Introduzione
La ferrovia Porrettana venne inaugurata il 2 novembre
1864. Per questo il 2014 è l'anno del centocinquantesimo anniversario
dell'apertura, che viene celebrato anche in relazione ai gravi tagli
delle corse, subite dal tratto Porretta-Pistoia negli anni scorsi
e della chiusura per frana per circa un anno della stessa tratta,
che per fortuna sta per essere riaperta fra il novembre ed il dicembre
di questo stesso anno. La riflessione sulla storia e l'importanza
che questa ferrovia ebbe nel passato, e che ha ancora oggi per la
montagna toscobolognese, speriamo spinga le istituzioni a progettarne
un futuro di consolidamento e di rilancio.
Dal 1864 al 1934, anno dell'apertura della Direttissima, la Porrettana
rappresentò l'asse portante delle comunicazioni nord-sud d'Italia
e d'Europa, mentre oggi è un'infrastruttura indispensabile
per la vita stessa delle comunità della montagna tosco-bolognese.
Il primo progetto fu proposto nel 1845 dai fratelli Pietro e Tommaso
Cini di San Marcello, imprenditori illuminati della montagna pistoiese,
ed ebbe fra i sostenitori anche Camillo Cavour che il 1° maggio
1846, scrivendo su di una rivista francese, affermò che fra
le possibili linee da costruire in Italia il on est une surtout que
n'hesitons pas à signaler comme ayant une importance commerciale
et politique du premier ordre, c'est le chemin de fer de Florence
à Bologne. Fu però necessario attendere l'elezione di
papa Pio IX al soglio pontificio per intravvedere la possibilità
della sua realizzazione.
Col nuovo papa il governo austriaco avviò contatti diplomatici
che permisero nel 1851 di firmare la convenzione di Roma, sottoscritta
anche dai ducati di Parma e di Modena e dal granducato di Toscana,
che previde la realizzazione della Ferrovia Centrale Italiana, i cui
due più importanti rami furono la Piacenza-Bologna, aperte
nell'estate del 1859, e la Bologna-Pistoia.
Dopo la decisione relativa al luogo di valico dell'Appennino, che
fu fissato nei pressi di Pracchia, al quale si erano contrapposti
i Pratesi che volevano che la nuova strada ferrata passasse dal valico
di Montepiano fra Setta e Bisenzio, i lavori iniziarono a rilento
a causa della debolezza finanziaria della società concessionaria.
Fu dunque necessario un nuovo contratto, firmato il 17 marzo 1856
con una società che ebbe fra i suoi soci il marchese Raffaele
Ferrari duca di Galliera, il barone Rotschild, il Credito mobiliare
viennese ed il livornese Pietro Bastogi.
Dal 1856 al 1859 fu costruita la Piacenza-Bologna, che fu lasciata
dai cinque stati firmatari delle convenzioni del 1851 e del 1856 in
eredità al nascente Regno d'Italia. Il suo prolungamento in
Toscana era già progettato, ma i lavori erano solo parzialmente
iniziati. Il progetto dell'intera linea fu realizzato, mettendo in
campo grandissime capacità tecniche, dal francese di Metz Jean
Louis Protche e da un gruppo ingegneri francesi e italiani, che per
molti probelmi proposero soluzioni davvero. È questo il caso
delle gallerie elicoidali, che trovarono in seguito applicazioni nelle
linee transalpine.
La linea venne inaugurata fino a Vergato nel 1862, fino a Pracchia
nel 1863 con la partecipazione di Vittorio Emanuele II da soli due
anni re d'Italia, e nel 1864 fino a Pistoia: il 9 settembre di quell'anno
era caduto infatti l'ultimo diaframma della grande galleria dell'Appennino
e solo due mesi dopo, il 2 novembre, la ferrovia veniva inaugurata.
Le tre gallerie più lunghe risultarono quelle dell'Appennino
(m. 2725), di Pian di Casale (m. 2621) e del Signorino (m. 1753).
I viadotti più imponenti furono costruiti con tre ordini di
arcate nella valle dell'Ombrone Pistoiese, al modo degli antichi acquedotti
romani. Il più alto risultò quello di Fabbricaccia,
che misurava 53,50 metri, seguito da quello di Fabbrica (48 metri)
e da quello di Piteccio (47 metri). Il più lungo fu quello
di Piteccio (183 metri), seguito da quello di Fabbrica (171 metri)
e di Fabbricaccia (148 metri). I viadotti di Sammommè e del
Grazzini, oggi definito delle Svolte, vennero invece realizzati ad
archi semplici. Numerosissimi i ponti sul Reno, sia nel tratto Sasso-
Venturina, ma molti di più fra quest'ultima località
e Pracchia.
La mostra dell'Archiginnasio viene inaugurata in concomitanza con
l'analoga esposizione aperta presso la biblioteca comunale Forteguerriana
di Pistoia, dove è conservata un'altra cospicua parte dei progetti
originali della linea.
Il motivo di questa collocazione è da ricercare nel fatto che
alla fine dell'Ottocento la figlia del progettista, l'ingegner Jean
Louis Protche Protche, donò all'Archiginnasio l'archivio del
padre, che nel frattempo era divenuto bolognese di adozione, poiché
trascorse l'ultima parte della sua vita sotto le due torri e fu sepolto
alla Certosa.
Da questo prezioso materiale documentario sono stati scelti sia i
pezzi da mettere in mostra sia quelli che verranno pubblicati in un
volume dal titolo La progettazione e la costruzione della ferrovia
Porrettana (1845-1864) di Andrea Ottanelli e Renzo Zagnoni, in fase
di uscita nel mese di dicembre 2014, che comprende anche i materiali
conservati alla biblioteca pistoiese Forteguerriana e quelli, preziosi
anch'essi ed inediti, in possesso di alcuni collezionisti privati
pistoiesi.
L'organizzazione della mostra e la realizzazione del volume sono stati
resi possibili a causa del completo riordinamento ed analitica inventariazione
del fondo Protche, nell'ambito del progetto "Una città
per gli archivi" finanziato dalle Fondazioni bancarie del Monte
e della Cassa di Risparmio di Bologna.
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