La fusione tra le due famiglie è
resa lampante da quella degli elementi figurativi: infatti la
colomba incoronata dai gigli costituisce la parte superiore dello
stemma Belgrano. Gli elementi del tondo riprendono poi il tema
di San Martino in Soverzano attraverso i merli, che furono anche
celebrati da Giosue Carducci nei versi improvvisati la sera dell'8
novembre 1902, durante una delle sue frequenti visite al castello:
"Dai merli rifiorenti si disnoda / Lieto lo studio della nuova
età / e al pensier che conserva amica approda / La speranza
di un tempo che verrà" (
ibidem, p. 165-166). La
merlatura sorge da un laghetto abbellito dalle ninfee, fiori tra
i prediletti da Casanova, che si trovano anche sui muri della
Sala dello Zodiaco a Palazzo Rosso, la residenza di Carlo Alberto
Pizzardi a Bentivoglio decorata da Achille e Giulio Casanova e
da Augusto Sezanne fino al 1897 e oltre. Recentemente Paola Monari
ha segnalato un breve scritto di Alfonso Rubbiani in cui esalta
la bellezza della primavera con le ninfee, i fiori della palude
e altri fiori caduchi, ammirati durante una passeggiata nei pressi
di San Martino in Soverzano. Negli affreschi oggi esistenti nel
Castello di San Martino non è stata individuata alcuna
figurazione corrispondente al disegno qui esaminato, e non compare
nemmeno nella pubblicazione illustrata che lo descrive nel 1937
(Francesco Cavazza,
Il castello di San Martino in Soverzano
e i suoi antichi signori, Bologna, Galavotti). Possiamo perciò
ipotizzare che l'affresco, se realizzato per San Martino, sia
stato cancellato, come avvenne nella seconda metà del Novecento
per gran parte dell'opera decorativa intrapresa dal Casanova,
specie nella cappella, nella sala maggiore, nella sala detta delle
Imprese, nella loggia e negli ambienti limitrofi.
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