Archivio del Comitato per Bologna Storica e Artistica

Per dare attuazione alle sue idee nel campo del restauro delle architetture medievali e rinascimentali cittadine, Rubbiani costituì nel 1889, insieme al conte Francesco Cavazza, il Comitato per Bologna Storica e Artistica, una associazione che si riprometteva di salvaguardare e valorizzare il patrimonio monumentale della città, coinvolgendo anche i privati proprietari, ma rivolta anche a fornire consigli a quanti si accingevano a intraprendere lavori di restauro sugli edifici. Una delle prime operazioni condotte fu quella di pubblicare alcune pratiche raccomandazioni per gli artigiani pittori impegnati a ridipingere le case per i tradizionali Addobbi, le Decennali Eucaristiche. A completamento della vagheggiata immagine medievale e rinascimentale che si voleva recuperare per Bologna, Rubbiani e Cavazza fondarono nel 1898 l'Aemilia Ars, una "Società protettrice di Arti e Industrie decorative", che doveva essere una fucina di formazione di artigiani esperti nelle Arti Belle, ma che si trovò a fallire nel 1903. Sopravvisse solo quella parte dedicata alla produzione di ricami e merletti, che ha lasciato esempi di altissima qualità.

In Italie monumentale et pittoresque ou ses vues et ses monuments, accompagnés de notes historiques..., Paris, Goupil; Vibert et C.ie; Jeannin edit.r; London, pub by E. Gambart, Junin et Co. (1846-1851). Litografia, foglio 318 x 448 mm. BCABo, GDS, Raccolta stampe per soggetto, C, n. 538

Questa veduta della Piazza Nettuno mostra il complesso degli edifici nello stato precedente i restauri che furono effettuati sotto la direzione di Alfonso Rubbiani tra il 1905 e il 1913. Sullo sfondo, il Palazzo dei Notai, di cui Rubbiani trasformò l'aspetto con i rifacimenti del 1906.

Furono molte le opere di restauro che videro attivamente impegnato Alfonso Rubbiani nella città: senza pretese di completezza, vanno ricordati i lavori che nel 1889 interessarono il fronte della Mercanzia e l'intervento, tra i più riusciti, sulla facciata in cotto del piccolo oratorio dello Spirito Santo (1892) in via Val d'Aposa. Nel 1905-1906, dietro incarico del Comune di Bologna, furono intrapresi i restauri del Palazzo Re Enzo; seguì il restauro della chiesa del Corpus Domini e delle case Rubini e della parte retrostante l'Oratorio di Santa Cecilia (ora piazza Verdi) dove fu messo in luce un tratto delle mura della Cerchia dei Torresotti.

Archivio del Comitato per Bologna Storica e Artistica

Altri interventi significativi di restauro furono condotti nel 1907 nella casa della Fondazione Gioannetti, in Strada Maggiore 13, con la riproposizione degli ornati in cotto e l'aggiunta di una merlatura al disopra del fregio di gronda, nel Palazzo Bevilacqua con la ricomposizione della facciata, del porticato e delle logge della corte, e nel Palazzo dei Notai, dove vennero ripristinate le bifore in facciata e la merlatura. Rubbiani, sull'onda del favore cittadino a questi interventi, ricevette nuovamente l'incarico del Comune di restaurare nel 1909 parti del Palazzo Comunale, dei Palazzi del Podestà e Re Enzo; studiò poi il recupero dell'aspetto originale della chiesa di San Giacomo e provvide al recupero della facciata della chiesa di San Domenico, ricomponendo il rosone, di cui si erano trovate ampie porzioni occultate, e il portale. Per tutti gli interventi relativi a case e palazzi privati resta la descrizione puntuale scritta da Guido Zucchini, che con grande senso di obbiettività riferisce le vicende di ogni operazione, estendendo poi il racconto ai successivi lavori seguiti personalmente sino al secondo dopoguerra.

Riproduzione (gelatina a sviluppo) di una fotografia all'albumina. BCABo, GDS, Fotografie Bologna, 1079

Il complesso conventuale è ripreso nella fase precedente la demolizione dell'edificio verso piazza Malpighi, che consentì di mettere allo scoperto le tombe dei glossatori Accursio e Odofredo svelate al pubblico nel novembre 1891. L'impulso decisivo alla demolizione venne dall'interessamento della Regina Margherita, che visitò la chiesa in occasione della prima Grande Esposizione Emiliana che fu inaugurata a Bologna il 7 maggio 1888.