Pietro Brighenti
Castelvetro (Mo), 1775 – Forlì, 1848
Avvocato, funzionario della Repubblica, dopo la Restaurazione
abbandonò ufficialmente il mondo politico, pur restando attivo
nell'ombra come spia del governo austro-ungarico. Fu appassionato
frequentatore della vita teatrale bolognese e si dedicò all'attività
editoriale. Curò la stampa della canzone Ad Angelo Mai
(Marsigli, 1820) e delle Canzoni, (Nobili, 1824). Aprì
poi una tipografia in proprio, la Stamperia delle Muse, con la
quale pubblicò la prima edizione bolognese dei Versi
di Leopardi (1826).
Nella prefazione del libro, dedicato ai componenti dell'Accademia
Filarmonica di Bologna, Pietro Brighenti chiarisce che «è inteso
unicamente a discorrere dei pregi di un genio superiore e sublime,
già di per se stesso universalmente reputato e famoso». Leopardi
dovette restare influenzato dall'ammirazione incondizionata di
Brighenti, suo editore ed amico, per il compositore che all'epoca
dimorava a Bologna, se nel maggio del 1827 assistette alla rappresentazione
della Semiramide di Rossini al Teatro comunale, e ne
fu conquistato egli stesso tanto da ritornarvi più volte.