Il fondo Fabbri
La storia della biblioteca di Fabbri è
singolare. Racconta la figlia Luce che il padre, al momento di
abbandonare l'Italia, vendette in una sorta di gentlemen agreement
i propri libri all'amico socialista Torquato Nanni, che si impegnò
a custodirli nella propria residenza di Santa Sofia, sull'appennino
romagnolo; l'agreement prevedeva che, in qualsiasi momento
Fabbri fosse potuto rientrare in Italia, avrebbe riscattato la
biblioteca per la medesima somma.
La raccolta solletica passioni contrapposte: lo sforzo di chi si adopera per preservarla
si scontra con la tenacia di chi la vuole distruggere. Si arriva al paradosso di un
gerarca fascista, che parte da Bologna con i suoi fedelissimi per andare a impedire
al gerarca locale di dare alle fiamme la biblioteca (e di ucciderne il custode).
Torquato Nanni e questo gerarca, Leandro Arpinati, poi caduto in disgrazia di fronte
al fascismo "ufficiale", troveranno insieme la morte nella località bolognese di
Malacappa, nel 1945.
Durante la guerra, la biblioteca viene a trovarsi sulla linea gotica; creduta dispersa,
riaffiora invece a guerra conclusa, in momenti successivi. Negli anni Cinquanta,
Torquato Nanni junior – omonimo del padre – rende a Luce Fabbri un certo
quantitativo di casse di periodici. In due fasi, per acquisto prima e per dono
poi, i periodici di Luigi Fabbri entrano a fare parte delle raccolte della Biblioteca
dell'Archiginnasio, costituendo il "Fondo Fabbri", composto da circa quattrocento
testate anarchiche e socialiste, italiane e straniere, ricco di esemplari spesso
introvabili e rarissimi, ora completamente catalogato nel Servizio Bibliotecario
Nazionale.