(Barletta 1846 – Nocera Inferiore 1892)

Figlio di una ricca famiglia di possidenti terrieri pugliesi, si laurea in legge e, avendo ereditato un grosso patrimonio alla morte del padre, si reca a Londra, dove diventa stretto collaboratore di Engels e propugnatore delle idee marxiste.
Nel 1872 però di fronte alla disputa tra i seguaci di Bakunin e i marxisti si schiera con i primi e si reca in Svizzera per conoscere lo stesso Bakunin; diviene così uno dei più attivi militanti del movimento anarchico italiano.
Sposa a Pietroburgo Olimpia Kutuzov, una giovane russa conosciuta alla Baronata.
Ancora protagonista nel 1877 con la "banda del Matese", terminerà i suoi giorni in manicomio.

BCABo, 8. Poesie per morte, Cart. IV, n. 54

La poesia, scritta due settimane dopo la morte di Cafiero, viene pubblicata dall'editore Mosca di Firenze; l'esemplare qui mostrato riporta in alto la dedica manoscritta dell'editore a Giovanni Pascoli, con la richiesta alla sorella Maria di inviare una copia del Vejanus (affettuosamente definito "Veianino"), carme latino del poeta premiato nel concorso di Amsterdam del 1892; in basso si nota l'etichetta che attesta il dono, da parte dello stesso Pascoli alla biblioteca dell'Archiginnasio, fatto nel 1912 – anno della sua morte.

BCABo, 6. PP. VIII. 19

Il compendio del primo libro del Capitale viene scritto da Carlo Cafiero durante la detenzione, seguita all'arresto avvenuto nella primavera del 1877 a conclusione dell'ultima azione insurrezionale degli internazionalisti italiani, ovvero l'impresa della "Banda del Matese".
Nonostante le roventi polemiche con Marx ed Engels, la componente antiautoriaria aveva sempre riconosciuto il valore scientifico dell'opera dell'avversario; nell'introduzione, Cafiero spiega infatti che lo scopo del Compendio è quello di far conoscere al grande pubblico l'opera dell'economista tedesco, il quale peraltro loderà personalmente questa opera.

BCABo, 6. PP. VIII. 19

Il compendio del primo libro del Capitale viene scritto da Carlo Cafiero durante la detenzione, seguita all'arresto avvenuto nella primavera del 1877 a conclusione dell'ultima azione insurrezionale degli internazionalisti italiani, ovvero l'impresa della "Banda del Matese".
Nonostante le roventi polemiche con Marx ed Engels, la componente antiautoriaria aveva sempre riconosciuto il valore scientifico dell'opera dell'avversario; nell'introduzione, Cafiero spiega infatti che lo scopo del Compendio è quello di far conoscere al grande pubblico l'opera dell'economista tedesco, il quale peraltro loderà personalmente questa opera.

BCABo, FABBRI 117

Nella prefazione alla seconda edizione del Compendio del Capitale di Marx redatta da Carlo Cafiero, Luigi Fabbri ci informa che il concetto di rivoluzione fu sviluppato ulteriormente dall'internazionalista italiano in un lungo scritto uscito su «La Revolution Sociale», un giornale anarchico francese: "nei numeri a nostra disposizione", aggiunge Fabbri "vi sono anche alcune correzioni a penna dello stesso Cafiero".
I fascicoli riprodotti sono fra quelli annotati, e fanno parte della raccolta di Luigi Fabbri ora conservata nella Biblioteca dell'Archiginnasio.

Riprodotto per gentile concessione della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Terzo bollettino del Comitato Italiano per la Rivoluzione Sociale, organismo segreto creato all'interno dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori allo scopo di promuovere l'insurrezione generale pianificata per l' estate del 1874.
Fu divulgato all'inizio di agosto, alla vigilia dell'inizio delle operazioni.
Il testo è anonimo; viene generalmente attribuito a Carlo Cafiero, oppure a Andrea Costa.

(Prjamuchino 1814 – Berna 1876)

Nasce da una famiglia di nobili proprietari terrieri russi. Avviato dapprima alla carriera militare, presto l'abbandona e si trasferisce prima a Mosca poi in Germania dove si dedica agli studi filosofici, e quindi a Parigi dove conosce Marx ed Engels.
Presente in quasi ogni moto di rilievo attraverso l'Europa, viene condannato all'ergastolo in patria e successivamente deportato in Siberia; qui incontra Antonia Kwiatkowska, che diventerà sua moglie, e si rende protagonista di una rocambolesca fuga.
Dal 1870 inizia la frattura con Marx, che lo porterà ad elaborare una propria linea di pensiero, compiutamente anarchica. Il moto bolognese del 1874 è l'ultimo a cui prende parte.

BCABo, 6. Scienze Sociali, Miscellanea, Cart. IV, 46

Dio e lo stato è un'opera postuma di Bakunin, pubblicata per la prima volta nel 1882 a Ginevra.
L'edizione qui esposta, oltre ai cenni biografici di Carlo Cafiero e Jacques Élisée Reclus, riporta una prefazione di Leonida Bissolati e una di Filippo Turati, padri del socialismo italiano. Entrambi avevano assistito ai dibattimenti nel corso del processo contro gli internazionalisti a Bologna, tenutosi nel 1876.

(Imola 1851 – 1910)

Nasce a Imola da famiglia di modeste origini. Frequenta l'Università come uditore e segue con grande interesse Giosue Carducci.
Nel 1872, appena ventunenne, subentra a Pescatori alla guida del "Fascio Operaio" di Bologna, al quale imprime un marcato indirizzo internazionalista bakuniniano, svincolandolo dalle tarde influenze garibaldine e risorgimentali.
Come segretario della commissione di corrispondenza della Federazione Italiana dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, dopo il congresso di Rimini (1872) lavora attivamente alla preparazione dell'insurrezione del 1874.
Nel 1879 abbandonerà l'anarchismo per abbracciare una diversa visione dell'impegno politico; nel 1882 è il primo deputato socialista eletto al parlamento.

(Moskaia 1857 – Milano 1925)

L'eventuale ruolo ricoperto dalla Kuliscioff nei fatti di Bologna è certamente periferico: se è probabile che si trovasse alla Baronata nel 1873-1874, dal momento che fin dagli anni Sessanta frequentava la Svizzera, non risulta comunque direttamente coinvolta nell'organizzazione dell'insurrezione.
La sua storia è tuttavia strettamente connessa con quella di Andrea Costa, al quale si legherà sentimentalmente dal 1877: i due avranno anche una figlia, Andreina. Più tardi, la Kuliscioff conoscerà Filippo Turati e insieme daranno un prezioso contributo al Partito Socialista.

BCABo, 7. qq. III. 153

(Modena 1853 - Casalecchio di Reno 1931)

Giovane avvocato socialista di simpatie garibaldine, partecipa alla preparazione dell'insurrezione tenendo i contatti fra i repubblicani e gli internazionalisti.
Nel settembre dello stesso anno parte per la Serbia, contro il parere di Andrea Costa, unendosi là ad altri socialisti e repubblicani, come Alceste Faggioli, per combattere al fianco dei Serbi contro l'Impero Ottomano; tornato a Bologna due anni dopo, racconterà questa esperienza nel libro Su la Drina.

BCABo, VENTURINI A. 1052

Nel 1876 Barbanti-Bròdano accorre in Serbia per combattere a fianco degli insorti locali contro i Turchi, insieme a molti altri volontari internazionalisti, come Alceste Faggioli. Da questa esperienza nasce il libro di memorie qui mostrato, pubblicato nel 1878 da Enrico Bignami, direttore de «La Plebe».
Sul frontespizio è presente la dedica manoscritta dell'autore ad Aristide Venturini, avvocato bolognese di parte repubblicana, insieme al quale l'autore aveva preso parte al collegio difensivo nel processo contro gli internazionalisti; i libri di Venturini sono ora conservati nella Biblioteca dell'Archiginnasio, all'interno dell'omonimo fondo.

(Monte San Pietro 1851 – Bologna 1881)

Proveniente da una ricca famiglia di possidenti terrieri, il giovane Alceste interrompe gli studi per partire volontario con Garibaldi nella campagna dei Vosgi (Francia 1870), in difesa della Repubblica.
Rientrato in Italia, viene designato segretario del "Fascio Operaio", l'associazione di operai e artigiani fondata a Bologna nel 1871, diventando in seguito il braccio destro di Andrea Costa.
La sua partecipazione all'insurrezione bolognese del 1874 si conclude con l'arresto a Pieve del Pino. Assolto nel 1876, sarà poi in Serbia come volontario nella guerra turco-serba. Malato, morirà appena trentenne.

(Kostroma o Galic 1845 – 1934)

Rivoluzionario e tipografo russo, arrestato e deportato in Siberia per stampa di materiali sovversivi, evade e giunge in Svizzera dove si lega a Bakunin. Nel 1873 stampa a Zurigo la prima edizione di Stato e anarchia, e successivamente la introduce e diffonde clandestinamente in Russia.
Si trasferisce alla Baronata e partecipa attivamente ai piani insurrezionali. E' lui il rivoluzionario che compra in un cantiere vicino a Locarno la dinamite che Olimpia Kutuzov, la moglie di Cafiero, secondo alcune fonti trasporta a Bologna nascosta nelle sue vesti.
Il 30 luglio 1874 giunge nella stazione di Bologna come servitore del conte Armsfeld, cioè di Michail Bakunin, e partecipa al tentativo di insurrezione. Nel 1876 partecipa all'insurrezione serba contro l'impero turco, e viene in seguito nuovamente incarcerato in Russia. Dal 1915 si dedica alla pubblicazione delle opere di Bakunin, tentando di farsi finanziare dallo stesso Lenin.

(Karkhov ? – ?)

Vera Aleksandrovna Karpova (nata Michajlova) prese parte al movimento rivoluzionario nella sua patria ancora prima della sua venuta in Italia; era stata posta sotto vigilanza dalla polizia insieme al marito: «...nell'appartamento dei coniugi Karpov si tenevano spesso delle riunioni, nel corso delle quali si stabilì di costruire una biblioteca circolante, per assicurare una rapida ed organizzata diffusione tra gli intellettuali di pubblicazioni proibite» (da un rapporto della polizia zarista).
A Bologna, o forse più probabilmente in Svizzera all'epoca della Baronata o poco prima, si lega sentimentalmente ad Andrea Costa, al quale fornisce soldi e assistenza durante la carcerazione successiva all'insurrezione del 1874. Dopo la sua espulsione dall'Italia, se ne perdono completamente le tracce. Non sono note sue fotografie.

(S. Giovanni in Persiceto 1846 – ?)

Ciabattino, agente di commercio, fotografo, uomo d'azione e tenente nell'Armata dei Vosgi in Francia, Abdon Negri passa all'internazionalismo come reazione alla repressione della Comune parigina, e fonda il "Fascio Operaio" a Bologna insieme a Erminio Pescatori: «Non fuvvi disordine popolare in Bologna in cui non trovisi segnalato il nome di lui», si legge in un rapporto del Questore di Bologna a lui riferito.
Partecipa alla tentata insurrezione del 1874 come capo della colonna che proviene da Imola; viene ferito e arrestato la mattina dell'8 agosto sul ponte della Quaderna, dai carabinieri comandati dal capitano Simon Viollet. Dopo il processo, si perdono le sue tracce, probabilmente a causa dell'emigrazione in altro paese.