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MOSTRE

Dal 9 aprile al 20 giugno 2009
Grandi artisti per piccole opere.
Una raccolta di incisioni per biglietti da visita e testatine di carta da lettere del Sette-Ottocento
a cura di Valeria Roncuzzi e Sandra Saccone
Orario: lunedì-venerdì 9-19; sabato e prefestivi 9-14; chiuso domenica e festivi. Ingresso libero.

Calendario visite gratuite alla mostra condotte dalle curatrici
- venerdì 24 aprile, ore 17
- sabato 9 maggio, ore 11
- sabato 23 maggio, ore 11
- sabato 20 giugno, ore 11

L'evento rientra nell'ambito delle manifestazioni programmate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la «Settimana della Cultura» 2009 (18 aprile - 26 aprile 2009)

L’esposizione illustra un originale e inedito repertorio di immagini a cavallo tra Sette-Ottocento, creato dalla rivoluzione giacobina per diffondere i punti cardine del proprio messaggio sociale, nel quale anche l’arte si fa veicolo e strumento di educazione politica, di creazione del consenso.
Il nucleo archiginnasiale, composto da circa trecento esemplari, offre uno specimen della fortuna e della diffusione di questa iconografia rivoluzionaria a Bologna. È una vasta esemplificazione della produzione eseguita nel periodo delle cosiddette Repubbliche giacobine create dai Francesi in Italia nel triennio 1796-1799, usata sia nei documenti ufficiali, sia in quelli privati, quando il biglietto da visita, dopo essere stato tipica espressione del ceto aristocratico, venne adottato anche dalla borghesia, e, divenuto fatto di costume, sopravvisse e perdurò ben oltre la scapigliatura giacobina negli anni Novanta del secolo XVIII.
Inoltre, l’insieme di 265 incisioni con testatine di carta da lettere offre un rilevante numero di esemplari, commissionati dalla pubblica amministrazione per quella che oggi definiremmo una mirata campagna di comunicazione basata su riferimenti simbolici, che contraddistinguono anche la stampa di editti, inviti, notificazioni.
L’interesse per questo nucleo sta nell’essere rappresentativo dell’adesione di tutta una generazione d’artisti bolognesi (Mauro Gandolfi, Francesco Rosaspina, Giacomo Rossi, Pelagio Palagi) agli ideali di uguaglianza politica e sociale del 1796.
Gli ‘artisti patrioti’ si cimentarono in opere che sarebbero state fruite da un vasto pubblico di estrazione popolare, ma agirono per una committenza incarnata ancora da un’aristocrazia, e da un’alta-borghesia giacobina affascinata dalle astrazioni neoclassiche e dalla rarefatta ed elegante atmosfera allegorica e mitologica.
La provenienza delle incisioni, e soprattutto dei primi 37 biglietti della raccolta, omogenea per cronologia e ambito artistico, è da collegare alla singolare figura di Pelagio Palagi, nel quale la dimensione dell’artista è inscindibile da quella del collezionista. Personalità poliedrica, accanito e instancabile raccoglitore, com’è noto riuscì a riunire una gran congerie di materiali e tesaurizzò prodotti artistici, documenti storici, oggetti curiosi e rari, con un criterio e una finalità educativa e filantropica, espressi compiutamente nelle sue disposizioni testamentarie a favore del Comune di Bologna.

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