conservata nei Musei Vaticani, donato a Carlo Giuseppe Londonio. Baruzzi partecipò con successo a numerose edizioni dell'Esposizione di Brera. Nel 1837 presentò la Ninfa Salmace, una Cimbalista, promessa alla contessa Arese e poi venduta al conte Leonino Secco Suardo, e un'Eva, acquistata dal conte Enrico Mylius. Nel 1838 espose L'Innocenza o Il Pianto dell'Innocenza, riprodotta per Carlo Gaggi e la contessa Cabrini di Milano, La Sposa dei Sacri Cantici o Sulamitide, realizzata su richiesta di Francesco Cavezzali e riprodotta in un'incisione pubblicata nell'album della mostra, il Trionfo di Anfitrite e Galatea condotta in sposa da Imeneo e da un delfino, acquistati dal marchese Giorgio Raimondi di Milano. Nel 1841 era presente a Brera con la Pudicizia, commissionata dal conte Ercole Di Thiene in memoria della figlia defunta, e Il Bagno di Nerina, richiesta dal conte Bertalazzone D'Arache di Torino. In quello stesso anno Baruzzi intraprese la realizzazione di un'opera grandiosa commissionata da re Carlo Alberto, il Trionfo di Maria, di cui nel 1844 a Torino presentò un modello. Le difficoltà burocratiche e le onerose spese belliche sostenute dalla corte piemontese nel 1849 ne rallentarono e poi ne bloccarono l'esecuzione. Nel 1844 Baruzzi tornò a Brera con una Venere dormiente richiesta da Ambrogio Ubaldo, di cui una copia fu riprodotta anche per l'imperatore di Russia Nicola I nel 1845 e una fu acquistata da Napoleone III nel 1853, quando lo scultore si trovava a Parigi alla ricerca del denaro necessario a ripristinare la sua dimora dopo le devastazioni perpetrate dalle truppe austriache. In quell'occasione furono venduti anche un medaglione raffigurante Pio IX all'imperatore francese e un busto ed una Danzatrice alla contessa Elisabetta Trellony di Beauregard. Nel 1847, ancora a Brera, espose una Susanna commissionata da Antonio Busca Serbelloni di Milano. Partecipò con successo all'Esposizione di Londra del 1851 con una Suonatrice di Sistro, una Psiche e una Trasgressione. Ricchissima fu la produzione di monumenti funerari: nella Certosa di Bologna furono collocati il Monumento della famiglia Pallotti nel 1835, la Tomba della famiglia Minghetti nel 1837, il Monumento a Paolo Costa nel 1841, il Monumento a David Montanari nel 1843, quello per la famiglia dei marchesi Pizzardi nel 1841, la Tomba della famiglia Primodì nel 1848, il medaglione con ritratto per il Monumento di Antonio Martinetti e la Tomba della contessa Bentivoglio nel 1841. Sempre a Bologna, ma nella chiesa di San Petronio, Baruzzi portò a termine nel 1845 il Monumento a Felice Baciocchi e ad Elisa Bonaparte, progetto disegnato, ma poi abbandonato, da Lorenzo Bartolini. A Imola, nel Cimitero comunale del Piratello, si trova la Tomba della famiglia Ginnasi (1830); nella Basilica di San Cassiano la Stele funeraria per il cardinale Rusconi (1828); nella Sala Consiliare del Palazzo comunale il Monumento per Francesco Alberghetti (1860). Nella cappella del convento di San Francesco a Vignola fu eretto il Monumento funebre a Lucrezia Spada (1837). Nella chiesa di Santa Maria degli Angeli di Pizzofalcone a Napoli è conservato un monumento in memoria dell'ammiraglio francese René Louis Dominique di Gras Préville. Nel Cimitero comunale della Certosa di Ferrara sono il Monumento al senatore Luigi Massari del 1827, il medaglione con il ritratto di Carlotta Massari (1828-1829) e La Memoria e il Genio della Morte (1827), scolpito in ricordo di Alberto Trentini. Non poche commissioni furono affidate a Baruzzi per la realizzazione di ritratti. Si ricordino i busti dei cardinali Antonio Domenico Gamberini (1829) e Giovanni Soglia (1843), di Luigi Valeriani (1834), Silla (1844), Pellegrino Salvigni, Vincenzo Monti, Maria Malibran, Pio IX (1846) e Gioachino Rossini, eseguito nel 1839 per il principe Klemens von Metternich e riprodotto per Giovanni Ricordi (1845). Baruzzi trascorse gli ultimi anni della sua vita a dar forma ad Eva che stacca il frutto proibito (1873-1878), ultima sua opera destinata alla tomba di famiglia nella Certosa di Bologna.

Genealogia: Cincinnato fu l'ultimo dei quattro figli maschi nati dall'unione dell'ingegnere Vincenzo Luigi, figlio di Fabio Virgilio, con Maria Tadolini, figlia dell'architetto Francesco del fu Antonio. Dal loro matrimonio, celebrato il 29 dicembre 1787, nacquero anche nel 1789 Demetrio, nel 1791 Tito e nel 1794 Ernesto. Baruzzi sposò nel 1836 Carolina Primodì, figlia di Francesco, che morì nel 1860 senza avergli dato eredi.

Contesto generale: L'attività e l'opera di Baruzzi si collocano a Bologna fra la fine della Restaurazione e le prime lotte risorgimentali. Vittima dell'occupazione delle truppe austriache che devastarono la sua dimora-museo durante l'assedio alla città di Bologna nel 1849, fu poi giudicato simpatizzante del vecchio regime e indotto al pensionamento durante le fasi decisive del processo di unificazione italiana. Anche la critica su di lui si divide: c'è chi vi intravede un uomo profondamente coinvolto nei cambiamenti politici vissuti dal suo paese, vicino alla nobiltà liberale e al movimento risorgimentale; c'è invece chi legge nel suo atteggiamento solo i faticosi tentativi di un uomo alla ricerca di facili consensi presso una società sostanzialmente immobile di fronte ai grandi cambiamenti culturali, sociali e politici di fine Ottocento.

Codice identificativo del record d'autoritą: BO0304FASP5

Codici identificativi dell'istituzione responsabile: IT BO0304

Norme e/o convenzioni: ISAAR (CPF), Standard internazionale per i record d'autorità archivistici di enti, persone, famiglie, Traduzione italiana di ISAAR (CPF), International Standard Archival Autorithy Records for Corporate Bodies, Persons and Families, Seconda edizione, 2004; ISO 8601, Data elements and interchange formats information interchange. Representation of dates and times, 2nd ed., Geneva, International Standards Organization, 2000; RICA (Regole Italiane di Catalogazione per Autore).

Livello di completezza: Completo

Grado di elaborazione: Versione finale

Date di redazione/revisione: 2008/03/21, prima redazione; 2010/02/03, prima revisione (ISO 8601)

Lingua/e e scrittura/e: Italiano

Fonti: Uno scultore neoclassico a Bologna fra Restaurazione e Risorgimento. Il fondo Cincinnato Baruzzi nella Biblioteca dell'Archiginnasio, a cura di Clara Maldini, Bologna, Comune, 2006, Biblioteca de «L'Archiginnasio», serie III, vol. 5.

Nome risorsa collegata 1: Cincinnato Baruzzi

Codice risorsa collegata 1: ITBO0304FA157

Tipologia risorsa collegata 1: Fondo archivistico (62 buste, 2 registri) conservato presso la Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna.

Natura risorsa collegata 1: Soggetto produttore del fondo

Data risorsa collegata 1: 1819-1875

Nome risorsa collegata 2: Fondo speciale Collezione degli autografi: I, 13419; III, 861; IV, 924; VI, 1563, 1564, 1567; VII, 1990; XII, 3525; XXIII, 6468, 6537; XXIV, 6791; XXVIII, 7737, 7826, 7827; XXIX, 7878, 7879; XXX, 8133; XXXI, 8430; XXXIII, 8877, 8881, 8971, 8973; XLI, 11173; XLVI, 12223; XLVIII, 12930; LIII, 14279; LV, 14656; LVI, 15012; LIX, 15913; LXIII, 17071; LXV, 17448-17452; LXVII, 18370-18371, 18593; LXVIII, 18702; LXIX, 19004, 19168; LXX, 19258-19264; LXXI, 19709; LXXII, 20079-20081; LXXIV, 20727.

Codice risorsa collegata 2: ITBO0304FA197

Tipologia risorsa collegata 2: Raccolta di autografi conservata presso la Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna; comprende 57 lettere inviate da diversi a Cincinnato Baruzzi, provenienti dall'archivio Baruzzi e ordinate per mittente in distinti fascicoli. Al momento del trasferimento della documentazione all'Archiginnasio venne redatto un elenco di consegna di 67 autografi, di cui ne sono stati rintracciati solo 57. Fra questi, 44 furono indirizzati a Baruzzi da Carlo Arienti, Pier Damiano Armandi, Lorenzo Bartolini, Pietro Benvenuti, Agostino Cagnoli, Bertalazzone D'Arache, Roberto D'Azeglio, Luigi Ferrari, Luigi Crisostomo Ferrucci, Carlo Finelli, Achille Fould, Antonio Domenico Gamberini, Giacomo Giustiniani, Maria Malibran, Giuseppe Gaspare Mezzofanti, Gaetano Moroni, Carlo Oppizzoni, Giuditta Pasta, Felice Romani, Francesco Scaramuzza, Giovanni Soglia, Pietro Tenerani, Francesco Tognetti, Giacomo Tommasini, Paolo Toschi, Luigi Vannicelli Casoni, Carlo Visconti e Placido Zurla. Otto lettere furono scritte a Carolina Primodì Baruzzi da Francesco Dall'Ongaro, Pietro Giordani, Carlo Pepoli, Giovanni Plana, Maria Taglioni e Paolo Toschi. Quattro lettere pervennero a Baruzzi, ma erano state inviate da Clerget a un destinatario non identificato, da I. Pellettier a Carlo Visconti, da Gioachino Rossini a Metternich e da Paolo Toschi a M. Oppi. Infine è presente un certificato sottoscritto da Vincenzo Camuccini e Alberto Thorvaldsen.

Natura risorsa collegata 2: Destinatario delle lettere; destinataria delle lettere Carolina Primodì.

Data risorsa collegata 2: 1828-1856

Nome risorsa collegata 3: Fondo speciale Cipriano Pallotti: I, n. 18; II, n. 166; V, n. 301; VIII, n. 502; XXIV, n. 1440; XXV, n. 1542; XXX, n. 1942.
Raccolta Disegni autori vari: 1, n. 338; 5, nn. 960-969, 985, 986, 993, 996, 998, 1.029, 1.030, 1.032, 1.033, 1.037, 1.039, 1.040, 1.041-1.044, 1.048-1.049, 1.050, 1.052, 1.053-1.055, 1.056, 1.057, 1.058, 1.060, 1.062-1.064, 1.065-1.066, 1.070-1.072, 1.075-1.077; 6, nn. 1.118-1.123, 1.124, 1.125-1.126, 1.127, 1.128-1.131, 1.133, 1.134-1.155 e 1.158.

Codice risorsa collegata 3: ITBO0304FA221

Tipologia risorsa collegata 3: Raccolta di autografi conservata presso la Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna; comprende 8 lettere inviate a Cincinnato Baruzzi, fra il 1835 e il 1843, da Filippo Agricola (2 lettere), Lorenzo Bartolini, Raimondo Boucheron, Francesco Coghetti, Pelagio Palagi, Francesco Podesti e Pietro Ercole Visconti.

Natura risorsa collegata 3: Destinatario delle lettere.

Data risorsa collegata 3: 1835-1843

Nome risorsa collegata 4: Raccolta Disegni autori vari: 1, n. 338; 5, nn. 960-969, 985, 986, 993, 996, 998, 1.029, 1.030, 1.032, 1.033, 1.037, 1.039, 1.040, 1.041-1.044, 1.048-1.049, 1.050, 1.052, 1.053-1.055, 1.056, 1.057, 1.058, 1.060, 1.062-1.064, 1.065-1.066, 1.070-1.072, 1.075-1.077; 6, nn. 1.118-1.123, 1.124, 1.125-1.126, 1.127, 1.128-1.131, 1.133, 1.134-1.155 e 1.158.

Codice risorsa collegata 4: Non attribuito

Tipologia risorsa collegata 4: Raccolta di disegni conservata presso il Gabinetto dei disegni e delle stampe della Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna; comprende 87 disegni di Cincinnato Baruzzi o da lui posseduti, tra cui disegni preparatori per monumenti funebri e celebrativi, progetti per la facciata della Villa Baruzziana e per edifici dedicati a Canova. Alcuni disegni provengono sicuramente dall'archivio di Cincinnato Baruzzi; per altri si può al momento solo proporre un'ipotesi di derivazione dalle carte Baruzzi.

Natura risorsa collegata 4: Autore o possessore dei disegni; di alcuni disegni è autrice Carolina Primodì.

Data risorsa collegata 4: Sec. XIX

Note sulla compilazione: Clara Maldini (Nome del compilatore del record).