Il più antico riconoscimento dell’esistenza di una organizzazione politica in
Bologna nel Medioevo si fa comunemente risalire al 15 maggio 1116, data
in cui l’imperatore Enrico V concedette ai cittadini bolognesi il perdono per la
distruzione della rocca imperiale e privilegi in campo fiscale e commerciale.
La distruzione della rocca imperiale
Comunemente si ritiene che il castello imperiale
venisse distrutto quando giunse a Bologna la notizia
della morte della contessa Matilde di Canossa,
nella seconda metà del 1115. Tuttavia Matilde non
aveva alcuna carica ufficiale che le desse autorità
sulla nostra città, ma era certamente la più potente
funzionaria imperiale fra Nord e Centro Italia: alla
sua morte era contessa di Modena, Reggio, Parma,
Mantova, Ferrara e marchesa di Toscana. In questa
immagine Matilde di Canossa riceve l’imperatore
Enrico IV alla presenza dell’abate di Cluny. Nella
miniatura a destra Matilde riceve idealmente dal
monaco Donizone il manoscritto della storia della
famiglia canossana. In realtà la contessa morì prima
che l’autore potesse terminare la sua opera.
Il Comune medievale
Nel primo secolo di vita il Comune di Bologna ebbe
al suo vertice una magistratura collettiva, i consoli,
incaricati di stipulare alleanze con altri governi,
accordi con comuni rurali, trattati di pace e ogni
altro atto pubblico che impegnava tutta la
cittadinanza. La base di governo era costituita
dall’assemblea generale dei cittadini, che discuteva
e approvava i provvedimenti stessi, che i consoli
mandavano ad attuazione. Dal 1151 si alternarono a
capo del comune un podestà unico (di cui il primo fu
Guido da Sasso) e collegi di consoli, assistiti da una
curia di funzionari (giudici e treguani). Dal 1177
i podestà furono scelti fra uomini di legge forestieri.
Il consiglio di credenza ereditò in seguito le
prerogative dell’assemblea generale, occupandosi
anche di proporre e approvare le leggi e di eleggere
gli ufficiali del comune.