I portici della poesia. Dino Campana a Bologna (1912 - 1914)
Sabato 25 maggio 2002, presso l'Ambulacro dei Legisti del
Palazzo dell'Archiginnasio, in occasione del conferimento del
"Premio letterario Dino Campana" ad Andrea Zanzotto, è stata
inaugurata la mostra "I portici della poesia: Dino Campana a
Bologna (1912-1914)" che resterà aperta fino al 29 giugno
2002.
L'iniziativa è curata da Marco Antonio Bazzocchi e Gabriel
Cacho Millet e promossa dal Comune di Bologna - Biblioteca
dell'Archiginnasio, Soprintendenza beni librari e documentari
dell'IBC e Associazione Premio Letterario Dino Campana.
Il catalogo della mostra fa parte della collana ERBA
(Emilia-Romagna Biblioteche Archivi, 46) dell'IBC e
pubblicato da Pàtron.
Sono esposti autografi e documenti relativi alla permanenza
di Campana a Bologna negli anni che precedono la stampa dei
Canti Orfici (1914). In particolare vengono esaminati i
rapporti tra il poeta e i periodici goliardici, già
illustrati nel volume di Federico Ravagli Dino Campana e i
goliardi del suo tempo (Firenze, 1942), rieditato per
l'occasione.
Dino Campana
Dino Campana (nato a Marradi nel 1885, sull'Appennino
tosco-romagnolo), cominciò a frequentare Bologna e
l'Università dal 1903, anno in cui si iscrisse alla Facoltà
di chimica. In realtà questi soggiorni furono brevi e
irregolari, dal momento che il poeta passò e ripassò più
volte da Bologna a Firenze, cambiando anche l'indirizzo degli
studi per la chimica farmaceutica. Importante è che da
Bologna, nel 1906, Campana decida di iniziare la sua prima
grande fuga verso il Nord Europa, la fuga che lo terrà
lontano da casa per parecchi mesi e che spingerà i notabili
di Marradi a scegliere per lui l'internamento nel manicomio
di Imola, giustificato sulla base di un carattere instabile e
di una condotta di vita irregolare. Nasce qui il mito del
poeta "vagabondo", in rivolta contro la società borghese, a
proposito del quale viene poi fatto il nome di Rimbaud.
Nell'autunno del 1912 Campana torna a Bologna e vi rimane
parecchi mesi. Ha già con sé i progetti poetici che
confluiranno nella sua unica opera, i Canti Orfici.
Frequenta l'ambiente goliardico, in particolare Federico
Ravagli e Mario Bejor (ambedue scriveranno testimonianze su
questo periodo). I goliardi gli propongono di pubblicare
alcune poesie sui loro fogli e così Campana diventa
ufficialmente poeta: alcuni dei suoi testi più importanti
escono sul "Goliardo" e sul "Papiro", e preannunciano il
libro completo che verrà pubblicato da una misera stamperia
di Marradi solo nell'estate del 1914. A questo punto Campana
ha bisogno di farsi conoscere, e frequenta sia a Firenze sia
a Bologna gli ambienti letterari (in particolare i caffè)
dove vende copie dei suoi Canti, spesso aggiungendovi a mano
nuovi testi, elaborati nel frattempo.
La mostra bolognese si prefigge di raccogliere tutti i
documenti cartacei e bibliografici che possono servire alla
ricostruzione di questo momento della vita del poeta, momento
centrale sia per l'elaborazione dell'opera sia per i contatti
intellettuali che ne derivano (in particolare con gli
scrittori bolognesi Bino Binazzi, Riccardo Bacchelli e
Giuseppe Raimondi, oltre che col pittore Giorgio
Morandi).
Il catalogo della mostra, I portici della poesia. Dino
Campana a Bologna (1912-1914),
curato da Marco A. Bazzocchi e da Gabriel Cacho Millet, fa
parte della collana ERBA (Emilia-Romagna Biblioteche Archivi,
46) dell'Istituto dei Beni Culturali ed è pubblicato
dall'editore Pàtron.