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PRESENTAZIONE DI LIBRI, CONVEGNI E CONFERENZE

Premio"Dino Campana" ad Andrea Zanzotto
Sabato 25 maggio 2002
Biblioteca dell'Archiginnasio - Sala di Lettura

ore 15
Saluto delle Autorità:
Marina Deserti
Assessore alla Cultura del Comune di Bologna
Giuseppe Matulli
Presidente dell'Associazione Premio Letterario Dino Campana
Ezio Raimondi
Presidente dell'Istituto Beni Culturali dell'Emilia Romagna
Sergio Zavoli
Presidente della Giuria Premio Letterario Dino Campana
Interventi di:
Gabriel Cacho Millet, Marco A. Bazzocchi 

Ore 16:30
Consegna del Premio Letterario Dino Campana ad Andrea Zanzotto per il suo ultimo libro Sovrimpressioni (Milano, Mondadori, 2001)ore 17:30
Inaugurazione della mostra
I portici della poesia. Dino Campana a Bologna (1912 - 1914)
Biblioteca dell'Archiginnasio, ambulacro dei Legisti
sabato 25 maggio - sabato 29 giugno 2002
lunedì - venerdì, 9 - 19; sabato, 9 - 14
Ingresso libero

Andrea Zanzotto
Nato a Pieve di Soligo nel 1921 e laureatosi in lettere all'università di Padova nel 1942, Andrea Zanzotto è unanimemente considerato dalla critica come uno dei più importanti poeti del secondo Novecento (Premio Viareggio 1979, Premio Librex-Montale 1983, Premio "Feltrinelli" dell'Accademia dei Lincei 1987 per la poesia, Premio Città di Münster 1993 per la poesia europea).
Ha partecipato alla Resistenza nel settore della stampa e della sua diffusione. Ha vissuto in Svizzera, dove ha insegnato. Tornato in Italia, si è stabilito nel suo paese natale, dove vive tuttora. Oltre che poeta, è autore di racconti e di acuti saggi critici, specie su contemporanei (Ungaretti, Montale, Sereni).
Il primo ad attirare l'attenzione sulla poesia di Zanzotto è stato Ungaretti; in seguito, dopo la raccolta La Beltà del 1968, buona parte della critica, al seguito di Montale, gli ha assegnato un posto di tutto rilievo tra i poeti italiani contemporanei.
Zanzotto esordisce come un "epigono fuori tempo dell'ermetismo" (Mengaldo) rifacendosi direttamente a Ungaretti. Altri suoi importanti punti di riferimento sono Petrarca, Leopardi, Hölderlin e Mallarmé, in corrispondenza con la profonda convinzione che il poeta abbia una precisa missione da svolgere.
Per ciò che concerne il linguaggio, è stato notato come il poeta veneto ne faccia un uso assai particolare: egli attinge infatti al linguaggio infantile, al dialetto, a lingue straniere; con questo composito vocabolario, poi, spazia dall'elegia del suo angolo di Veneto all'astrofisica, dalla psicologia alla microbiologia.
Da tanta varietà di temi e linguaggi nasce una "recitazione illimitata" (Fortini) che spesso porta con sé difficoltà di comprensione del testo. L'oscurità di Zanzotto, però, ha un preciso significato. Egli intende infatti comunicare al lettore i limiti, o l'impossibilità, che incontra la verbalizzazione nel cercare di rendere conto del vissuto del singolo e tanto più del tempo storico. Il poeta deve, inoltre, cercare una lingua che rappresenti lo stadio intermedio tra coscienza e incoscienza, con puntate nel silenzio più assoluto da un lato e nella vociferazione babelica dall'altro.
Quest'impostazione si fa più evidente soprattutto a partire dalle IX Ecloghe del 1962, a proposito delle quali il critico Stefano Agosti, autore di saggi ritenuti fondamentali per la miglior comprensione di Zanzotto, ha scritto che "il significante non è più collegato a un significato ... ma si intuisce esso stesso come depositario e produttore di senso". Parallelamente a questa riduzione del linguaggio verso l'indifferenziato viene compiuto anche lo sforzo inverso; ripercorrerlo, cioè, sino alle sue radici per ritrovarne l'origine più autentica (qui rappresentata, in particolare, dalla lingua infantile).
Agosti ancora rileva come la libertà del significante sia ottenuta con procedimenti che ricordano quelli psicanalitici, "lasciando fluttuare l'attenzione fonica nei dintorni di una parola, finché accanto non ne sorge una simile" (come afferma Walter Siti), in polemica con i linguaggi sempre più standardizzati della comunicazione di massa.
La poesia, secondo le stesse parole di Zanzotto, è "prima figura dell'impegno: perché non solamente essa deve e può parlare della libertà, dire cioè la prepotente 'sortita' dell'uomo dalle barriere di ogni condizionamento, e il superamento di qualunque 'dato'; ma col suo solo apparire, col suo "sì" essa dà inizio alla sortita, ad un processo di liberazione interminabile".
Tratto dalla pagina web su Andrea Zanzotto, a cura di Olivia Trioschi.

Sovrimpressioni (Milano, Mondadori, 2001) è un libro composito, che si sviluppa e ramifica attorno ad un tema centrale: quello della distruzione del paesaggio, della trasformazione dell'ambiente naturale e del concetto stesso di natura. Il poeta coglie i segni dei mutamenti di un'epoca nella perdita d'identità e nel degrado della propria terra, nel senso di soffocamento che sempre più ci minaccia.