Biblioteca dell'Archiginnasio, Quadriloggiato superiore, 1°
marzo - 10 aprile 2010 Donne nell'arte: Le vrai et le faux chic nella Belle Époque. Immagini femminili da album e periodici illustrati dell'Archiginnasio Mostra a cura di Valeria Roncuzzi e Sandra Saccone Lunedì-venerdì 9-19; sabato e prefestivi 9-14; chiuso domenica e festivi Ingresso libero - info: 051 276811 LA MOSTRA ON LINE > CALENDARIO VISITE GUIDATE Sabato 20 marzo 2010, ore 11 (Sandra Saccone) Sabato 27 marzo 2010, ore 11 (Valeria Roncuzzi e Sandra Saccone) Sabato 10 aprile 2010, ore 11 (Valeria Roncuzzi e Sandra Saccone) Le visite guidate sono gratuite; per prenotare, telefonare al n° 051 276802, ore 9-13,30. Un fil rouge ricollega idealmente il soggetto dell'esposizione a quello della mostra già realizzata in Archiginnasio nel marzo 2008: "Donne nell'arte: Robes et femmes nella Belle Époque. Mostra di opere grafiche dalle raccolte dell'Archiginnasio". Ora l'accento è spostato sull'evoluzione dell'immagine della donna, quale viene delineandosi fra il Secondo Impero e la Prima Guerra Mondiale, e si rispecchia nelle illustrazioni proposte sia dalle riviste femminili sia da quelle di carattere più generale, letterarie, artistiche, satiriche: una congerie di pubblicazioni periodiche che fra Otto e Novecento invasero il mercato editoriale, a fronte di una crescente fame di informazioni, a sua volta espressione di un profondo cambiamento in atto nella società e nella cultura europea fra i due secoli. La parte del leone è senz'altro riservata alle riviste specificamente dirette alle donne. Dai figurini di moda, rigorosamente parigina, ai periodici italiani, inizialmente di imitazione francese, dedicati, parzialmente o in toto, alla donna, è un fiorire di significative rappresentazioni del mondo femminile, ripreso sotto i due aspetti della tradizionale vita domestica e della nuova dimensione sociale, attraverso immagini talvolta oleografiche, talvolta frivole, ma spesso anche ironiche, opera di artisti e illustratori di vaglia: Guido Gonin, Eugenio Colmo (Golia), Duilio Cambellotti, Luigi Bompard, Aleandro Terzi, Alfredo Baruffi (Barfredo), Augusto Majani (Nasìca) ... . Chiave di volta, 'il buon gusto' che il francese Georges Goursat (alias Sem) rivendica come proprio compito definire nell'album Le vrai et le faux Chic (1914). |
Le opere esposte provengono anche questa volta interamente dalle raccolte dell'Archiginnasio, cui sono giunte sia per il normale tramite degli acquisti bibliotecari, sia, in gran parte, grazie alle donazioni di librerie private e familiari - Venturini, Trebbi, Rusconi-Verzaglia, Rabbi, Palmieri, Cervi - a testimonianza della varietà degli interessi che emergono anche da collezioni specializzate, e della ricchezza che esse riversano nel patrimonio di una biblioteca civica.
L'affermazione di un genere editoriale
Tra il 1861 e il 1920 si assiste a un fenomeno editoriale di notevole
entità (nascono 75 giornali di moda a Milano, 13 a Torino, 11 a Roma,
11 a Genova, 5 a Firenze e la Napoli), le cui ragioni vanno ricercate nel
nuovo clima sociale e culturale dell'Italia post-unitaria e nello sviluppo
tecnologico che investe in questi anni il mondo dell'editoria. Il proliferare
delle riviste di moda nella seconda metà dell'Ottocento si inserisce
nella più vasta operazione di produzione e diffusione della stampa
periodica illustrata mirante a raggiungere un pubblico più vasto.
La progressiva crescita del tasso di alfabetizzazione e l'esigenza di un
pubblico d'estrazione essenzialmente borghese di dare riscontro alla propria
ascesa economica e sociale mediante l'imitazione di modelli comportamentali
mutuati dall'aristocrazia, sono determinanti per il successo dei giornali
di moda e stimolano molti editori, grandi e piccoli, a cimentarsi in questo
campo, con la prospettiva d'una vantaggiosa operazione commerciale sul piano
sia delle vendite sia degli introiti pubblicitari.
La diffusione del giornale di moda investe inoltre anche in alcuni settori
delle classi popolari come quello delle modiste, delle ricamatrici e sartine
che vi trovavano strumenti utili per la professione.
Caratteri formali e contenuti della rivista di moda
Queste pubblicazioni, oltre ai figurini e alle rubriche dedicate all'abbigliamento,
contengono anche testi letterari, recensioni teatrali, consigli pratici
per l'igiene, l'economia domestica, la cosmesi, suggerimenti di galateo,
oltre a informazioni su argomenti di attualità e di costume.
In sostanza, ciascuna di queste riviste si propone come una summa di quelli
che, nella società borghese del secondo Ottocento (e oltre), vengono
unanimemente ritenuti gli interessi femminili, secondo uno schema teorizzato
anche nell'opera di Cordelia - alias Virginia Tedeschi Treves (1849-1916),
moglie dell'editore Giuseppe Treves - Il regno della donna, pubblicata
nel 1879: la gestione della casa, l'educazione dei figli, la vita di relazione,
la cura del proprio aspetto in funzione dell'apprezzamento maschile e del
riconoscimento sociale. Anche gli spazi pubblicitari ricalcano questo schema.
Ciò nondimeno, l'informazione sulla moda all'interno di queste riviste
occupa uno spazio molto rilevante: alla moda è normalmente dedicata
la rubrica di apertura, oltre a diversi articoli nelle pagine interne, e
ciascun fascicolo è accompagnato da numerosi allegati (figurini,
cartamodelli, tavole per ricami).
Le tecniche
Fra le tavole allegate alla rivista di moda, l'elemento fondamentale
è costituito dal 'figurino', realizzato di solito su un supporto
cartaceo più pesante, mediante il procedimento tecnico della litografia
o della cromolitografia, che si sviluppa a partire dal 1837 e consiste nel
disegnare figure con una particolare matita grassa su diverse matrici di
pietra, poi stampate su un unico foglio.
Non mancano tuttavia illustrazioni, soprattutto riferite ai particolari
di un abito o agli accessori, inserite nelle pagine di testo mediante procedimenti
diversi come la xilografia o la tecnica del riporto litografico dei testi
stampati tipograficamente. Progressivamente vengono usati procedimenti meccanici,
come la zincotipia (1884 ).
Nell'ultimo decennio dell'Ottocento, l'uso della fotografia, che diventa
strumento di comunicazione di massa, comincia a sostituire parzialmente
i figurini disegnati, seppur con esiti non sempre convincenti sul piano
della resa dei particolari dell'abito.
Nell'Ottocento gli autori dei figurini non sono artisti specializzati in
quest'ambito, ma pittori e incisori ai quali viene affidato il compito di
riprodurre i modelli dalle stesse sartorie parigine che li hanno realizzati.
La rappresentazione dell'abito, molto particolareggiata e attenta a rendere
gli effetti delle guarnizioni, si realizza mediante l'inserimento della
figura femminile in un contesto tipicamente borghese.
Col nuovo secolo l'immagine femminile illustra non solo le riviste di moda
(dove si ricorre sempre di più alla tecnica fotografica), ma è
protagonista in mille varianti delle pagine di quasi tutti i periodici e
spesso ne caratterizza la copertina.
Gli autori sono sempre grafici e artisti affermati che partecipano anche
a esposizioni e a specifici premi per un settore come quello dell'illustrazione
in pieno sviluppo sia nell'ambito librario, sia in quello dei periodici
o della cartellonistica per i manifesti pubblicitari.
Apparire è essere
L'evoluzione dell'abbigliamento è specchio dell'evoluzione del
ruolo femminile nella società: dalla crinolina che ingabbia nell'Ottocento
la donna-bambola nel suo ambito domestico e salottiero, all'abito sciolto,
senza busti e costrizioni, che nel Novecento asseconda l'uscita di casa
da parte della donna che affronta le novità del mondo esterno caratterizzato
dalla tecnica e dalla velocità.
Accompagna il mutamento la reazione che ridicolizza la donna, facendone
l'oggetto dell'umorismo maschile, sia che da 'onesta gallina' si attardi
nel ruolo casalingo, sia che da nuovo soggetto sociale pretenda di invadere
gli spazi esterni fino ad allora privilegio dell'uomo.
Se i periodici umoristici evidenziano in modo aggressivo la percezione del
mutamento, arte e letteratura mantengono toni più sfumati e variegati:
la figura della femme fatale, avvertita significativamente come creatura
pericolosa e dominante, si accompagna al persistere dell'immagine della
donna angelo-musa ispiratrice-custode delle virtù, non solo nell'ambito
familiare.
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Con il patrocinio dell'Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna