L'esecuzione dello Stabat Mater di Rossini che si tenne, per la prima volta in Italia (la seconda in assoluto), il 18, 19 e 20 marzo 1842.
In quei giorni autorità cittadine e popolo furono travolte da una vera e propria "febbre dello Stabat Mater".
Quella di Bologna sarebbe stata la prima esecuzione italiana, la seconda in assoluto dopo quella di Parigi dello stesso anno:
un evento di portata internazionale e per organizzarlo si istituì una commissione speciale presieduta da una personalità di indubbio prestigio: Marco Minghetti.
Rossini, che in quegli anni viveva a Bologna, aveva accettato di fare eseguire la sua opera a condizione che il ricavato della vendita
dei biglietti fosse destinato alla costituzione di un fondo per i musicisti bolognesi in condizioni di povertà. Il compositore, pur
non accettando di dirigere personalmente, si assunse comunque l'onere di sovrintendere e di selezionare gli artisti, compresa la direzione
che affidò a Gaetano Donizetti.
L'organico, composto da professionisti, da studenti e docenti del Liceo Musicale e da dilettanti di alto livello,
era numeroso: 63 musicisti, 87 elementi del coro e quattro solisti, il tenore Nicola Ivanoff, la soprano Clara Novello, la contralto Clementina
degli Antoni, la nobildonna animatrice di salotti che ospitava Rossini e il basso Pompeo Belgiosioso. Un cast di grande rilievo che, al pari
di Rossini, avrebbe prestato gratuitamente la propria opera.
Per ospitare il grande evento si scelse l'Aula dei Legisti del Palazzo dell'Archiginnasio, che proprio in quel periodo era interessato dai lavori
di ristrutturazione per trasformarlo nella sede della Biblioteca civica.
La sala era capiente, prestigiosa e situata in posizione centrale, tutte caratteristiche necessarie ad ospitare un'iniziativa così importante e di grande richiamo.
Fu costruito un palco in legno a ferro di cavallo in vari ordini per gli artisti, sotto al dipinto della Madonna sul lato ovest della sala e,
sul lato opposto, un piccolo palco in legno delimitato da una griglia per le autorità.
Donizetti giunse a Bologna il 12 marzo e poterono iniziare le prove dalle quali, per volere di Rossini, fu tassativamente escluso il pubblico.
Interdetto che fu rispettato anche a costo di creare un piccolo incidente diplomatico con la moglie di un componente del coro che,
con un'altra signora si era intrufolata per assistere. Solo per l'ultima prova, il giorno 16, Rossini si lasciò convincere ad aprire
le porte ai famigliari degli artisti. Tutto questo riserbo non fece che aumentare l'aspettativa già elevatissima in città e i biglietti,
dal costo non indifferente di uno scudo, andarono a ruba. Per questo motivo alle due rappresentazioni previste inizialmente per il 18
e il 19 se ne aggiunse una terza. Nonostante questo durante le esecuzioni le strade intorno al Palazzo, dalle quali era stato deviato
il traffico per non disturbare, erano gremite di gente che voleva ascoltare le musiche che si diffondevano dalla sala. Ci fu anche
chi pensò di trarne profitto affittando sedie sotto al portico del pavaglione, ma l'affare fu stroncato. Ad ogni modo le misure di sicurezza adottate furono eccezionali.
La sera della prima, l'Archiginnasio era addobbato a festa: ingresso, scaloni, loggiati e sala erano illuminati da candelabri e lampadari,
e tutto era pronto per ospitare il grande evento. In sala erano presenti le personalità di maggiore spicco compresi il cardinal legato Spinola
e l'Arcivescovo di Bologna cardinale Opizzoni che sedevano nel palco in fondo alla sala. Non si trattò comunque di un evento tipicamente mondano:
lo Stabat Mater è una composizione di musica sacra e, per questo motivo, ne era stata permessa l'esecuzione in tempo di Quaresima. Le signore
presenti quindi dovettero adeguarsi e, pur sfoggiando abiti eleganti, dovettero vestire in nero.
Le grandi aspettative del pubblico non andarono deluse e l'esecuzione, così come le due repliche, raccolsero un grande successo ed entusiastici commenti sui giornali.
La sera del 18 Rossini, il cui stato emotivo lo portava ad evitare le occasioni di tensione, introdusse il maestro Donizetti ma poi si
allontanò dalla sala e non presenziò neppure alla replica del 19. Solo alla terza sera, rassicurato dal grande successo ottenuto,
assistette alla rappresentazione. Al termine gli furono tributati grandi onori e la folla lo seguì nel palazzo dove festeggiava e lo costrinse ad affacciarsi al balcone.
Il grande successo bolognese, ripreso dalla stampa nazionale e internazionale, fece sì che da tutta Europa si chiedesse di
rappresentare lo Stabat Mater. Nella stessa Bologna, nel corso del 1842, lo si eseguì in formazione ridotta per altre due volte: una
a Palazzo Hercolani per solo pianoforte e una, per l'onomastico di Rossini, con un organico ridotto per strumenti a fiato.
Per celebrare il successo vennero pubblicati componimenti celebrativi e fu coniata una medaglia. L'evento era destinato a segnare
stabilmente la memoria della città e l'11 febbraio 1869, dopo la morte di Rossini, su proposta di Quirico Filopanti, il Consiglio
Comunale deliberò l'apposizione, sulle pareti della grande aula, di una lapide per ricordare l'evento dell'esecuzione dello Stabat Mater.
L'epigrafe, che ancora oggi può essere letta
dai visitatori, fu collocata il 13 novembre 1869.
Il fascicolo dell'archivio di Marco Minghetti, conservato fra i fondi speciali dell'Archiginnasio, con i documenti riferiti ai lavori
della commissione incaricata di sovrintendere all'esecuzione, insieme alle cronache pubblicate sui giornali, ai componimenti celebrativi
e ad altri documenti sono ora in rete sul sito dell'Archiginnasio.
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