SOGGETTI PRODUTTORI

Baldacci, Antonio, 1867-1950

ID Soggetto produttore: ITBO0304SP55

Tipologia: Persona

Forma autorizzata del nome: Baldacci, Antonio, 1867-1950

Altre forme del nome: Baldacci, Antonio (SBN)

Date di esistenza: Bologna, 3 ottobre 1867 - Bologna, 31 luglio 1950

Funzioni, occupazioni e attività: Botanico, geografo, cultore di studi etnografici, politici e socio-economici relativi all'area balcanica, docente universitario di botanica (dal 1889) e di geografia (dal 1901), di studi diplomatico-coloniali (1905-1907), collaboratore e consulente scientifico di riviste, enti ed istituti culturali; incaricato di missioni di tipo politico-diplomatico da parte di diversi Ministeri italiani (fino al 1914 ca.), militante e propagandista a favore della causa dell'indipendenza del Montenegro (1919-1924 ca.), imprenditore finanziario e commerciale tra Italia e area balcanica

Biografia: Antonio Baldacci nacque a Bologna il 3 ottobre 1867, da Alessandro e da Maria Ronzani. La famiglia comprendeva oltre ad Antonio altri sette figli: Giovanni, Luigi, Annibale, Anna, Elena, Margherita e Virginia. Antonio intraprese gli studi ginnasiali presso il Ginnasio di Bologna pareggiato ai regi (in seguito Liceo-ginnasio Luigi Galvani), conseguendo nel 1884 il relativo diploma. Furono suoi amici e compagni di studi Alfredo Trombetti (poi glottologo e docente presso l'Università degli studi di Bologna) e Rinaldo Saffi, figlio di Aurelio. Sviluppò assai precocemente un vivo interesse per la botanica e per la situazione politico-economica dei paesi dell'area balcanica. Il primo viaggio in Montenegro fu tentato da Antonio Baldacci nel 1885, a diciassette anni. L'anno successivo, nel corso del suo secondo viaggio, conobbe il barnabita e diplomatico vaticano padre Cesare Tondini De' Quarenghi, che lo presentò al principe Nicola del Montenegro. Baldacci intraprese gli studi di veterinaria nel 1887 presso l'Università di Bologna, sotto la guida del botanico Federico Delpino e di Girolamo Cocconi. I viaggi in Montenegro e, successivamente, anche in Albania, Epiro e Creta, finanziati inizialmente dalla vendita di raccolte di piante essiccate ad istituti scientifici italiani e stranieri (Vienna, Budapest, Parigi, Ginevra, Berlino, Leningrado) e finalizzati principalmente agli studi di botanica, continuarono durante gli anni degli studi universitari, anche grazie al sostegno e alla fiducia accordati al giovane studioso da Francesco Crispi, ministro degli Affari esteri, e da Giorgio Millelire, console italiano a Prevesa e poi a Janina. Durante il viaggio del 1891 Baldacci conobbe il geografo tedesco Kurt Hassert, di cui divenne collaboratore ed amico. Dopo la laurea in Zooiatria, conseguita il 27 giugno 1891, il prof. Federico Delpino lo volle come assistente presso l'Istituto botanico, dove rimase fino al 1902 con i successivi titolari della cattedra, Oreste Mattirolo e Fausto Morini. Del 1897 è la prima missione di carattere diplomatico affidata a Baldacci con incarico governativo: il ministro degli Affari esteri Emilio Visconti-Venosta lo inviò infatti a Vienna, Berlino e San Pietroburgo. La Società geografica italiana, che già nel 1891 aveva affidato a Baldacci l'incarico per la redazione di articoli da pubblicare sul proprio «Bollettino» dal 1894 (anno in cui egli divenne membro ordinario) iniziò a sovvenzionarne le spedizioni scientifiche mediante sussidi economici. Nel 1902 fu coordinatore della prima missione scientifica italiana nel Montenegro, finanziata dal ministro della Pubblica Istruzione, on. Nunzio Nasi, cui parteciparono anche Dante Vaglieri, ispettore agli Scavi e ai monumenti e addetto al Gabinetto del ministro, Ugo Vram dell'Istituto antropologico di Roma, Alessandro Martelli dell'Istituto geologico di Firenze, Luigi Santagata, fisico e naturalista, Annibale Baldacci, agronomo (fratello di Antonio). Con il viaggio del 1904 si conclude, nella vicenda biografica di Baldacci, l'epoca dei viaggi avventurosi e dei maggiori risultati da lui ottenuti nel campo delle ricerche botaniche: le piante raccolte furono circa centomila, in parte di specie e varietà allora sconosciute (tra cui la Wulfenia Baldaccii, il Verbascum Baldaccii Degen e la Forsythia europaea Degen et Baldaccii, che da lui presero il nome), e numerosissimi furono gli articoli pubblicati su riviste quali «Malpighia», «Nuovo giornale botanico italiano», «Oesterreichische Botanische Zeitschrift» (Vienna), «Bulletin de l'Herbier Boissier» (Ginevra). Nell'ambito degli studi e degli interessi per l'area balcanica la Romania costituì oggetto di grande interesse per Baldacci, sotto l'aspetto etnografico, storico e politico; collaborò con il rumeno Costantin Burileanu, scrivendo la prefazione alla sua opera I Romeni d'Albania (1905), e con Nicolò Tacit, ispettore delle scuole rumene d'Albania, Macedonia ed Epiro. Le spedizioni in area balcanica non ebbero tuttavia un carattere esclusivamente scientifico, essendo collegate con l'attività di promozione degli interessi nazionali italiani in area balcanica e con la ricerca di nuove opportunità per instaurare rapporti commerciali tra l'Italia ed il Montenegro. Baldacci intraprese con i fratelli Giovanni e Luigi, tra i primi anni del sec. XX e il primo conflitto mondiale, alcune iniziative imprenditoriali, finanziarie e commerciali (commercio di legnami, prodotti caseari, pelli, tabacco, ricerca di capitali e intermediazioni finanziarie), anche grazie alle relazioni stabilite con alti funzionari montenegrini, in particolare Slavo Ramadanovic. Il fratello Giovanni divenne agente della Regia cointeressata dei tabacchi del Montenegro, società di cui Giuseppe Volpi fu il principale promotore e finanziatore. Si ricordano inoltre i rapporti instaurati con uomini d'affari e imprenditori quali Giorgio Cini e il figlio Vittorio, Eusebio Piella del Banco di Sconto Eusebio Piella di Casteggio, Mitrovich, direttore dell'Agenzia commerciale di Belgrado, G. Massone, Max Meyer (titolare dell'omonimo colorificio), Antonio Cerruti (del Lanificio Cerruti di Biella), oltre che con alcuni imprenditori e ditte bolognesi: Stanislao Cobianchi, produttore dell'Amaro Montenegro, la ditta Buton, il Pastificio Luigi Bertagni, la ditta produttrice di salumi Fratelli Lanzarini (molto più tardi sono invece i rapporti con Scipione Innocenti, fondatore della S.A.S.I.B., e con Bruno Righi). Baldacci aveva proseguito la propria carriera accademica conseguendo nel 1889 la libera docenza in Botanica presso l'Università di Bologna e nel 1901 in Geografia. Il 7 marzo 1896 si unì in matrimonio con Carola (detta Carolina) Morelli, dalla quale ebbe in seguito un'unica figlia, Laura. Nel 1902 lasciò l'Istituto botanico dell'Università di Bologna per assumere l'incarico per l'insegnamento della Geografia politica e coloniale presso la Scuola diplomatico-coloniale annessa all'Università di Roma. Durante i periodi trascorsi nella capitale ebbe intense frequentazioni, oltre che con funzionari ministeriali e ambienti politici romani, anche con alcuni artisti ed intellettuali, quali Gabriele D'Annunzio, i pittori Giulio Aristide Sartorio e Francesco Paolo Michetti, il pittore e scultore Costantino Barbella. Tra il 1905 e il 1908 svolse alcuni studi a carattere etnografico e politico-sociale in Calabria, Molise e Sicilia, su incarico del Ministero dell'Istruzione pubblica (in particolare lo studio sulla questione silana pubblicato con il titolo Per la Sila, 1906). Dal 1904 iniziò a svolgere incarichi di ispettore e commissario alle sessioni d'esame in diversi istituti scolastici dell'Italia centrale e meridionale. Nel 1907 Baldacci ottenne la nomina a vice-direttore dell'Orto botanico e giardino coloniale di Palermo, ruolo tuttavia quasi solamente nominale, poiché la sua presenza in sede fu di fatto sempre saltuaria. Nel frattempo aveva instaurato rapporti di collaborazione con il Ministero dell'Interno, in particolare con la Direzione generale di Pubblica Sicurezza per "servizi straordinari nel Montenegro", di natura riservata, che consistevano principalmente in missioni nell'area balcanica finalizzate all'invio di relazioni sulla situazione politica ed economica locale (che venivano poi trasmesse al ministro degli Affari esteri, Guicciardini), nella costruzione di una rete di informatori locali e nello svolgimento di incontri a carattere politico-diplomatico. A tali attività, che in particolare nel periodo del primo conflitto mondiale si configurarono come veri e propri servizi di intelligence, partecipavano anche i fratelli Giovanni e Luigi. Si ricordano in particolare le missioni nel Kossovo ordinate all'epoca del ministero Guicciardini (1910-1912) e, su incarico del ministro degli Esteri Antonino Di Sangiuliano, la missione in Albania finalizzata alla preparazione da parte dell'Italia della forma statale del paese (1912-1914), seguita nel 1914 dalla nomina ad organizzatore dei servizi pubblici per le miniere e foreste su richiesta del nuovo stato albanese, compito ben presto interrotto a causa dell'imminente conflitto. Nel 1916 Baldacci fu nominato dal Ministero della Marina consulente civile della Ia Divisione navale e coordinatore degli informatori speciali a Valona, con il grado di capitano di corvetta, a disposizione dell'ammiraglio Enrico Millo di Casalgiate (incarico conclusosi nel giugno dell'anno successivo). Nel periodo postbellico si ricordano l'attività come ispettore generale del Lloyd Triestino sulla piazza di Roma, di direttore interinale dell'Agenzia generale di Roma ed infine di dirigente del Servizio di pubblicità nel Regno per il medesimo Lloyd (1919-1920). All'inizio del 1918 Baldacci divenne capogruppo della Sezione Coloniale presso l'Ufficio storiografico della mobilitazione (operante tra il 1916 e il 1921 sotto la direzione di Giovanni Borelli), ove collaborò con personalità come Giuseppe Prezzolini, Matteo Bartoli, Gioacchino Volpe. Partecipò al movimento fiumano e tra il 1921 e il 1922 stabilì intensi e frequenti contatti con Gabriele D'Annunzio e personaggi a lui vicini, come il segretario particolare del "Comandante", Italo Rossignoli, ed Eugenio Coselschi, allo scopo di organizzare un'azione militare sulle coste del Montenegro finalizzata a promuovere un'azione separatista interna per l'indipendenza del paese. Baldacci si interessò attivamente alla vicenda del Montenegro, che nel 1918 fu unito al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, già dal 1916, quando il re Nicola I e il governo in esilio si stabilirono a Parigi. Utilizzando le proprie conoscenze e le relazioni intessute nel mondo politico italiano, si fece promotore instancabile della causa dell'indipendenza montenegrina presso le più alte cariche dello stato e partecipò alla fondazione di diversi comitati, nati in poco tempo nelle principali città italiane. A questa causa egli si dedicò quasi esclusivamente fino al 1925 circa, attivando una rete di collaborazione con il comitato di Milano (segretario Vittorio Mazzotti), il Comitato provinciale leccese (facente capo al Comité international pour l'indépendance du Monténégro di Ginevra e coordinato da Fortunato Capuzzello), il Comitato nazionale per l'indipendenza e la libertà del Montenegro di Firenze (segretario politico Pietro Spalek), il Comitato genovese pro-indipendenza del Montenegro (diretto dal comm. Cesare Gotusso). A Bologna ebbe sede il Comitato regionale emiliano-romagnolo per l'indipendenza del Montenegro, nato nel 1921, poi divenuto Comitato centrale nel 1922 con la denominazione di Comitato italiano per l'indipendenza del Montenegro, di cui Baldacci divenne presidente nel 1922. Costanti furono anche i collegamenti con l'attività dei comitati sorti all'estero, come il Comitato internazionale per l'indipendenza del Montenegro di Ginevra, di cui era segretaria generale Marie Rusiecka, e con diverse personalità indipendentiste quali il giornalista e scrittore Alex Devine, l'architetto newyorchese Whitney Warren, il generale Fred E. Burnham, presidente della White Cross del Canada, René Claparède (membro del Bureau international pour la défense du droit des peuples di Ginevra), il finanziere americano di origini italo-montenegrine Luigi Criscuolo, conte d'Antivari, residente a New York. Baldacci fu tra i protagonisti di una vasta campagna condotta attraverso conferenze, articoli su riviste (principalmente «Adriatico nostro», diretta da Ercole Arturo Marescotti) e quotidiani a diffusione nazionale, spettacoli ed iniziative per la raccolta di fondi, partecipando anche all'organizzazione per la produzione e diffusione del film Non c'è resurrezione senza morte (1922); fu per lungo tempo in stretti contatti di amicizia e di affari con ex-funzionari del governo montenegrino e con numerosi esuli, tra cui: Vladimir Popovic, ex ministro montenegrino, Giovanni Cubranovic (italianizzato in Giovanni Ciubranovich), Krsto Nicovic, autore di scritti sul corporativismo fascista, stabilitosi a Ferrara, il colonnello Krsto Martinovic, rifugiato nella Repubblica di San Marino. Dal 1925 Baldacci si dedicò soprattutto all'Albania, non solo con la produzione autonoma di studi e pubblicazioni ma, a partire dal 1928, anche attraverso collaborazioni di ambito scientifico e politico con la Banca d'Albania, con la S.V.E.A. (Società per lo sviluppo economico dell'Albania), con l'I.P.E.O. (Istituto per l'Europa orientale, che ebbe come principale promotore Amedeo Giannini). Nel corso della collaborazione con l'I.P.E.O. Baldacci venne in contatto con l'irredentista dalmata e pubblicista Oscar Randi e con lo slavista Ettore Lo Gatto. Nel 1925 divenne presidente del Consiglio di amministrazione della Società di mutuo soccorso Fratellanza militare italiana Vittorio Emanuele III di Bologna e nel 1931 riuscì, a seguito di trattative e richieste d'appoggio a funzionari albanesi iniziate già dal 1926, ad essere nominato da re Zogu I console generale onorario d'Albania in Bologna, incarico onorifico di rappresentanza la cui attività si concretizzò più che altro nell'assistenza ai numerosi studenti albanesi iscritti all'Università di Bologna; tale carica venne a cessare nel 1939 dopo l'unione dell'Albania alla corona italiana. Nel 1940 iniziarono la collaborazione con il Centro studi Albania presso l'Accademia d'Italia (che nel 1942 lo chiamò a far parte del Consiglio direttivo) e con l'Istituto di studi albanesi di Tirana (di cui Baldacci divenne membro per decreto del Luogotenente generale in Albania, Francesco Jacomoni). Fu inoltre nominato consulente culturale della Luogotenenza generale in Albania; l'incarico cessò nel 1943, a motivo dell'occupazione dell'Albania da parte delle truppe tedesche. Nel dopoguerra Baldacci continuò ad interessarsi alle questioni politiche italiane ed internazionali, in particolare a quelli che in una conferenza del 1947 definì come "gli aspetti geopolitici del problema adriatico-balcanico", inviando lunghe lettere non solo ai propri corrispondenti di vecchia data, ma anche a personalità quali il maresciallo Harold Alexander, il maresciallo Tito, Enver Hoxha, il colonnello Harold Stevens, l'ammiraglio E. Stone (capo della Commissione alleata, a Roma), Winston Churchill, Ivanoe Bonomi, Alcide De Gasperi, Francesco Saverio Nitti, Ferruccio Parri, l'"Uomo qualunque" Guglielmo Giannini. Dal 1946 e fino agli ultimi mesi di vita Baldacci si orientò verso nuovi e particolari ambiti di studio: egli si occupò infatti dei paesi del nord-Europa (Svezia, Groenlandia, Islanda), soprattutto sotto l'aspetto geologico, economico, culturale e del sistema dell'istruzione, intrattenendo un'intensa corrispondenza con studiosi svedesi e danesi. Rimangono di lui circa 250 pubblicazioni, tra articoli apparsi in riviste e opere in volumi (tra cui si ricordano le opere principali: Itinerari albanesi, Roma, Società Geografica Italiana, 1917; L'Albania, Roma, Istituto per l'Europa Orientale, 1929; Scritti Adriatici I, Bologna, Compositori, 1943), le bozze dell'opera inedita Leonardo da Vinci e il mondo delle piante, il ricchissimo archivio e la biblioteca personali, le collezioni di piante conservate in musei italiani e stranieri.

Fondo archivistico/raccolta:
Antonio Baldacci

Fondo librario:
BALDACCI

Altre risorse collegate:
- Una passione balcanica. Politica coloniale, affari e botanica tra la dissoluzione dell'impero ottomano e la seconda guerra mondiale. Il fondo Antonio Baldacci in mostra all'Archiginnasio, (mostra on-line)
- Biblioteca e Museo civico del Risorgimento di Bologna, Fondo Comitato emiliano-romagnolo per l'indipendenza del Montenegro (1884-1950)

Date di redazione/revisione: 2021
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