Fabio Mussi, Democrazia e dissenso secondo
i "critici critici", «Rinascita», n. 26, 1 luglio 1977, p. 7.
BCA, collocazione 19/100
Fabio Mussi è tra i primi a segnalare l'uscita
del numero d'esordio de «Il cerchio di gesso» in un articolo
pubblicato sulla rivista politico-culturale del P.C.I., in particolare
nella parte finale dedicata al "caso Bologna", una città che viene
descritta ancora sotto choc dopo i "fatti di marzo". Mussi contesta
le accuse rivolte al P.C.I. da parte di intellettuali italiani e francesi
di sostenere la repressione dei dissidenti in Italia, e di sacrificare
le libertà democratiche sull'altare del "compromesso storico". Lo
stesso Mussi, che due anni dopo, giovanissimo, entrò a far parte
della Direzione del P.C.I., fu inviato a Bologna per tentare una mediazione
con gli intellettuali vicini al Movimento, tra cui Federico Stame, della
redazione de «Il cerchio di gesso», ma senza successo.
Sul dissenso a Bologna , «La società», n. 3/4, luglio/agosto 1977, p. 3-4.
BCA, collocazione A. 2135
Sul numero di luglio del mensile della Federazione bolognese
del P.C.I. compare un articolo, non firmato, che pur non citando mai «Il
cerchio di gesso», di cui è da poco uscito il primo numero,
si può considerare una risposta anche all'iniziativa degli intellettuali
bolognesi che dalle pagine della nuova rivista difendono il dissenso e
si schierano contro la repressione seguita ai "fatti di marzo".
Alberto Asor Rosa, Libertà di tutti
o diritto dei pochi, «L'Unità», 23 luglio 1977, p.
1 e 15.
BCA, collocazione 19/16
Su «L'Unità» del 23 luglio compare un lungo
articolo in prima pagina dedicato al numero d'esordio de «Il cerchio
di gesso». Lo firma Asor Rosa, uno dei più autorevoli intellettuali
comunisti, a dimostrazione che i "fatti di marzo", con l'uccisione di
Francesco Lorusso, gli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine a
Bologna e Roma, i successivi arresti di centinaia di militanti del Movimento
e le accuse al P.C.I. di sostenere la repressione per mostrare la propria
affidabilità come forza di governo, sono ancora al centro del dibattito
politico tra partiti e movimenti di sinistra.
Gli stessi redattori de «Il cerchio di gesso» non si aspettavano
che l'organo ufficiale del P.C.I. dedicasse tanto spazio e una firma così
autorevole all'esordio della loro rivista, come ricorda Paolo Pullega
ricostruendone la storia (http://www.maggiofilosofico.it/politica/1231/).
Per Asor Rosa si è ormai sgonfiata l'iniziativa di un gruppo di intellettuali
francesi (J. P. Sartre, M. Foucault, F. Guattari, G. Deleuze, R. Barthes,
F. Vahl, P. Sollers, D. Roche, P. Gavi, M. A. Macciocchi, C. Guillerme
e altri) che hanno pubblicato il 5 luglio, su «Lotta continua»,
un appello contro la repressione dei dissidenti in Italia, che
sarebbe condotta da D.C. e P.C.I. con il consenso ottenuto manipolando
le masse. E gli intellettuali bolognesi de «Il cerchio di gesso»,
che sostengono che in Italia si stia instaurando una "democrazia autoritaria",
vengono definiti singolari campioni del garantismo neo-liberale.
Roberto Roversi, Un cittadino di Bologna al suo sindaco,
«L'Unità», 24 luglio 1977, p. 3.
La risposta di Zangheri, «L'Unità», 24 luglio 1977, p. 3.
BCA, collocazione 19/16
Alberto Asor Rosa si riferisce a questo scritto di Roversi,
quando nella contro replica alla lettera di Pietro Bonfiglioli dell'11
agosto, scrive che già l'organo ufficiale del P.C.I. aveva ospitato
un intervento di uno degli intellettuali dissidenti che si erano raccolti
attorno a «Il cerchio di gesso», a riprova della volontà
di dialogo del Partito.
Roversi, che fu tra i principali animatori della rivista, pur non nominando
«Il cerchio di gesso», cita alcune delle parole che Federico
Stame aveva scritto in La conoscenza giusta, pubblicato sul primo
numero della rivista, uscito da poche settimane.
L'intervento di Roversi e la replica di Zangheri riassumono in modo esemplare
le due posizioni contrapposte che si affrontarono a Bologna dopo i "fatti
di marzo", e in qualche modo, nonostante ulteriori tentativi di dialogo
che vi saranno nell'estate di quell'anno, suggellano l'impossibilità
di giungere ad una reale mediazione.
Adesione della rivista «Cerchio di Gesso»
[al Convegno internazionale contro la repressione], in Piazza
Maggiore era troppo piccola. Cronache, fotografie e documenti del
23-24-25 settembre 1977 sul Convegno di Bologna, [Milano], Edizioni
Movimento Studentesco, stampa 1977, p. 107-108.
Biblioteca della Fondazione
Gramsci Emilia Romagna
Per la redazione de «Il cerchio di gesso» firmano
l'adesione Roberto Bergamini, Giulio Forconi, Maurizio Maldini, Paolo
Pullega e Gianni Scalia.
Gli intellettuali, gli «esclusi», la politica, «L'Unità», 11 agosto 1977, p. 3.
Pietro Bonfiglioli, [senza titolo, risposta all'articolo di Asor Rosa del 23
luglio 1977].
Alberto Asor Rosa, Il coraggio di guardare lontano.
BCA, collocazione 19/16
Pochi giorni dopo il lungo articolo di Asor Rosa, «L'Unità»
pubblica sotto il titolo redazionale Gli intellettuali, gli «esclusi»,
la politica, la risposta di Pietro Bonfiglioli, della redazione de
«Il cerchio di gesso», con la contro replica dello stesso Asor
Rosa.
Paolo Pullega, che faceva parte della redazione de «Il
cerchio di gesso», in un articolo accessibile online (http://www.maggiofilosofico.it/politica/1231/)
sostiene di essere l'autore della replica ad Asor Rosa, preparata sotto
la supervisione di Bonfiglioli, che lesse poi l'articolo all'intera redazione,
con poche obiezioni e una messa a punto finale da parte dello stesso Bonfiglioli:
il testo pubblicato sarebbe da considerarsi quindi come espressione collettiva
della redazione.
Nella risposta ad Asor Rosa si ribadisce la convinzione
che l'appello contro la repressione degli intellettuali francesi non si
sgonfierà tanto presto, e si chiede ad Asor Rosa, e quindi al P.C.I,
di prendere posizione su tre questioni: 1) scarcerare i militanti del
Movimento arrestati negli ultimi mesi per reati d'opinione; 2) non equiparare
dissenso e terrorismo, manipolando su questo tema le masse popolari; 3)
assegnare spazi fisici e politici ai movimenti dissidenti.
Nella replica Asor Rosa risponde ai tre quesiti, ma
riportando poi il discorso sul tema di fondo, su cui Bonfiglioli non si
è espresso: la questione del potere, e di come costruire l'ingresso
delle masse popolari e operaie nel governo del paese.
Paolo Passerini, Chi ha ucciso il nemico?, «Il Manifesto», 14 agosto 1977, p. 2.
Biblioteca della Fondazione Gramsci Emilia Romagna
Passerini commenta polemicamente gli scritti di Asor Rosa
e di Bonfiglioli pubblicati su «L'Unità», prendendo la
distanza da entrambi e ironizzando sulla vicinanza delle loro posizioni.
Bonfiglioli, a sua volta, nell'articolo La critica dei critici,
pubblicato in «Agenda numero 1», supplemento a «Il cerchio
di gesso», definirà Passerini un "solerte guardiano del classicismo
ideologico".
Giorgio Napolitano, Intellettuali e progetto,
«L'Unità», 28 agosto 1977, p. 1 e 16.
BCA, collocazione 19/100
Napolitano alla fine dell'estate pone fine definitivamente al difficile
tentativo di dialogo tra il Movimento e il P.C.I. avviato prima da Zangheri
e poi da Asor Rosa su «L'Unità». L'intervento, ancora in
prima pagina e firmato da una personalità di spicco del Partito,
membro della Direzione nazionale e responsabile della politica economica
del P.C.I., viene così descritto da Bonfiglioli, in La critica dei critici, pubblicato in «Agenda numero 1»,
supplemento a «Il cerchio di gesso»:
Napolitano ha già calato con brutale autorevolezza le sue
condizioni: il confronto […] dovrà essere proseguito "con
forze realmente rappresentative" (come noi non siamo e non vogliamo
essere) e con quegli intellettuali che non rifiutano di "sporcarsi".
Giovanni Russo, I cervelli inquieti dell'altra Bologna,
«Corriere della Sera», 16 settembre 1977, p. 3.
BCA, collocazione 19/6
Tra gli articoli dedicati alla nuova rivista degli intellettuali
bolognesi, spicca per ampiezza e interesse questa intervista a Gianni
Scalia e a Roberto Roversi, entrambi animatori de «Il cerchio di
gesso», ed entrambi protagonisti delle vicende di un'altra importante
rivista bolognese, «Officina», fondata nel 1955 e a cui collaborò
Pasolini, e di «Rendiconti», il cui primo numero uscì nel
1961. La presenza di Scalia e Roversi è dunque costante nelle vicende
letterarie bolognesi a partire dagli anni Cinquanta, quando sulle pagine
di «Officina» ci si interrogava già sul ruolo degli intellettuali
rispetto al potere e all'impegno politico, temi che ritroviamo, con punti
di vista diametralmente opposti, negli interventi di Bonfiglioli, Asor
Rosa e Napolitano apparsi su «L'Unità» nell'estate del
1977.
Le posizioni di Scalia e di Roversi, pur uniti nella battaglia contro
la repressione del dissenso portata avanti da «Il cerchio di gesso»,
si differenziano nettamente su temi cruciali, quali il ruolo degli intellettuali
e le responsabilità del P.C.I. nel sostegno alla repressione.
Pietro Bonfiglioli, La critica dei critici, «Agenda numero
1», supplemento a «Il cerchio di gesso», 23 settembre 1977,
p. 47-51.
BCA, collocazione A. 2408
Bonfiglioli risponde con questo scritto alla replica
di Asor Rosa dell'11 agosto e all'intervento di Napolitano del 28 agosto,
ma ormai il flebile canale di comunicazione tra il P.C.I. e il Movimento
si è interrotto, senza arrivare ad alcuna mediazione. Nel frattempo
si svolge a Bologna il Convegno internazionale contro la repressione (23-25
settembre), che rappresenta in qualche modo il canto del cigno del Movimento,
mentre «Il cerchio di gesso» continuerà il proprio lavoro
di analisi e critica politica fino al 1979.
Andrea Branchini, Lettera dal Movimento, «Agenda numero
1», supplemento a «Il cerchio di gesso», 23 settembre 1977,
p. 52-53.
BCA, collocazione A. 2408
Sempre in «Agenda numero 1» e subito dopo l'articolo di
Bonfiglioli, Andrea Branchini lancia un duro attacco alle posizioni di Asor
Rosa e del P.C.I, a riprova che il breve periodo del dialogo tra il
Movimento e il principale partito della sinistra è ormai terminato.
Pietro Bonfiglioli, A partire da quei buchi di pallottola,
«Quotidiano dei lavoratori», 27 marzo 1979, p. 8.
Biblioteca della Fondazione Gramsci Emilia Romagna
A due anni dai "fatti di marzo", Bonfiglioli analizza le caratteristiche
del Movimento del '77 e il ruolo de «Il cerchio di gesso» non
come rivista fiancheggiatrice del Movimento, anche se molti militanti
partecipano al lavoro della redazione, ma come rivista del dissenso
"diversa in questo da tutte le riviste sorte attorno al '68, come organismi
di lotta ideologica, cioè politica e dottrinaria". Ma l'esperienza de
«Il cerchio di gesso» ormai volge al termine, e nel novembre
dello stesso anno uscirà l'ultimo numero della rivista, il n. 6-7.