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PRESENTAZIONE DI LIBRI, CONVEGNI E CONFERENZE

25 giugno - 7 settembre 2011, ore 20-24
... metti un mercoledì sera d'estate all'Archiginnasio

La Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, grazie ad un generoso contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e di Ascom Bologna, propone un calendario di appuntamenti serali al mercoledì, dalle 20.00 alle 24.00, per vivere la città d’estate: nella Sala dello Stabat Mater incontri con gli autori e approfondimenti su temi di grande attualità; nel Teatro Anatomico lo spettacolo Particolare lezione di anatomia (Il corpo italico) di Paolo Maria Veronica e Roberto Malandrino; nel quadriloggiato superiore la mostra Nascita di una nazione. Immagini del Risorgimento italiano nelle raccolte dell’Archiginnasio.

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Conferenze e incontri nella Sala dello Stabat Mater, ore 21

Mercoledì 3 agosto 2011
Maria Giuseppina Muzzarelli, Anche la moda ha fatto l’Italia. Conversazione su 150 anni di eleganza nazionale
Il tema dell’incontro è quello dell’affermarsi nel secondo Ottocento della moda italiana contestualmente alla nascita dell’Italia. Ci si vuole interrogare su quanto la moda abbia contribuito a “fare l’Italia”.
Sebbene negli anni Sessanta dell’ottocento le donne più eleganti d’Italia fossero clienti di Worth e delle grandi case di moda francesi, si cominciava a sentire la voce di chi sosteneva la necessità di far “guerra alla Senna…guerra ai nemici del figurino italiano” nel nome dell’indipendenza alle mode straniere in una fase di più generale spirito indipendentistico. Si trovano tracce del fenomeno nel programma del periodico trimestrale “Moda nazionale” e nelle pagine di “Mondo illustrato” ove per motivi economici e politici si suggeriva di vestire all’italiana utilizzando il velluto prodotto “ab antiquo” nelle fabbriche di Genova e di Vaprio.
Il velluto aveva conosciuto nel Quattrocento una grande fortuna strettamente collegata al gusto e alle necessità di rappresentanza dei nuovi potenti dei quali divenne simbolo di status. Venezia, Firenze, Genova o Milano furono i centri in cui nel Rinascimento si concentrarono le più pregiate lavorazioni di questo prodotto innovativo e assai costoso che richiese la messa a punto di strumenti e sistemi di lavorazione particolari. Il velluto si prestava dunque perfettamente all’operazione di rafforzamento dell’identità. Quest’ultima era data soprattutto dalla tradizione artigianale medievale e rinascimentale.
Fu proprio al Rinascimento che si ispirò Rosa Genoni, la promotrice nei primi anni del Novecento di una risposta italiana alla moda parigina. La Genoni, prima sarta famosa in Italia, tradusse in termini propri alla sensibilità della sua epoca lo stile di artisti rinascimentali quali Pisanello o Botticelli. Ispirandosi alla “Primavera” di Botticelli creò un abito in raso di seta rosa pallido e tulle color avorio ricamato di perle, pailettes e fili d’oro. Un capo premiato all’esposizione di Milano del 1906 ma non abbastanza noto, opera, come si usa dire quando ci si riferisce a un dipinto, di una sarta-artista formatasi in una casa di moda milanese dove si riproducevano pedissequamente i modelli francesi. La Genoni cercò di invertire la tendenza e di affermare il “fatto in Italia”.
Se questa è una delle tre fasi importanti che costituiscono il “fatto in Italia”, la seconda risale all’epoca fascista. Il nazionalismo fascista sostenne la ricerca di tessuti nazionali, basti pensare al successo dell’orbace o alle fibre di ginestra, e valorizzò l’artigianato locale. Nel 1932 il regime approvò la costituzione dell’Ente autonomo per la mostra nazionale della moda che aveva il compito si organizzare le cose in modo che l’intero ciclo produttivo potesse aver luogo in Italia e alla stampa fu chiesto, anzi imposto, di bandire ogni riferimento a creatori e produzioni parigine tanto da dar luogo a una sorta di lettura clandestina dei periodici esteri. Sempre negli anni Trenta si realizzarono iniziative quali la sfilata bolognese nel palazzo del Podestà nel 1937 per valorizzare la creatività sartoriale italiana anticipando la nota sfilata del 1951.
Con il 1951 si arriva alla terza fase della quale si parlerà nell’incontro e cioè quella che a partire dalla storica sfilata organizzata a Firenze da Giovanni Battista Giorgini ha affermato il fenomeno e forse anche il mito del “made in Italy”. Invitò alla sfilata che organizzò nel suo palazzo a Firenze alcune case produttrici di abiti da mostrare a quanti, interessati al settore, avevano raggiunto l’Europa dall’America per seguire le sfilate parigine. Visto il clamoroso successo del primo appuntamento del febbraio 1951 (sfilarono 13 case di moda presentando 180 modelli), Giorgini ne organizzò un secondo per il luglio del 1951 nel salone del Grand Hotel di Borgo Ognissanti tenendo nella sua splendida dimora un gran ballo. Come non vedere anche in questo caso una accorta politica di connessione fra moda ed arte! Non v’è dubbio che la scelta di Firenze, città d’arte per eccellenza influì sulla buona riuscita dell’iniziativa. Firenze attraeva enormemente gli americani e, come ben intese Salvatore Ferragamo, anche solo evocarla a proposito di un prodotto ivi concepito e realizzato aggiungeva valore e attrattiva all’oggetto in questione: scarpe, nel caso di Ferragamo. L’ ”operazione Giorgini” consistette soprattutto nel vendere agli americani moda e arte, capi ben fatti presentati in scenari rinascimentali in una miscela in cui storia e contemporaneità, arte a abilità artigiana si integravano quasi naturalmente.
Nel 150° dell’Unità d'Italiaa, che coincide con il 60° della nascita ufficiale del “Made in Italy” con l’iniziativa di Giorgini, andava ricordato il contributo della moda a fare l’Italia e anche, non marginalmente, il contributo che ha moda ha dato all’economia del nostro paese e alla ammirazione per esso. Un contributo nel quale la storia ha avuto una parte non secondaria