Bacheca 8

 

Conclusioni

Angelo o pantera, femme fatale o compagna e ispiratrice, frivola o sensuale, la donna raffigurata in questo panorama di fine Belle époque è tuttavia sempre e comunque la donna degli occhi e dell'immaginario maschile, che cerca invano di cogliere sotto il mascheramento degli abiti l'essenza della misteriosa creatura.

La dama vestiva un tessuto d'un color ceruleo assai pallido, sparso di punti d'argento, che brillava di sotto ai merletti antichi di Burano bianchi d'un bianco indefinibile, pendente un poco nel fulvo ma tanto poco che appena pareva.
[…]
Elena […] si gettò nella conversazione generale. Donna Francesca parlava dell'ultimo ricevimento all'Ambasciata d'Austria. - Vedesti Madame de Cahen? - le chiese Elena. - Aveva un abito di tulle giallo tempestato di non so quanti colibrì con gli occhi di rubino. Una magnifica uccelliera danzante... E Lady Ouless, la vedesti? Aveva una vesta di tarlatane bianca, tutta sparsa di alghe marine e di non so che pesci rossi, e su l'alghe e su i pesci una seconda vesta di tarlatane verderame. Non la vedesti? Un acquario di bellissimo effetto... Ed ella, dopo le piccole maldicenze, rideva d'un riso cordiale che le dava un tremolio alla parte inferiore del mento e alle narici. D'innanzi a quella volubilità incomprensibile, Andrea rimaneva ancor titubante. Quelle cose frivole o maligne uscivano dalle stesse labbra che allora allora, pronunziando una frase semplicissima, l'avevan turbato fin nel profondo; uscivano dalle stesse labbra che allora allora, tacendo, eragli parsa la bocca della Medusa di Leonardo, umano fiore dell'anima divinizzato dalla fiamma della passione e dall'angoscia della morte. "Qual era dunque la vera essenza di quella creatura? Aveva ella percezione e conscienza della sua metamorfosi costante o era ella impenetrabile anche a sé stessa, rimanendo fuori dal proprio mistero? Quanto nelle sue espressioni e manifestazioni entrava d'artificio e quanto di spontaneità?"
(G. D'Annunzio, Il piacere, libro I, cap. II)

Ma davanti al mistero, la rischiosa alternativa che si offre al pensiero dell'uomo è che la femminilità si risolva nella comoda, pura apparenza.
Una figura bidimensionale che, privata degli abiti personalizzanti, resta come un manichino senz'anima: la 'Dea' che Bontempelli consacrerà, proiettandola sulle passerelle della modernità:

Molto sensitiva ai vestiti che porta. È un fenomeno. Se ha un vestito vivace, è vivace, come oggi; se ha un vestito timido, è timida, come ieri: e cambia tutta, tutta parla in altro modo; è un'altra.
(M. Bontempelli, Nostra Dea, atto I, 1925)


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